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'Il caso ENI a Bari', sostenibilità integrata al business aziendale

Sostenibilità integrata al business aziendale: "Il caso ENI a Bari", da colosso inquinante ad attore della sostenibilità.

Eni e sostenibilità. Fino a qualche decennio fa un ossimoro. Non è più così perché il colosso dell’energia nato nel 1953, presente in 60 paesi e con un fatturato pari alla spesa sanitaria nazionale, ha colto la sfida della transizione energetica, pianificando una strategia aziendale che ha fatto della sostenibilità il presupposto del suo modello di business.    


 

Il caso Eni, in quanto esempio di azienda globale che ha cambiato la sua strategia, passando dall’uso di fonti non rinnovabili  (petrolio, gas e carbone) ad un mix di fonti rinnovabili, è stato al centro di un incontro organizzato dal dipartimento di Economia e Finanza di Uniba, per spiegare e far conoscere agli studenti come si muove oggi un player mondiale sul tema della sostenibilità.

Per affrontare un tema al centro del dibattito pubblico come  la sostenibilità - ha detto il professor Vito Peragine direttore del dipartimento di Economia e Finanza di Uniba -  abbiamo deciso di farlo con Eni. Non a caso abbiamo pensato di offrire ai ragazzi la vision di un’azienda globale che negli anni si è trasformata ed oggi è al centro di un processo di cambiamento nella produzione di energia".


 

"Un processo che è probabilmente la risposta più convincente ed anche la più ambiziosa, al problema del cambiamento climatico legato all’inquinamento. Può sembrare un paradosso che un’azienda che opera nel settore principale responsabile dell’inquinamento, parli di sostenibilità. Ma è proprio lì - ha sottolineato Peragine - che occorre incidere, ovvero sulla modalità della produzione dell’energia. Quello della transizione energetica sarà un processo lento che determinerà conversioni aziendali, una rivoluzione industriale a tutti gli effetti con conseguenze nel campo dell’economia. Parlarne con un’azienda come l’Eni – ha concluso - è una occasione unica di crescita per i nostri studenti".  

Aula Magna della Facoltà di Economia gremita, segno di quanto interesse susciti un’azienda complessa come Eni, che ha dovuto adattare e rivedere completamente il suo approccio di business rispetto al tema della transizione energetica. “Una transizione quella di Eni - ha sottolineato Anna Lucia Muserra, docente di Economia Aziendale di Uniba - etica e socialmente giusta. L’obiettivo della decarbonizzazione entro il 2050 viene perseguito senza tralasciare la dimensione sociale di questa trasformazione. Un impegno che ha una grande portata formativa per i nostri studenti".


 

"Quello che ci auguriamo è che i ragazzi comprendano come questa azienda nella creazione di valore di lungo periodo, nella riduzione dei rischi di impresa, abbia consapevolezza del ruolo della partecipazione degli stakeholder ( comunità finanziarie, policy maker, le associazioni, l’opinione pubblica) cercando di includerli nel processo di transizione e renderli parte, in maniera tangibile, dei benefici che la transizione porta". 

Convertire, diversificare, bonificare sono le azioni che hanno accompagnato l’Eni spa nel percorso virtuoso verso la sostenibilità ambientale declinata ormai in tutte le sue linee di business ( estrazione, sviluppo ed estrazione di gas naturale ed olio, generazione di energia da fonti rinnovabili, raffinazione, chimica). Una strategia che va di pari passo con gli obiettivi climatici globali.


 

Di come si costruisce il piano strategico prima e industriale poi, di come viene comunicato al mercato, delle dinamiche interne e delle connessioni con il mondo esterno degli stakeholder ai vari livelli, ha parlato Filippo Ricchetti, formatosi proprio ad Economia a Bari e oggi responsabile Pianificazione Controllo e Assicurazioni di Eni spa.

Con una disamina accurata su come nasce una strategia aziendale che cambia a seconda degli scenari che cambiano, sugli obiettivi all’origine della stessa che non possono mai distrarsi rispetto al fattore economico, Ricchetti ha toccato i rapporti con l’azionariato, con le banche, con le agenzie di rating, tutti attori che concorrono agli obiettivi di Just transition della holding.


 

In particolare ha spiegato il modello satellitare di Eni, che consiste nello staccare pezzi dalla holding madre, creando società autonome (Enlive, Eniplenitude) che messe sul mercato, attraggono investimenti diventando capaci di autofinanziarsi, vivere di luce propria e investire sui propri asset. Un modello che ha riguardato in partenza la filiera produttiva di energia rinnovabile e successivamente è stato esteso anche alle filiere energetiche tradizionali. E se da un lato la transizione ha stimolato gli investimenti sulle fonti rinnovabili, dall’altro i sistemi tradizionali, che non sono stati abbandonati, stanno progressivamente rispondendo alle esigenze di sostenibilità: utilizzo crescente della componente di gas rispetto al carbone (il gas inquina la metà del carbone), investimenti nella messa a punto di tecnologie che riducono le emissioni.  

Di Valutazione dei rischi e delle opportunità associate all’attività produttiva ha parlato, infine, Luca Cencioni, Responsabile Group Accounting Policy e Bilancio Eni Spa.

(gelormini@gmail.com)