PugliaItalia

I lampioni del lungomare di Bari
100anni delle Fonderie Corazza

Le interviste ai lampioni del lungomare barese continuano con le celebrazioni di Francesco Corazza e le sue "Officine Fonderie Corazza": artefici di un patrimonio identitario.

di Antonio V. Gelormini

Da tempo, per ragioni diverse, avevo trascurato il rito dell’intervista ai lampioni del Lungomare di Bari, per farmi raccontare quanto di interessante o curioso accade sotto le loro lanterne ‘tetragone’: sentinelle silenziose, che si illuminano al crepuscolo e non cessano di farlo all’aurora, quando a prolungarne l’accensione è l’alba barese con i suoi riflessi al contempo dorati e salmastri.


Lampioni Bari (Diana Cimino Cocco)

Una carica identitaria per il capoluogo levantino di forte e consolidato impatto comunicativo, al pari di Castel del Monte, che è ormai diventato il simbolo identitario della Regione Puglia. A tal proposito, il Comune di Bari ha voluto apporre - con formale cerimonia celebrativa - una targa, collocata in prossimità della spiaggia di Pane e Pomodoro (alla fine del lungomare monumentale), dedicata al commendatore Francesco Corazza, che realizzò gli iconici lampioni del lungomare di Bari con la sua azienda “Officine Fonderie Corazza”. 

Occasione unica, per cogliere impressioni e commenti direttamente dai protagonisti schierati con maestria sul fronte-mare levantino, durante la cerimonia che con Elena Corazza - figlia di Francesco - e gli altri familiari, ha visto la partecipazione anche del sindaco Vito Leccese.


 

Sono 197 gli iconici lampioni del lungomare, che adornano i tre chilometri di strada: dall’entrata del Porto alla spiaggia di Pane e Pomodoro: “Siamo tra i simboli più noti di Bari, immortalati in cartoline, fotografie e dipinti d’autore. La ghisa nera è il nostro abito tradizionalmente ufficiale, e siamo in servizio sin dalla costruzione del lungomare cittadino voluto da Araldo di Crollalanza”.

“Lo skyline del capoluogo pugliese con noi è diventato unico, anche se l’ammiccamento agli scorci parigini è alquanto ‘palese’. E se il colore dell’abito lo dobbiamo alla tendenza cromatica di quegli anni, forma e linee architettoniche provengono dalle risorse in tufo della “Cava del Prete”, per cui il water-front barese non poteva che essere illuminato proprio grazie alla nostra attitudine di caratteristici ‘candelabri’.


Lampioni Bari - Candelabro (Diana Cimino Cocco)

“Tanto rapidi furono i lavori per installarci (dal 1929 sino alla metà degli anni 30, con un uso più esteso delle lanterne: che arrivavano fino all’ingresso monumentale della Fiera del Levante), tanto fugace si rivelò la nostra sopravvivenza, dato che di lì a poco la Seconda Guerra Mondiale indusse l’industria bellica a far man bassa di tutto ciò che era metallo, per sostenere la produzione bellica nazionale, così fummo completamente smantellati e la strada costiera ne dovette rimanere priva, sino al termine del grande conflitto”.

Oltre dieci anni, invece, ci vollero dal 1949 - a guerra finita - per completare il loro ripristino, dopo l’avvio di una sottoscrizione popolare. E a partire dal 1962 i lampioni furono oggetto di un considerevole restyling: le lampade sferiche che li avevano caratterizzati fino ad allora vennero sostituite con quelle cilindriche odierne. A realizzarli fu l’azienda barese “Officina Fonderia F. Corazza”, il cui marchio è impresso in rilievo sul basamento di ognuno di essi.


 

La fabbrica era diretta dal commendatore Francesco Corazza e a lui l’Amministrazione Comunale di Bari ha voluto dedicare una targa ricordo, posizionata a ‘Pane e Pomodoro’. “Teniamo in modo particolare a questa iniziativa - ha dichiarato Vito Leccese - avendo rincorso questo momento da ben prima che diventassi sindaco. In primo luogo, perché l’Amministrazione comunale punta molto sulla valorizzazione della storia cittadina, e poi perché i lampioni monumentali del nostro lungomare sono un elemento identitario della nostra città. Sono ormai famosi in tutto il mondo”.


Lampioni Lungomare Bari (Diana Cimino Cocco)

“Essere riusciti a riprodurre, con una creatività tutta levantina, il candelabro tipico che illumina anche alcuni punti del LungoSenna, ha contribuito a far crescere e diffondere ulteriormente il famoso adagio popolare che accomuna Bari a Parigi. E non è un caso che la Bari moderna sia nata con Gioacchino Murat. Da quel momento, peraltro, è nata una sana competizione anche con Napoli, motivo per cui la nostra città conta quattro teatri bellissimi, così ravvicinati tra loro”.

“La targa intende ricordare, quindi, non solo Francesco Corazza e il suo grande spirito d’impresa - grazie alla quale è riuscito a realizzare un elemento così rappresentativo della nostra città - ma soprattutto le radici stesse di Bari. La nostra comunità intende continuare a crescere, dando continuità ai sogni e alle ambizioni che hanno mosso i nostri padri”.


 

E dal lampione 197 a Pane e Pomodoro, Elena Corazza ha sottolineato: “Desidero ringraziare il sindaco Vito Leccese, che ha creduto molto in questo riconoscimento al lavoro di mio padre, la Sovrintendenza e tutte le persone, in particolare del Gabinetto del Sindaco, che hanno lavorato per raggiungere questo risultato. Sono davvero molto emozionata, anche perché il nostro lungomare sarà sempre illuminato dai nostri candelabri, e questo mi inorgoglisce molto”.


 

E’ stato in quel momento che l’accensione simultanea di tutti i lampioni ha salutato e reso omaggio alla memoria del titolare delle ‘Officine Fonderie Corazza’ e dato il via al brindisi per l’anno che verrà, con l’immancabile Peroncino ‘sudato’ da bere rigorosamente ‘a canna’.

(gelormini@gmail.com)

* Le foto dei lampioni baresi sono a cura di Diana Cimino Cocco