PugliaItalia
I versi di Vittorio Bodini accendono
il futuro dal palco del Kursaal - Bari
L’appuntamento per ricordare e celebrare Vittorio Bodini al Teatro Kursaal di Bari con un evento a cura del Centro Studi ‘Vittorio Bodini’ presieduto da Valentina Bodini.
Sin dalla notte dei tempi ‘cantare’ la poesia era esercizio di piacere, di ricerca e di crescita culturale: non solo presso le corti regali o i conventi più prestigiosi, ma anche tra le botteghe, i mercati e i vicoli rionali, fino ad assumere i caratteri nobili della popolarità.
Particolarmente riuscito, pertanto, l’appuntamento per ricordare e celebrare Vittorio Bodini al Teatro Kursaal di Bari con un evento a cura del Centro Studi ‘Vittorio Bodini’ presieduto da Valentina Bodini (figlia del poeta), della Regione Puglia e della Casa Editrice BESA, mettendo insieme la forza espressiva ‘senza confini’ della poesia con il linguaggio ‘universale’ della musica.
In pratica, continuando ad arricchire la produzione bodiniana con ‘variazioni sul tema’ della traduzione e della contaminazione, che dall’asse portante ispanico-pugliese si è esteso alla sinergia armonica tra arti diverse: musica, danza e letteratura.
A tratti è stato come sentirsi proiettati alla Corte normanno-sveva di Federico II - dove il canto poetico era diletto quotidiano - o percepire il carisma di Vittorio Bodini nei consessi accademici toscani al pari di Giuseppe De Nittis, che affermava le prospettive impressioniste nei circoli e movimenti artistici parigini.
I testi del poeta salentino - nato ed affermatosi a Bari, prima di trasferirsi a Roma - sono diventati spartito, coreografia e ritmo di canti, musiche originali e danze-recitate per offrire al pubblico un’esperienza esclusiva e suggestiva grazie alle letture di Antonio Minelli, che ha curato anche la direzione artistica della serata, con il canto ammaliante della violoncellista spagnola Pilar Almalé - accompagnata dalla chitarra di Alex Comin - la partecipazione dell’ensemble Ecovanavoce (Paolo Fontana, Fabio Lorenzi, Chiara Meschini, Carlo Travierso) e la performance di Mimmo Iannone con gli interventi musicali diretti da Fabio Lorenzi.
A toccare le corde delicate e coinvolgenti dell’emozione, che si è fatta malinconia e nostalgia - pur rallegrate dalla brillante conduzione della serata di Antonio Stornaiolo - è stata la presentazione del video realizzato con l’Intelligenza Artificiale (utilizzando immagini di repertorio e l’archivio letterario del poeta), per avere la possibilità di “riviverlo” dando vita ad una forma moderna di eredità della sua opera, che può diventare modello formativo ‘innovativo’ per catturare attenzione e interesse di alunni, studenti e giovani passioni.
Un modo come un altro per testimoniare l’utilizzo ‘virtuoso’ di nuove tecnologie, che in questo caso ha portato Bodini al presente, non solo per significarne la sua straordinaria attualità, ma anche per rimarcare il legame inscindibile tra la sua poetica, la sua visione del mondo e le forme d’arte più moderne.
Titolo dato alla serata “L’Irreale Meridione - Dal Barocco al Sogno Contemporaneo” per sottolineare l’importanza di Vittorio Bodini come interprete dell’anima meridionale e come autore capace di esplorare i solchi della terra pugliese, attraverso le testimonianze di Anna Dolfi, Raffaele Nigro e Simona Cives.
Nonché i riconoscimenti attribuiti a Paola Laskaris - la professoressa titolare della stessa cattedra di Letteratura spagnola dell’Università di Bari di Vittorio Bodini - che ha promosso la traduzione dell’opera bodiniana in Spagna e di recente ha pubblicato, per l’editore madrileno Visor, la raccolta Metamor y otros poemas (1945-1970); a Livio Muci, per il lavoro instancabile della Casa Editrice BESA; Anna Dolfi - Accademia Nazionale dei Lincei e studiosa dell’opera di Bodini quale strumento essenziale per comprendere la nostra contemporaneità; e a Simona Cives - Programmazione eventi culturali Roma Capitale e già Responsabile Casa delle Traduzioni.
Le intuizioni di Vittorio Bodini sulla provincia europea e sulla condizione del Mezzogiorno si rivelano oggi più attuali che mai. In un articolo su La Gazzetta del Mezzogiorno nel 1951, egli scriveva: “Io sono quasi spagnolo, Madrid dovrebbe essere la vera capitale del mio paese. Vi è in me la medesima combinazione di follia e di realismo che anima gli spagnoli. Le stesse inerzie febbrili e lo stesso bianco della calce contro il cielo”.
Què maravilloso!
(gelormini@gmail.com)