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'Hunting Evil' - Maria Grazia Carriero, la presentazione di Nicola Zito

"Malum venari", la presentazione di Nicola Zito a "Hunting Evil" la mostra presso Microba di Maria Grazia Carriero.

di Nicola Zito *

Malum venari

La ricerca antropologica ed etnografica ricopre nel percorso di Maria Grazia Carriero un ruolo di primaria importanza; sempre più sistematici, questi studi sono presenti in nuce sin dagli esordi dell’artista, impegnata da subito nello sviscerare il rapporto tra “reale” e “virtuale”, quest’ultimo inteso non come qualcosa di astratto, ma come complementare della realtà stessa.

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Su questa direttrice d’indagine la produzione di Carriero ha di volta in volta messo in luce le varie sfaccettature della dimensione virtuale, che sempre più spesso viene erroneamente associata tout court a internet; nel corso degli anni, l’autrice ha invece posto l’accento su altri aspetti, convogliati in personali visioni in cui s’intrecciano suggestioni provenienti dall’ambito delle tradizioni popolari, dal folklore più arcaico e più autentico.

Basato sulla stratificazione di rituali e superstizioni, sincretismo di pratiche cristiane e pagane, il mondo osservato da Maria Grazia Carriero è una realtà fenomenica legata al quotidiano umano, alla sua memoria e al suo rapporto con simboli apotropaici fortemente evocativi.

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La condizione paradossale dell’umanità contemporanea, stretta tra l’evolversi incessante della tecnologia e il persistere di retaggi e paure ancestrali, diventa terreno fertile per creazioni eterogenee, ma del tutto coerenti con la ricerca di base; i materiali e gli oggetti utilizzati sono rimandi puntuali a un sistema di valori e consuetudini di non sempre facile interpretazione, un universo di immagini tradotto in video, installazioni e pubblicazioni scientifiche.

Hunting Evil, ultima tappa in ordine di tempo di questo iter creativo, è un ulteriore approfondimento e reinterpretazione di pratiche scaramantiche – che si legano nello specifico al corno animale – tutt’oggi presenti nella vita di tutti i giorni, e che sin dall’antichità greco-romana sono considerate un’efficace difesa al male e una conseguente capacità di calamitare prosperità.

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Le opere presentate sono di natura scultorea e fotografica; i piatti di ceramica si uniscono a corna di animali (zebù, gazzella piccola, gazzella grande, montone, kudù, bufalo, bue) che l’artista ha acquisito e, attraverso la realizzazione di duplicati, innestato su un’immacolata estensione bianca.

Il connubio tra questi due elementi porta alla creazione di maschere apotropaiche, scudi beneauguranti che rimandano a ritualità antiche di protezione del focolare domestico, e autentiche armi con cui porsi sulle tracce degli spiriti maligni, a cui dare la caccia e non solo scacciar via.

Hunting pty

La carica “guerriera” di queste creazioni, che trovano nel candore delle forme e nelle superfici lisce la loro peculiare caratterizzazione (interrotta unicamente nel caso del piatto recante le unghie, nere, di una capra), si rintraccia anche nella serie fotografica, dove l’autrice si fa ritrarre con il figlio Giosuè in posture tra il materno e il marziale, con rimandi alla cultura e alla mitologia egizia che s’intrecciano con l’inevitabile iconografia mariana.

Ricucendo tra loro lembi di tradizioni distanti, unendo suggestioni che provengono dalla storia, dalla tradizione, dall’arte del passato, Maria Grazia Carriero realizza una galleria di candide figurazioni, in cui sintetizza il proprio stile con studi antropologici sulla mistica popolare e sulla superstizione, un concetto articolato da affrontare che trova adesso una diretta ed efficace rappresentazione visiva e plastica.

*  Socio Fondatore Achrome - Microba

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Pubblicato sul tema: Maria Grazia Carriero, 'Hunting Evil': fede e amuleti