PugliaItalia
I lampioni del lungomare di Bari
San Nicola e il coraggio smarrito
Riprendono le interviste ai lampioni sul Lungomare di Bari, che stavolta puntano le loro lanterne su San Nicola.
Da tempo, per ragioni diverse, avevo trascurato il rito dell’intervista ai lampioni del Lungomare di Bari, per farmi raccontare quanto di interessante o curioso accade sotto le loro lanterne ‘tetragone’: sentinelle silenziose, che si illuminano al crepuscolo e non cessano di farlo all’aurora, quando a prolungarne l’accensione è l’alba barese con i suoi riflessi al contempo dorati e salmastri.
Infatti, se Castel del Monte in pratica rappresenta il simbolo identificativo della Regione Puglia, i lampioni del lungomare barese lo sono diventati, a tutti gli effetti, per il capoluogo levantino. E l’occasione per riprendere la sfiziosa e intrigante abitudine, mi è stata data dalla doppia celebrazione di questo finale d’anno 2024: con la festività di San Nicola - patrono e taumaturgo - e le celebrazioni in ricordo delle ‘Officine Fonderie Corazza’ (vedi altra intervista ad hoc).
Era da un po’ che il gruppo di lampioni, a ridosso dell’arco d’ingresso alla Piazza del Catapano e alla Basilica di San Nicola, dava segni di insofferenza e voglia di esternare qualcosa difficile da trattenere, alla luce delle pretenziose e sorprendenti dichiarazioni del presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan, scoppiate inaspettatamente come il classico fulmine a ciel sereno: “Quelli a suo tempo trafugati e oggi custoditi a Bari, non sono i resti del Santo di Myra. Le reliquie autentiche sono ancora, qui da noi, in Turchia”.
L’improvviso e ‘peloso’ interesse verso la figura carismatica di un santo cristiano e gli affollati pellegrinaggi di cattolici e ortodossi, stimolati dai relativi sentimenti devozionali, avevano suscitato il risentimento diffuso e fatto scattare una serie di misure difensive. Pertanto, il lampione capogruppo avvertiva senza mezzi termini: “Prima di rivendicare l’improbabile, il presidente Erdoğan farebbe bene a riconoscere - una volta per tutte - l’eccidio degli Armeni e delle loro comunità cristiane. Altrimenti, con San Nicola, rischia di avere la stessa sorte di Ario (schiaffeggiato durante il Concilio di Nicea, per le sue tesi negazioniste sul Cristo divino)”. Chiosando, senza remore, col ritornello della celebre romanza pucciniana (Tosca - ‘Recondita armonia’): “Scherza coi fanti. E lascia stare i santi!”
Ora il gruppo di lampioni tornava a farsi vivo e a farsi sentire, in occasione della doppia visita a Bari del Metropolita di Kiev e Ucraina, Epifanio I, e di Alexey Paramonov, Ambasciatore della Federazione Russa in Italia e nella Repubblica di San Marino, per le festività nicolaiane 2024.
Nel frattempo, il ruolo di capogruppo di quei lampioni ha subito un avvicendamento, assumendo il vigore e l’aspetto di un giovane ‘illuminato’, dopo il pensionamento del veterano, rimasto comunque - a sostegno del novizio - come consigliere anziano. L’approccio è diretto e senza mezzi termini: “Basta dichiarazioni di intenzioni. Bisogna agire, passare a fatti concreti. Il neo-sindaco Vito Leccese (neo, come me) ha dichiarato che: "Bari è pronta ad accogliere un summit internazionale per la pace".
“Bene, è vero. La presenza a Bari del Metropolita di Kiev e Ucraina, Epifanio I, nell’ambito della sua prima storica visita in Italia e dopo l’incontro avuto con Papa Francesco, è un evento - come il primo cittadino ha sottolineato - che testimonia ancora una volta il ruolo fondamentale svolto dalla nostra Basilica, nel dialogo tra religioni e popoli".
"Infatti, non a caso - ha ricordato ancora Leccese - Sua Santità ha scelto Bari come sede per gli incontri ecumenici di riflessione e preghiera sul tema della pace e del dialogo nel bacino del Mediterraneo, alla presenza dei Vescovi e dei Patriarchi delle Chiese d’Oriente. Bari è anche un luogo ‘felice’ - come recita un sermone russo dell’XI secolo - ma potrà esserlo autenticamente, se le preghiere e le invocazioni alla pace, che si levano quotidianamente, saranno ascoltate".
"Per queste ragioni ha sottolineato Leccese - la comunità barese e la città di Bari sono pronte ad accogliere un Summit internazionale per la Pace, che interroghi i potenti del mondo sull’urgenza di un dialogo e di un cessate il fuoco immediato: un rinnovato confronto che permetta a tutti di fermarsi a riflettere, per sanare le ferite e intraprendere un cammino di ricostruzione, nel segno della testimonianza del vescovo di Myra, uomo di pace e di comunione”.
“Per evitare che il dialogo restasse tale, ovvero tra due soggetti: Metropolia di Kiev e Città di Bari - secondo quanto riferiscono i lampioni nicolaiani - le diplomazie hanno immediatamente sollecitato una solenne celebrazione in onore di San Nicola, secondo la liturgia ortodossa, con la partecipazione di S.E. Alexey Paramonov, Ambasciatore della Federazione Russa in Italia e del Priore della Basilica Pontificia di San Nicola, padre Giovanni Distante. Una festa secondo il calendario giuliano e una liturgia presieduta da Sua Eminenza Nestor, Esarca di Korsun e dell’Europa occidentale della Chiesa ortodossa russa”.
Prendendo spunto dalle parole del sindaco, Vito Leccese: "Bari ha nella sua storia la vocazione al dialogo multiconfessionale. Qui si respira quell’inesauribile speranza per il bene infinito della pace, richiamato spesso da Papa Francesco nelle sue omelie e preghiere. Una vocazione che trae origine dalla sua posizione geografica e che si arricchisce della presenza in Basilica delle reliquie di San Nicola, santo venerato in tutto il mondo cattolico e ortodosso, e ponte tra Occidente e Oriente".
Nel ricordo delle radici antichissime, che videro nel 1098 un rappresentante di Rus arrivare da Kiev, per partecipare al Concilio di Bari, indetto da Urbano II (dopo quello di Alessandro II nel 1064), per provare a ricomporre lo scisma del 1054, secondo l’auspicio dei lampioni quasi centenari: “C’è da esortare i vertici episcopali e laici della ‘Città di San Nicola’ al passo più coraggioso”.
“Quello di un concreto recupero di una presenza a lungo cercata e valorizzata, in funzione del legame tra Bari e Kiev custodito nella tradizione nicolaiana, molto sentita nel ramo ortodosso di Kiev, ma più trascurata dal ceppo natio greco-ortodosso, di celebrare l’8 maggio la Festa della Traslazione delle reliquie di San Nicola a Bari. Una sorta di riconoscimento ufficiale e di sguardo più attento verso il presidio che oggi diremmo ‘ucraino’.
Fu il metropolita Hilarion, a capo del Dipartimento di Relazioni Estere del Patriarcato Ortodosso di Mosca, ad andare indietro nella storia, in occasione della “lectio doctoralis” tenuta a Bari, per il conferimento della laurea “honoris causa” in Sacra Liturgia dalla Facoltà Teologica Pugliese.
“Va ricordato, infatti - dichiarò Hilarion - che era Kiev sede metropolitana della Rus”, un territorio che non corrispondeva a quello della Russia attuale, perché Mosca arrivò molto dopo: inizialmente come Metropolia, poi elevata a Patriarcato.
“Fu attraverso la Metropolia di Kiev che Papa Urbano II ‘decise di agire’ per superare lo scisma - spiegò Hilarion - avendo notato da parte dei greci un rallentamento del processo di rappacificazione per le Chiese, arrivando ad inviare a Kiev una delegazione, che portò non solo la conferma del desiderio di Roma di ristabilire la pace, ma anche una reliquia di gran valore: una parcella delle reliquie di San Nicola”.
“Da parte sua, Efrem il metropolita di Kiev e vescovo di Perejaslavl’ - raccontò Hilarion - si dedicò attivamente al riavvicinamento tra greci e latini, istituendo la festa occidentale della Traslazione di San Nicola a Bari”, una festa che invece non conoscono le chiese di tradizione greca. Passaggio fondamentale - molto probabilmente - per la presenza del rappresentante della Chiesa della Rus’ al Concilio di Bari del 1098.
Ecco perché sarebbe opportuno che il percorso di pace si realizzasse sotto la mano protettrice di San Nicola di Bari, magari proprio nella Cattedrale a lui dedicata a Kiev: dove sarebbe bello immaginare la stretta di mano dei Capi di Stato contendenti, nella tenuta salda del cardinale Matteo Zuppi, alla presenza ‘vincolante’ di frammenti di reliquie del Santo comune. Una sorta di "Sposalizio della Vergine" di Raffaello. “Un evento che sapremmo celebrare in maniera adeguadata, accendendoci di luce iridata”, ha chiosato il lampione capogruppo.
(gelormini@gmail.com)