PugliaItalia
Giustizia 'migrante' verso Modugno
Istituzione forense resta contraria
Il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari Giovanni Stefanì non sarà a Roma per firma convenzione sul trasferimento uffici giudiziari del penale a Modugno
"Ho manifestato il mio impedimento a essere presente domani al Ministero; tra l'altro non credo di essere tra i firmatari e, quindi, non comprendo i motivi della mia convocazione soltanto per sottoscrivere la convenzione di trasferimento a Modugno degli uffici penali, soluzione che abbiamo sempre avversato perché inadeguata, insufficiente e che, da emergenziale, temiamo possa trasformarsi in definitiva".
Lo ha dichiarato il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari Giovanni Stefanì, intervenuto all’assemblea nazionale convocata a Bari dall’Unione delle Camere Penali e dall’Organismo Congressuale Forense nell’ambito dell’astensione di tre giorni indetta per protestare contro le condizioni di emergenza che sta vivendo la giustizia penale barese.
"Poiché non voglio essere di imbarazzo per nessuno preferisco non esserci", ha precisato Stefanì, "Ci sarò quando il Ministro mi convocherà per interloquire sugli esiti della ricerca di mercato e valutare le soluzioni vere alla questione".

"Una protesta non è mai sbagliata - ha aggiunto Stefanì - bisogna saper ascoltare; peraltro non può essere sbagliata una manifestazione pacifica che coinvolge tutti: dai magistrati alle istituzioni e associazioni forensi, a tutta la popolazione dei protagonisti della giurisdizione. Dall’incontro di oggi è emerso che l’avvocatura, la magistratura e la collettività barese non hanno ancora avuto risposte adeguate al problema che affligge la Giustizia a Bari. Ci troviamo di fronte a un arresto della giustizia penale del nostro territorio, un territorio ricco di criminalità organizzata che, dopo le tende, vede anche la sospensione di tutti i processi".
"Io faccio parte dell’avvocatura, sono un avvocato e rappresento una istituzione, ma l’istituzione forense per fortuna è indipendente, autonoma come dovrebbe esserlo, e per certi versi lo è ancora, la magistratura. Io rivendico, in questa situazione, l’autonomia delle istituzioni forensi ribadendo che lo Stato siamo tutti noi e ciascuno di noi ha l’obbligo, il dovere, di dare un contributo affinché la giurisdizione continui ad essere celebrata nel nostro Paese. Altrimenti, a rischio non sono solo gli avvocati, ma la stessa democrazia del nostro Paese".
(gelormini@affaritaliani.it)