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Giuseppe De Nittis, "Veduta parigina" (di Christine Farese Sperken)
La nota analitica di Christine Farese Sperken sulla "Veduta parigina- Quai des Orfèvres" di Giuseppe De Nittis (collezione Maratea)
di Christine Farese Sperken
“De Nittis ha nel suo studio delle vedute parigine realizzate a pastello, che mi entusiasmano. C’è l’aria brumosa di Parigi, c’è il grigio del selciato, c’è la silhouette diffusa del passante.”
Queste parole di Edmond de Goncourt, annotate nel famoso Journal (Edmond et Jules de Goncourt, Journal. Mémoires de la vie littéraire, 1851-1896), si riferiscono in modo specifico alla produzione vedutistica del pittore barlettano dominata da una peculiare interpretazione atmosferica in cui tutto è reso sfumato e indistinto, avvolto in una luce opalescente che cancella i contorni di figure, alberi e oggetti e smaterializza gli edifici e i monumenti. Alcuni straordinari esempi di questa fine visione paesaggistica sono conservati presso la Pinacoteca De Nittis - Palazzo Della Marra di Barletta; ne vorrei ricordare in particolare la tela Golfo di Napoli - Riflessi solari (n. cat. 22), una veduta delicatissima, avvolta in un’atmosfera quasi spettrale, poi la fantasmagorica interpretazione, sempre del Golfo di Napoli, Foschia (n. di cat. 23), e ancora il pastello realizzato a Parigi, Piazza assolata (n. di cat. 34), che sembra essere la trasposizione visiva delle parole di de Goncourt.
Ma c’è anche l’altro De Nittis, il pittore affascinato dai luoghi moderni e attuali delle metropoli Parigi e Londra, dai ritmi frenetici della vita nelle piazze e nei nuovi boulevards di Haussmann. La sua sensibilità si rivela decisamente contemporanea, tanto da afferrare la bellezza di una fabbrica, di un cantiere o di un palazzo racchiuso in impalcature, come avviene nel celebre dipinto Place des Pyramides (1876; Parigi, Musée d’Orsay), dominato dal pavillon Marsan, rappresentato sotto un monumentale ponteggio alla cui base su una staccionata sono affissi numerosi, vivaci manifesti pubblicitari.
Ci viene nuovamente in aiuto E. de Goncourt ad apprezzare questa non comune capacità del nostro pittore e, osservando il sopra citato quadro, egli dichiara: “De Nittis è un autentico e dotato paesaggista del boulevard parigino. Il cielo dalle tonalità azzurre sbiadite, la pietra grigia delle case”, e conclude con questa affermazione sorprendente: “le sue figure hanno il formato di grandi macchie spirituali” (2 giugno 1883)”.
Un’altra componente del vedutismo di De Nittis è la precisione, la veridicità dei luoghi descritti. Le sue animate scene di strada, ricche di osservazioni sottili e spiritose, sono ambientate in luoghi ben riconoscibili, documentati con puntualità e conoscenza della realtà urbanistica. Indubbiamente sono venute qui in soccorso immagini fotografiche che ormai da alcuni anni circolavano negli ambienti artistico - culturali parigini e che facevano parte degli strumenti abituali, ma quasi sempre nascosti, degli Impressionisti e non soltanto.
Già nel suo lungo periodo napoletano, imposto dalla guerra franco-prussiana, De Nittis in alcuni dipinti che ricordano l’eruzione del Vesuvio nell’aprile 1872, sembra aver fatto uso di fotografie, precisamente di alcune immagini del fotografo tedesco Giorgio Sommer, scattate proprio durante la drammatica eruzione del vulcano.
Tutte queste brevi considerazioni sul peculiare vedutismo del nostro pittore mi sono parse indispensabili per la presentazione e giusta collocazione del dipinto Veduta parigina (olio su tavola, cm 21x28, firmato in basso a sinistra “De Nittis”), una tavoletta inedita, ma da sempre in proprietà della famiglia Maratea, e che è stata sottoposta a tutti le analisi tecnico-scientifiche necessarie per confermare la sua indubbia autenticità.
Realizzato con delicate tonalità prevalentemente del grigio e dell’ocra, con alcune macchie rosse e verdi - bella e caratteristica di De Nittis la casa sulla sinistra eseguita in un tenero color rosa – il dipinto evoca una tipica atmosfera di una giornata nordica: clima incerto, piovoso, un velo di foschia, steso soprattutto sulla teoria di edifici a destra, e qualche sprazzo di luce nel cielo.
Le carrozze tirate da cavalli, i passanti, uomini e donne che popolano le strade, colti con pennellate veloci e sintetiche nelle loro faccende quotidiane, fanno parte del consueto repertorio denittisiano.
Ma la nostra tavoletta ci riserva qualche inaspettata sorpresa trattandosi, come rivelano le ricerche, di una precisa e dettagliata veduta di un angolo parigino dell’Île de la Cité. La strada principale, con esattezza il Quai des Orfèvres, in asse con il Pont St. Michel e il Boulevard du Palais, apre la vista, a sinistra, su un gruppo di case dove si riconosce, inglobata in esse, la Sainte Chapelle con la sua guglia svettante; a destra invece, più sfumata, una fuga di palazzi sovrastati dalla cupola du Greffe du Tribunal de Commerce e, più in profondità, la sagoma caratteristica della Tour St.-Jacques.
Confrontando il dipinto con una fotografia d’epoca che riproduce esattamente lo stesso angolo parigino, si ha la conferma della volontà del pittore di documentare una precisa situazione urbanistico-architettonica come quinte dell’animata scena di vita quotidiana. L’uso della fotografia da parte di De Nittis come mezzo ausiliare, per rendere più vero i suoi racconti, viene così confermato in modo inequivocabile e va estesa naturalmente a molte altre vedute del pittore, incluse quelle londinesi.
Per la datazione della nostra tavoletta, che presenta un prezioso arricchimento per la conoscenza della produzione denittisiana, proporrei gli anni 1875-1876, lo stesso periodo del noto dipinto Piccadilly – Giornata invernale a Londra (1875; collezione privata) e del già citato celebre quadro Place des Pyramides (1876), con i quali la Veduta parigina, più discreta e meno ambiziosa, dimostra tuttavia alcune affinità nella resa della vivace scena cittadina, nell’attenzione per la veduta architettonica e non per ultimo per il taglio fotografico della composizione.