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L'isola che non c'è prove tecniche per il dopo Coronavirus

Tra i contributi per cominciare a delineare gli scenari possibili e sostenibili per il dopo-Coronavirus oggi presentiamo quello dell'Associazione di Latiano (Br) "L'isola che non c'è", che affronta l'organizzazioni di settori importanti importanti come quello della mobilità e dei trasporti, così come quello della ricettività alberghiera. Se posso permettermi, da operatore e analista del settore, in una prospettiva di ripresa lenta delle prenotazioni e dei viaggi lungo raggio, concentrerei la prima fase di lavori sulla prossimità: facendo focus sugli ambiti che saranno in prima battuta più frequentati, ovvero lidi balneari e mobilità di corto raggio, anche e forse soprattutto con mezzi propri. (ag)

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“Regioni sicure”. Quali protocolli devono adottare le strutture alberghiere e le aziende di trasporto - i due settori (insieme all’agricoltura) più importanti della economia turistica della Puglia e dunque del Paese nella imminente - si spera - fase 2 post Covid 19?

Intorno a questo interrogativo - che tiene conto delle linee guida dettate dall’OMS sull’argomento - si è riunito in video-conferenza il gruppo di lavoro organizzato dalla Associazione culturale “L’Isola che non c’è” e al quale sono stati chiamati i rappresentanti di alcune delle più importanti realtà Accademiche e scientifiche in campo sanitario, oltre ai rappresentanti delle aziende di Trasporto e della accoglienza turistica: dal Rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino, al presidente della Scuola di Medicina, Loreto Gesualdo, Luigi Vimercati ordinario di Medicina del lavoro dell’Università di Bari, Giuseppe Carbone (direttore del Dipartimento di meccanica) del Politecnico. Al tavolo, anche i direttori delle due più importanti aziende di trasporto, Massimo Nitti (Ferrotramviaria) e Matteo Colamussi di Asstra Puglia.

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Obiettivo di questo gruppo di professionisti: stilare una bozza regolamentare, per consentire alle aziende Turistiche e dei Trasporti di poter gestire la ripresa e la riapertura graduale delle attività e dunque di alcuni segmenti significativi dell’economia regionale.

Fatte le premesse circa lo stato dell’arte e facendo tesoro della esperienza della Cina, lo sforzo vuole andare verso la programmazione di azioni comuni, per convinvere in sicurezza con il virus.

A questo proposito Luigi Vimercati ha sottolineato l’esperienza maturata sinora a Bari, grazie all’adozione di precise e articolate procedure, già formalizzate in maniera tempestiva (fine gennaio) dall’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico di Bari. In particolare, ha evidenziato che attualmente la percentuale di casi Covid19+ - tra gli operatori sanitari (OS) nella struttura ospedaliera - è pari allo 0.4% rispetto al numero complessivo di lavoratori e, quindi, significativamente inferiore alle percentuali richiamate a livello dei media nazionali ed internazionali.

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Cosa fare? A tutti gli interrogativi posti da Daniele Degennaro, il proprietario dell’hotel che da settimane accoglie gratuitamente i medici e il personale sanitario, hanno risposto gli esperti che gestiscono la sicurezza dei reparti Covid del Policlinico, presidio - come è stato ribadito dallo stesso Vimercati - che ha registrato a Bari la percentuale più bassa in assoluto rispetto al resto delle strutture sanitarie del Paese.

Risposte che hanno spaziato dalla sanificazione degli impianti di aria condizionata, non solo dei luoghi di accoglienza, ma anche dei mezzi di trasporto, al possibile utilizzo dei villaggi turistici, con la sanificazione delle piscine (non sarà possibile invece l’aperura delle SPA). Prendendo in considerazione anche l'attivazione di misure che possano rendere quanto più sicuri possibile gli accessi alle stazioni e come distanziare i passeggeri all’interno delle carrozze o degli autobus.

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Su questo un contributo si è impegnato a darlo il Politecnico di Bari (a cui è delegata già la certificazione del Dpi, come mascherine e tute prodotte da aziende locali) che potrebbe definire un sistema di identificazione, che consenta l’accesso dei passeggeri nelle aree dedicate e sui mezzi pubblici sia attraverso lo smartphone che con un sistema di misurazione con termoscanner.

A mero titolo di esempio, sempre Vimercati ha proposto soluzioni concrete quali barriere architettoniche create ad hoc, con materiali specifici (caratterizzate da trasparenza, leggerezza e assenza di pericoli di natura infortunistica), che possano scongiurare la necessità del distanziamento sociale di oltre un metro, sinora adottato. Il Rettore del Politecnico, Francesco Copertino, ha immediatamente accolto l’invito stante la consolidata esperienza del Politecnico in tema di materiali innovativi.

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“A breve - ha detto il presidente onorario de 'L'isola che non c'è', Franco Giuliano - dovremmo poter stilare un  decalogo per l'adozione di alcuni criteri in grado di ridurre la probabilità di contagi”.

"In un momento in cui è necessaria la massima coesione e il massimo spirito collaborativo - ha aggiunto dal canto suo Loreto Gesualdo - dobbiamo dare risposte certe e tempestive. Forti non solo dell'esperienza rappresentata dal primo hotel aperto in Italia per medici e infermieri, vogliamo farci promotori dello sviluppo di un protocollo, condiviso nella filiera turistica (alberghi e trasporti), che garantisca la massima tutela dei viaggiatori”.

“Con un lento, attento e sicuro ritorno alla didattica - ha concluso il direttore della Scuola di Medicina - proviamo a pianificare misure rivolte a scongiurare un turismo disordinato e privo di specifiche linee guida, che possa mettere a rischio tanto i turisti, ma anche la stessa popolazione e i lavoratori dei vari settori”.

(gelormini@gmail.com)

 

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