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Il Cammino dei Fari per segnare
le rotte dei moderni ‘pellegrini’

Antonio V. Gelormini

Il Cammino dei Fari italiani, e la proposta europea del 'Cammino dei troiani' dalla Bretagna al Bosforo. A Bari il Faro San Cataldo sarà 'La Casa dei Fari'.

Recuperare, riqualificare, rilanciare e valorizzare il cosiddetto patrimonio diffuso dello Stato, accrescendone il potenziale attrattivo e rendendolo funzionale alla capacità di trattenere i flussi di attenzione stimolati: siano essi turistici, culturali, paesaggistici o per certi versi socio-antropologici.

Fari loc

Antiche stazioni di posta, tratti ferroviari in disuso, ciclo-vie lungo gli acquedotti, ponti romani, casette cantoniere, caselli ferroviari, torri d’avvistamento ed ora anche i fari, costituiscono un caleidoscopio a cielo aperto di opportunità, per arricchire e variegare - sull’onda di un rinnovato orgoglio promozionale dei territori - un’offerta turistica esperienziale dai contorni fortemente identitari.            

Se ne è parlato a Bari al Convegno Nazionale per il “Cammino dei Fari italiani”, dove per la prima volta gli esperti si sono riuniti in Fiera del Levante, nello Spazio 152 della Regione Puglia. Il naturale approdo di una “navigazione di lungo corso”, promossa dai lavori di Enrica Simonetti: “Luci sull’ Adriatico. Fari tra le due sponde” e “Luci ed eclissi sul mare. Fari d’Italia”, pubblicati da Laterza, nonché dagli stimoli editoriali della collana “Fari dell’Adriatico” di Adda Editore, dedicata al faro di Leuca, il faro San Cataldo e il porto di Bari, il faro di Punta Penna e quello di Manfredonia e infine il monumentale faro di San Vito a Taranto.

Patruno colonne

L’occasione per Aldo Patruno, direttore Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, e per Silvio Maselli, assessore alle Culture e al Turismo del Comune di Bari, di annunciare che all’interno del Faro di San Cataldo, a Bari, nascerà "La Casa dei Fari" (la prima in Italia), per raccogliere cimeli da collezione e raccontare la “galassia marina” dei fari e dei loro custodi, attraverso i diari di bordo degli stessi fari, le storie letterarie e quelle cinematografiche ispirate dal fascino di queste suggestive ‘sentinelle’ costiere.

“Sul Faro di San Cataldo - ha sottolineato Maselli - ci siamo mossi con l’ossessione di ricucire il rapporto tra la città e il mare. Da qui l’idea di realizzare una Casa - Museo, che punti a rendere fruibile la struttura insieme al Parco di San Cataldo e che - tra l’altro - ospiterà un’esposizione delle radio e dei primi strumenti che consentirono a Guglielmo Marconi di provare, dalla sommità di questo faro, le prime onde radio tra Bari e Bar in Montenegro”.

Fari san cataldo alba

“Questa occasione di confronto multidisciplinare - ha dichiarato Aldo Patruno in teleconferenza da Parigi - non è estemporanea, ma è il risultato di un percorso di valorizzazione di questo patrimonio e di un’attività di ricerca avviati da tempo dal Politecnico di Bari. Mettere in rete alcuni pezzi eccellenti di questa offerta immobiliare deve essere una componente essenziale dell’offerta culturale e turistica”.

“Con la forte spinta innovativa - ha puntualizzato Patruno - di un processo culturale che deve partire dalla scuola, coinvolgendo i ragazzi. Dallo studio alla contemplazione, i fari si prestano a un florilegio di funzioni; il cammino sulle loro rotte può creare una rete infrastrutturale e ricettiva complementare, in grado di promuovere il territorio, declinando originalmente lo stesso concetto di accoglienza".

Fari Simonetti Com

"Il faro con il suo linguaggio muto, che può essere capito in tutto il mondo, è anche paesaggio e storia - ha detto Enrica Simonetti - il più antico d’Italia è quello di Genova, ma famoso è anche quello di Trieste. Studiarli e tornare ad interessarsi ad essi è importante, perché queste strutture silenti raccontano l’Italia di fine ’800″.

“Quello dei fari è un paesaggio complesso ed esercita un dialogo costante con l’ambiente circostante”, ha ricordato l'architetto Giuseppe Carlone direttore della Collana sui fari di Adda Editore, “Molti fari sono stati progettati da ingegneri del genio civile e le maestranze che vi hanno lavorato, anche a Leuca e a Otranto, erano di altissimo livello. Quelli dell’Italia meridionale assumono particolare importanza con l’apertura del canale di Suez, quando gli stessi porti di Brindisi e Taranto, diventano strategici per gli scambi commerciali e le strategie militari".

Fari manf

A mettere l’accento sulle potenzialità di una rete di presidi esperienziali è stato Nicola Martinelli architetto del Dipartimento DICAR del Politecnico di Bari e organizzatore del convegno: “Per la loro distribuzione territoriale, il loro rapporto storico con contesti cospicui del paesaggio costiero, molto spesso i fari costruiscono relazioni fondamentali con altri sistemi territoriali come quello delle torri costiere, delle fortificazioni litorali pre e post unitarie, dei siti archeologici, degli edifici religiosi in punti terminali dei Cammini di Pellegrinaggio – ha proseguito Martinelli - che devono la loro importanza all’indissolubile rapporto con promontori, falesie, isole, grandi e piccoli bacini portuali”.

“Il faro infatti - ha precisato Daniela Mazzucca, responsabile dei progetti di Cooperazione Territoriale Europea per l’area Turismo e beni culturali della Regione Puglia - guarda la costa, ma come ponte verso l’interno e cioè per sviluppare il turismo che dal mare si sposta verso le zone interne come la Murgia ad esempio”.

Fari Simonetti pty

E proprio nel fascio riflesso di queste considerazioni che si è inserita la proposta di Antonio V. Gelormini - Esperto di Turismo e di Promozione del Territorio - in uno dei workshop tematici del Convegno, dopo aver messo in guardia dal richiamo ammaliante - ad alto rischio illusorio - delle sirene di una indiscriminata ricettività diffusa, avulsa dalla programmazione complementare dei relativi contesti territoriali (San Giovanni Rotondo e il lamento degli alberghi docet)), ha insistito nel non stravolgere la vocazione prima dei fari veri e propri “campanili silenziosi”: quella del richiamo, del segnale e della singolare capacità attrattiva.

Istanbul

La proposta: “Un ideale Percorso di Luce che si dipani lungo le rotte dei ‘troiani’, mettendo in relazione Troyes in Francia, Troia in Puglia e Truva in Asia Minore, - anche in occasione del Millennio dalla ricostruzione della cittadina in provincia di Foggia (2019) - che incroci la luce dei fari con i rosoni delle Cattedrali e delle chiese non solo italiani”.

“Con l’obiettivo di sviluppare un cammino di antica tradizione ‘pellegrina’ - ha aggiunto - in un gioco di sponda tra costa ed entroterra, tra la luce emessa e quella catturata dai rosoni persino nei riverberi; tra il segnale visivo ed intermittente dei fari e il richiamo melodico ed acustico dei campanili, ma anche tra la suggestione della devozione, della contemplazione e quella della speranza, del coraggio e della creatività umana”.

san mathieu bretagna

“Un Cammino Europeo con proiezione intercontinentale”, ha ribadito Gelormini, “Un itinerario, percorribile nei due sensi (e non unidirezionale come il Cammino di Santiago o la Francigena), che colleghi il Faro della punta di Saint Mathieu in Bretagna con quello sul Bosforo a Istanbul, porta europea sul continente asiatico, rimbalzando sulla Puglia: ponte italiano proteso verso l’Oriente”.

“Dall’Appia all’Egnazia e alla Traiana, le strade consolari - ha concluso - insieme alle rotte dei moderni naviganti, continuano a segnare le reti e le loro trame moderne, nella bellezza consapevole e più che mai evidente che: Il futuro è nelle radici!”.

(gelormini@gmail.com)