PugliaItalia
I ragazzi della zia Glück
L’opera prima di scrittura e poesia di Luigi Maruzzi.
Bari, 14 ottobre 2020. Oggi ho capito perché l’inconsapevolezza impalpabile, all’impegno quotidiano, continuava a farmi rinviare - per potermici dedicare con la dovuta attenzione e concentrazione (così mi giustificavo) - l’approccio critico con la silloge personale di Luigi Maruzzi.
Oggi era il compleanno di mio padre Santino, che in verità con i versi non ha mai avuto molta dimestichezza, ma aveva innata la capacità della sintesi pungente e la maestria artigiana della rifinitura appassionata, per ogni lavoro cui gli capitava di dedicarsi.
Oggi ho avuto modo di scoprire qualcosa di più sulle indiscusse qualità di Louise Glück, la poetessa americana che - a sorpresa - ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura 2020. E che come un altro gigante del realismo statunitense, il pittore Edward Hopper, persegue il suo viaggio metaforico, segnato dal dolore e dal desiderio, dalla solitudine e dalla tristezza. Nonché dalla perenne volontà di rinascere di fronte alle avversità.
Il libro di Luigi Maruzzi, amico fraterno, che già al primo impatto suscita la piacevole percezione di un’edizione curatissima, elegante e pregiata - finanche nel tipo di carta utilizzata (si direbbe vellutata) - stimola e favorisce l’appagamento sensoriale tattile, prima ancora di cominciare a sfogliarne con rispetto e delicatezza le pagine e di farsi travolgere dalla raffinatezza dei versi e delle accurate riflessioni dell’autore.
Un’iniziativa editoriale che ha visto una prima pubblicazione riservata a un ristretto ventaglio di destinatari, con i quali Luigi Maruzzi ha deciso di condividere l’emozione di questo primo lavoro, per il quale non posso che dirmi onorato, gratificato e responsabilizzato dall’avermi voluto far dono della copia n. 1, che alla prima occasione proverò a valorizzare ulteriormente con il sigillo dell’ambito autografo.
E’ il canto sussurrato, accennato e intimamente ‘accordato’ all’indelebile sentimento d’intesa con l’affetto paterno, che svolazza come una farfalla tra i motivi decorativi di una vita ben presto destinata a superare i confini della Montagna Sacra, nel promontorio diomedeo di Puglia, per essere proiettata verso gli orizzonti sconosciuti di una terra lontana e di un mondo del tutto nuovo, che annunciava il futuro e accendeva speranze fino ad allora sconosciute.
La melodia che si rinnova nelle variazioni letterarie proposte dall’autore, proprio come avrebbe fatto un compositore, seguendo le note decorative di un maestro ‘unico e caro’, la cui ispirazione era votata a valorizzare contesti spirituali d’antiche liturgie, sfondi iconografici e architetture sacre, nonché itinerari devozionali incrociati e rilanciati nella sovrapposizione di stili e caratteri.
Infanzia in Australia e adolescenza sul Gargano, a San Marco in Lamis (Fg) per Luigi Maruzzi: gioventù tra i presidi mistici della Capitanata e maturità nel vortice economico finanziario della Milano migliore, la sua dualità esperienziale sembra ricalcare quella di Joseph Tusiani, suo grande concittadino e imprescindibile ispiratore, una sorta di secondo padre, o meglio, di padre letterario, i cui stimoli conservavano il calore affettuoso della passione mediterranea e la familiarità acquisita degli accenti anglosassoni.
Uno scrigno ricco di gioie d’ogni caratura: dal verso al ricordo, dalla riflessione alla tessera di un mosaico intimamente famigliare, dal corsivo al Bodoni, ulteriormente impreziositi dalla classicità di motivi decorativi originali, tutti dal forte carattere evocativo: anche se non sempre segnato dalla consapevolezza di una destinazione specifica.
La materializzazione di quei motivi decorativi - espressione artistica universale - che si esalta nella lirica irradiante di un legame sentimentale, trova brio e vivacità nella forza del ricordo e nella tenace esortazione poetica di un rapporto altrettanto unico, ancestrale e saldamente mediterraneo.
Interloquire in versi con Alda Merini sulle vette del ‘Magnificat’; perdersi nella bellezza ‘In rima e senza’ di Giorgio Bassani; rincorrere l’eleganza scenica di Anton Čechov tra i ciliegi del suo giardino; e ancora ripetere all’infinito il sogno di una “Passeggiata notturna”, persino con “Un po’ di febbre”, insieme a Sandro Penna.
Queste le licenze che l’autore si concede nel suo originalissimo ‘Zibaldone mediterraneo’, per coinvolgerci e introdurci tra i sentieri della poesia, della scrittura e del componimento in genere: magistralmente descritto in ADORABILI DOGMI, tanto da condividerne ogni parola e ciascuno dei passaggi, punteggiatura compresa.
Letteratura pura da accarezzare con amore, respirare fino ad inebriarsi, usare come balsamo nei momenti più ‘spigolosi’, condividere con gioia come l’amicizia più schietta e premurosa. Un antidoto a dosi libere, per fronteggiare il dilagare di narrazioni senz’anima e l'imperversare di divagazioni a ruota libera.
Insomma una sorta di breviario o di libricino delle ore, utile a reinventare quella melodia della parola - spesso smarrita o dimenticata - capace di non farci sentire soli, demotivati e sconfitti nella quotidianità della vita. Anche per questo, il grazie e la riconoscenza non saranno mai abbastanza, a Luigi Maruzzi, per il prezioso regalo che ha voluto condividere con noi tutti.
(gelormini@gmail.com)