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‘I Rosoni di Puglia’ e la matrice greca custodita al MArTa
MARTA..Rosone

La funzione cronocratica dei Rosoni sulle facciate di chiese e cattedrali, in particolare di quelli suddivisi da 12 o 24 raggi è comunemente rappresentativa anche del messaggio sincretico che individua il tempo nel ‘Cristo cronocratore’, il cui significato simbolico nella forma del rosone è in stretta relazione con il cerchio che, come ‘linea infinita’, senza inizio e senza fine, è simbolo di Dio, e con la ruota, simbolo di eternità.

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Cristo al centro e fulcro della storia della salvezza: ovvero il centro del fluire del tempo degli uomini. E quindi, anche la testimonianza dell’avvio di un percorso che porterà al passaggio da una tradizione tipica di influenza ebraica (AT), con l’uso del calendario lunare, a una misurazione del tempo secondo il calendario solare (NT). Una sorta di metafora: per riaffermare la fine della professione di fede al riparo del buio delle catacombe, e l’inizio - grazie alle celebrazioni del Sacrificio Estremo - della proclamazione del messaggio evangelico orgogliosamente e serenamente “alla luce del sole”.

Mons. Mario Maitilasso, canonico e tesoriere capitolare, nelle sue pubblicazioni sul tema, lo ha più volte descritto: “Nel simbolismo pagano ha grande importanza la concezione del tempo raffigurato da un personaggio particolare detto “Annus”. Veniva disegnato abitualmente al centro di un piccolo cerchio con una ruota intorno a dimostrare la sua azione regolatrice del succedersi degli eventi. Da lui partivano 12 raggi che scandivano lo zodiaco con i 12 animali, divisi in quattro sezioni, simboli delle quattro stagioni, le quali venivano completate con i lavori appropriati ad esse, secondo la mentalità comune degli uomini. Così tutto il moto del mondo e degli uomini era dettato da questo Annus”.

“In sostanza - rilevava Mons.Maitilasso - questo personaggio non era altro che il Dio Sole (Apollo), spesso presentato sul famoso carro guidato da cavalli furiosi” e preceduto dalla fiaccola del Crepuscolo, che annuncia il nuovo giorno. “Agli artisti romanici non è stato difficile trasformare questo insieme di figure in simboli cristiani. Pertanto, in senso più razionale, l’Annus è diventato Cristo Signore, autentico Cronocratore: cioè dominatore del tempo”.

“Da Lui, al centro, partono i 12 apostoli evangelizzatori e le dodici colonnine: che scompartono la grande rosa, indicando anche le 12 ore del giorno (che rincorrono le altrettante ore della notte) e i 12 mesi dell’anno, per proclamare che tutto il movimento del Creato è disposto e regolato da Cristo Signore, ed è santificato dalla sua opera redentiva annunciata e diffusa dai 12 apostoli”. Una rappresentazione che affonda le sue radici nella relazione dei 12 discepoli con le 12 Tribù d’Israele, a cui il Cristo volle simbolicamente e - ancora una volta sincreticamente - ispirarsi e legarsi.

La sintesi del messaggio non solo ecclesiologico, descritto e incastonato nella maggior parte dei rosoni, può essere fissata e spiegata nel magnifico Rosone del Santuario della Madonna del Pi (Pino) a Barcellona nella Spagna Catalana.

In quel rosone tutti i riferimenti all’Annus e alle sue evoluzioni interpretative sono immediatamente percepibili nella suggestione di un’artigianalità sopraffina di chiara matrice araba, in cui un altro elemento identificativo - tipico di quel linguaggio artistico - si fa strada: la loro straordinaria e innata capacità di parlare attraverso i numeri.

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Che in questo caso si materializza in un inno trionfale al numero 12, attraverso un ricamo arabescato con tutti i suoi numeri divisori. Nella fattispecie, oltre a 1 e sé stesso - divisori di ogni numero - anche del 2, del 3, del 4 e del 6. Ripresi nelle figure e nelle sequenze di trifogli, quadrifogli, ogive e settori circolari, tutti innestati sull’Annus centrale di una stella a sei punte.

La stessa stella, quella di Davide, che è al centro - in forma palese - del Rosone di Troia e di quello di Ruvo di Puglia (in declinazione doppia), mentre resta abilmente celata - ma presente - nel Rosone della Cattedrale di Bari. Di solito, un cerchio di pietra lavorata a squame, una sorta di decorazione simile a una corda che si chiude o a un serpente che si morde la coda, simbolo dell’eternità, della morte e resurrezione - è nella sua ciclicità simbolo della perfezione.

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L’incastonamento dei Rosoni nelle facciate di chiese e cattedrali, dal tardo romanico al primo barocco - attraversando tutto il periodo gotico - avrebbe soddisfatto senz’altro la funzione pratica di dare luce - anzi nuova luce - ai nuovi volumi creati con l’innalzamento delle volte, ma assumendo anche quella prettamente estetica di fine ornamento artistico, affondava la sua bibliografia nelle più antiche tradizioni delle comunità territoriali.

Un modo di trasmettere messaggi e di raccontare la storia delle comunità, che fa capolino da una delle teche del Museo Archeologico nazionale di Taranto (MArTa), per rinnovare una riflessione diffusa e consolidata nel tempo: “Il futuro è nelle radici”.

Sapendo della mia passione per i Rosoni, un caro amico - durante la visita al museo - mi manda la foto di un reperto esposto in una teca: una kylix di produzione laconica - originaria cioè della regione di Sparta e risalente al primo quarto del VI sec. a.C. (600-575 ca.) - rinvenuta nel 1951 a Taranto, in una tomba in via Cesare Battisti, angolo via Zara.

Taranto.S.Domenico.rosoneTaranto.S.Domenico.rosoneGuarda la gallery

Nel medaglione è raffigurata una rosetta a tredici petali rossi e neri alternati, che a prima vista evidenzierebbe un motivo decorativo che rientra in un repertorio convenzionale, piuttosto comune nella ceramica arcaica. Ma che, ad un esame più attento, rivela il palese inserimento 'forzato' del 13esimo petalo - tra i 12 originali - che in qualche modo rende apparentemente squilibrata la ripartizione armonica del cerchio centrale (o rosetta).

Ad ulteriore approfondimento, se si contano le maglie della cornice decorativa più esterna, esse risultano 39: in perfetta evoluzione o progressione della prima composizione che nasce a 12 e poi viene modificata in 13 (3 volte 13 = 39). A testimonianza di un’azione ben voluta e non casuale o frutto di mera distrazione.

Infatti, il Calendario Attico era un antico calendario composto da dodici mesi e usato dagli ateniesi. I mesi lunari si susseguivano con la periodicità di ventinove e trenta giorni. I mesi erano dodici e, per evitare lo sfasamento rispetto alle stagioni, si aggiungeva periodicamente un mese intercalare.

Al fine di sincronizzare il computo lunare dei mesi con quello solare degli anni, dopo due anni composti di dodici mesi lunari (pari a 354 giorni) ne seguiva un terzo composto di tredici mesi (pari a 384 giorni). Questa alternanza di anni di 12 e 13 mesi portava la durata media dell'anno a 364 giorni, vicino alla durata dell'anno solare, che è di circa 365 giorni e un quarto.

Ecco, verosimilmente, cosa ha voluto tramandarci l’artista che ha decorato 1500 anni fa la kylix oggi esposta al MARTA di Taranto, capoluogo che annovera tra ‘I Rosoni di Puglia’ la meraviglia di San Domenico Maggiore, meta di una prossima presentazione del progetto nella Città dei Due Mari.

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L’iniziativa lanciata dalla Compagnia degli Exsultatnti mira al riconoscimento quale Patrimonio tutelato dall’Unesco de ‘I Rosoni di Puglia’ e punta su ben 3+33 Rosoni pugliesi, nonché sul coinvolgimento delle comunità locali relative, per stimolare consapevolezza e passione per il patrimonio culturale condiviso, e favorire un nuovo approccio alla sua fruizione: tutto fondato sulla dilatazione dei tempi di visita - in linea col cosiddetto turismo lento - sull’esercizio della riscoperta della meraviglia e sul piacere dello stupore diffuso.

Una galassia di bellezza e di meraviglia, un autentico percorso di luce che si dipanerà lungo un asse territoriale poggiato su tre cantiche: il Rosone della Cattedrale di Troia (Fg), il Rosone della Cattedrale di Ostuni (Br) e il Rosone della Cattedrale di Otranto (Le), per proiettare un canto corale insieme ad altri 33 rosoni pugliesi, in funzione delle rispettive peculiarità.  

(gelormini@gmail.com)

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