Giubileo della Speranza ‘Eli Eli Lama Sabactani’ - Affaritaliani.it

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Giubileo della Speranza
‘Eli Eli Lama Sabactani’

Il Crocifisso miracoloso di Pietro Frasa, conservato in Cattedrale a Troia (Fg), che esce in processione - il Venerdì Santo - nei soli anni giubilari.

di Antonio V. Gelormini

Santa Pasqua, 2025

“Avviare processi di speranza. Portare ai poveri il lieto annuncio, ricucire gli strappi, seminare la speranza. Sentire la questione della povertà come un’urgenza ecclesiale che diventa impegno e responsabilità di tutti e sempre”.


 

“La Chiesa è chiamata ad assumere uno stile che mette al centro coloro segnati dalle diverse povertà: poveri di cibo, poveri di speranza, affamati di giustizia, assetati del futuro, bisognosi di legami veri, avidi di bellezza e di tenerezza. Rendiamoci presenti e diventiamo segno della tenerezza di Dio”.


 

Queste le parole di Francesco, che il Comitato Promotore “I Rosoni di Puglia” per l’Unesco fa proprie nell’invitare tutti a Troia (Fg), dove - in occasione del Giubileo 2025 - potrà essere ammirato “da vicino” il Crocifisso Miracoloso di Pietro Frasa (1709), che sarà al centro dei Riti della Settimana pasquale, uscendo eccezionalmente in processione Venerdì Santo (evento legato ai soli anni giubilari).

I Rosoni nel celebrare ed esaltare la vittoria della luce sulle tenebre e nel cantare con la forza della bellezza e la suggestione della meraviglia “la Risurrezione”, hanno sempre tenuto vivi lo spirito e la fiducia (o meglio la fede) dei pellegrini prima e dei fedeli poi. Ovvero hanno sempre tenuta accesa quella speranza che Papa Francesco ha voluto mettere al centro di questo Giubileo.

In pratica, l’attenzione sui Rosoni vuole essere un modo per far luce anche su altro e favorire nelle comunità locali l’esercizio della contemplazione, per lasciarsi travolgere dal piacere della scoperta e godere dell’azione balsamica della riflessione o meditazione. In altre parole, riuscire a far sentire tutti più ricchi: perché se è vero che la povertà non è solo quella corporale, anche la ricchezza non sarà solo quella materiale.


 

Un evento che insieme alle diverse liturgie pasquali, alla processione delle “Catene” per la visita agli Altari della Reposizione (Sepolcri) del Venerdì mattina, la Rievocazione storica della Via Crucis, la stessa Processione dei Misteri e il rito del “Bacio” della Domenica di Pasqua (pomeriggio), moltiplica i motivi per una visita nella cittadina daunia e diventa pratica anche di catechesi, stimolando sentimenti devozionali e voglia di partecipazione. 

Il Crocifisso miracoloso *

Nel 1709 il Vescovo di Troia, Emilio Giacomo Cavalieri, era stato colpito dall’intensità oratoria - e dalla ricchezza di riferimenti alla necessaria partecipazione al dolore della Passione - del padre domenicano milanese Ludovico Maria Calco, tanto da volerlo nella sua Diocesi come predicatore. Il Calco da tempo era seguito dal chierico Pietro Frasa, lui stesso predicatore nonché artista del legno. Saranno loro due a proporre al Vescovo la realizzazione di due grandi crocifissi per la Cattedrale di Troia e l’allora Concattedrale di Foggia.


 

Il Frasa si era già distinto per le drammatiche rifiniture policromatiche di altri due crocifissi, intagliati dallo scultore Giuseppe Attignani, attualmente nell’Oratorio di San Gaudenzio a Gallate (No) e nella chiesa di San Pietro ad Oggebbio sul Lago Maggiore. Ma la qualità artistica riscontrabile nelle due opere commissionate da Mons. Cavalieri, il cui intaglio è di anonimo napoletano, ne fa tutt’oggi degli autentici capolavori di espressività. 


 

Tra loro si differenziano, prim’ancora che per la dimensione, per il diverso momento colto nella tragedia del Golgota. Entrambi sanguinanti e largamente piagati, risultano particolarmente commoventi e in sintonia con le suppliche emotive dei fedeli. Svetta per eleganza il Crocifisso di Troia, ancora implorante e quasi smarrito in quello che Benedetto XVI ha indicato come “il silenzio di Dio” (Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?). Mentre con l’altro, a Foggia, è rappresentato uno dei drammatici esempi di “Cristo già morto, ma ancora sulla Croce”. Da più voci è stata fatta l’ipotesi che il regista americano Mel Gibson si sia ispirato ad essi, per dar corpo e forma al Cristo del suo film "The Passion of the Christ’ girato a Matera agli inizi del 2000.


 

Il 2 aprile 1933, Anno Santo straordinario della Redenzione, alla fine di una processione del Crocifisso, che il Vescovo Fortunato Maria Farina aveva voluto “contestuale” in tutte le città della Diocesi, a Troia mentre il padre benedettino Leandro Montini stava ultimando la sua omelia davanti alla Cattedrale, dalla mano sinistra o dal quel chiodo del Crocifisso del Frasa si videro sgorgare delle scintille luminose e delle gocce di sangue, che si persero nella loro evanescenza prima di toccare terra. Lesto un sacerdote, don Agostino Goffredo, si arrampicò sporgendosi col suo fazzoletto per raccoglierle, ma lo stesso rimase bianco (anche se in molti affermarono di averlo visto macchiato). Naturalmente si gridò al miracolo e l’intera comunità ecclesiale ne rimase scossa.

(gelormini@gmail.com)

• Tratto da “EPISCOPIVS TROIANVS” di Antonio V. Gelormini - Gelsorosso, 2012

* Le foto d'Autore sono a cura di Bruno Cagiano e Giuseppe Cornacchia