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“I Rosoni di Puglia” salutano il ritorno de ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’
Bentornati a ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’ e al suo direttore, Oscar Iarussi, tra garriti e cinguettii: per accogliere il ritorno festoso di vecchi amici.
Da sempre, nei paesi e nelle città non solo del Sud rosoni, timpani e marcapiani sono le mete e i rifugi preferiti da rondini, piche e gazzette. Per questo, anche se il riferimento storico è alla famosa monetina veneziana da due soldi - con cui potevi comprare i primi fogli riportanti notizie e avvisi -salutare il ritorno de ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’ tra il garrito e il cinguettio dei volatili è come accogliere l’arrivo festoso di vecchi amici, al suono familiare di campane speciali che annunciano a caratteri/rintocchi cubitali la nuova primavera.
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Dopo la pausa rigeneratrice, seguita a 134 anni di ininterrotto e quotidiano appuntamento con i lettori, ricomincia un nuovo cammino: come quello che si apprestavano a riprendere i pellegrini lungo la via Francigena, che a Troia (Fg) trovavano nuova forza e rinnovati stimoli - a proseguire verso la meta finale, Gerusalemme - proprio all’ombra di un Rosone meravigliosamente unico e magistralmente suddiviso in 11 petali.
Anche per i cristiani di quel tempo il numero 11 era legato al “nuovo inizio”, a una rinascita. Esso è infatti il primo numero di una decade numerica nuova (10+1), che dopo la perfezione compiuta dall’uso delle dieci cifre conosciute (compreso lo 0), il suo ‘ricominciare’ sta a significare un forte cambiamento. Il primo passo di un nuovo cammino.
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Lo stesso che il giornale più amato e più intimamente identitario per i pugliesi e per i lucani, si appresta ad intraprendere con nuovo spirito, contenuti più ricchi e veste grafica più in linea con la modernità di una leggerezza, intesa nel senso che Italo Calvino invitava a cogliere: “Prendete la vita con leggerezza, ché leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.
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Quella che un piccolo-grande pugliese come Lucio Dalla immortalava nei versi di una canzone ricca di poesia: Vorrei entrare dentro i fili di una radio / E volare sopra i tetti delle città / Incontrare le espressioni dialettali / Mescolarmi con l'odore dei caffè / Fermarmi sul naso dei vecchi, mentre leggono i giornali….
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E se ci pensate, cosa fece Dante Alighieri per indicare un nuovo percorso, un nuovo modo di comunicare, un nuovo modo di scrivere e di esprimersi: dando vita a un “nuovo stile”, sintesi delle tante ‘espressioni dialettali’, per coniare il cosiddetto ‘volgare’, ovvero un nuovo linguaggio popolare? Facendolo - tra l’altro - utilizzando un nuovo verso, usato per scrivere l’intera Divina Commedia: l’endecasillabo, un verso di 11 sillabe.
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Non contento, a quel nuovo stile il Sommo Poeta decise di aggiungere la definizione di ‘dolce’, precorrendo di secoli i tempi e anticipando la relazione tra quel Rosone e ‘la Passionata’. L’eccellenza troiana con la quale auguriamo ‘buon volo’ a ‘La Gazzetta’ e al suo direttore Oscar Iarussi, affinché la caparbietà di uno sguardo alto, fiero e largo possa dar corpo all’ambizione da sempre custodita nella storica testata: quella del Mezzogiorno. Perché “Il futuro è nelle radici”!
(gelormini@gmail.com)
* L'immagine d'apertura è a cura di Massimo Danza