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Il Nino Rota di Tino Sorino, viaggio in 600 con seicento foto e cartoline

di Antonio V. Gelormini

Il libro di Tino Sorino, giornalista de 'La Gazzetta del Mezzogiorno' come una colonna sonora per immagini della vita di Nino Rota: appulo-lucano d'adozione.

Seicento tra foto e cartoline per raccontare il viaggio in 600 di Nino Rota, tra Puglia e Basilicata, che in realtà è un viaggio nella vita dell’illustre compositore, attraverso i ricordi di quegli amici che ne hanno conservato “viva” la memoria, tramandando ai figli e ai nipoti il ricco materiale che documenta una storia ricca di suggestioni.

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Grazie al loro contributo e a un appassionato lavoro di ricerca, nel libro di Tino Sorino “In Seicento o a spasso con Nino Rota” - Nep Edizioni, 2020 si compone il ritratto di un artista che, al centro della sua vita, poneva la musica e la scuola; un uomo che era mite, buono e autentico, che incantava il mondo con i suoi capolavori e che tutti volevano o avrebbero voluto avere come amico.

“Era, appunto, da aprile 2017 che covava in me il forte desiderio di raccontare un singolare viaggio nella vita del Maestro Rota e di coloro che condivisero con lui parte della loro vita per amicizia, per amore della musica o per lavoro”, spiega l’autore rutiglianese Tino Sorino, 67 anni, collaboratore de “La Gazzetta del Mezzogiorno” e autore di diverse pubblicazioni.

“Ed è stato proprio uno di essi, il tenore Franco Di Pierro che, lavorando in Conservatorio con Nino Rota, mi trasmise la sua devozione e la sua ammirazione per il Maestro - ricorda Sorino - sentito più come amico che come dirigente. E fece nascere in me, che già amavo la sua musica, una forte motivazione alla ricerca”.

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“Gli altri li ho conosciuti strada facendo - aggiunge l’autore - lungo un percorso che mi ha portato a Noicattaro con Di Pierro, a Torre a Mare con la famiglia De Mattia (proprietari della casa dove Rota abitò a lungo), poi, a Monopoli con Vito Saponara, nipote del Senatore Russo, con Simonetta Fiume, figlia del musicista Orazio, e, infine, a Bari con Velia Muto-Giannelli, la nipote di Prudenzina, l’amica speciale di Nino Rota”.

“Con tanto materiale a disposizione - prosegue Sorino - ho potuto continuare il mio lavoro, sulla scia delle precedenti ricerche, con una attenzione particolare non solo al recupero di foto storiche, ma soprattutto alle cartoline: un mezzo che Nino Rota utilizzava moltissimo e, non solo nei suoi viaggi all’estero, per comunicare con gli amici”.

La novità di questo volume, infatti, è proprio nell’apporto delle lettere. Insieme al contributo prezioso, fatto di tante piccole tessere di un mosaico della memoria di tanti grandi Maestri di oggi, che furono suoi allievi: da Michele Marvulli a Rino Marrone, da Nicola Scardicchio, a Michele Cellaro, Laura Iacobelli e Donato Divittorio.

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Una nuova storia con tantissime presenze - protagonisti, semplici o casuali comparse e contesti rurali o popolari - per un progetto di non facile realizzazione; che, nonostante la pandemia, vuole essere una sorta di colonna sonora - per immagini - della vita di un musicista, che ha fatto delle note e degli spartiti il sottofondo melodico di un’intera esistenza.

(gelormini@gmail.com)

 

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Un ritratto intimo di Nino Rota, nella Prefazione di Nicola Scardicchio

Compositore, direttore d’orchestra, docente di “Storia della musica” al Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari

Ormai la letteratura musicologica su Nino Rota comincia a diventare copiosa e spesso ricca di spunti di notevole rilevanza: che sia stato uno dei più importanti compositori del Novecento è cosa ormai chiara ed evidente per moltissimi motivi specificamente musicali, ma non solo musicali, occorre dire.

In alcune monografie o saggi relativi al Compositore compaiono anche note biografiche abbastanza significative. Quello che però subito risulta al lettore interessato è il fatto che, in fin dei conti, al di là delle notizie ‘cronachistiche’, riferite agli eventi riscontrabili della vita artistica di Rota con opportune ricerche, emerge evidente l’estrema discrezione di cui il musicista sempre rivestì la propria persona. Spesso anche chi gli era vicino non era a conoscenza di sue amicizie, frequentazioni, affetti, interessi extramusicali e, soprattutto, di azioni da autentico benefattore che operava nel più assoluto silenzio, e con generosità davvero straordinaria.

Ecco allora che il libro di Tino Sorino si aggiunge al già ricco catalogo degli scritti su Nino Rota con un particolare motivo di interesse: è un libro che raccoglie e mette in ordine molte informazioni provenienti dalle fonti  più diverse ma anche più significative, la voce di persone che con il Maestro ebbero in modi diversi consuetudine, affetto, occasioni di incontri e conoscenze per lavoro, per interessi culturali, per affinità e sensibilità specifiche che non sono contemplate né contemplabili in lavori di taglio specificamente critico-scientifico, storico o musicologico.

Sono le voci di amici, colleghi, collaboratori che ci riportano ricordi vivi e reali della loro esperienza di persone vicine in qualche modo ad un uomo che univa alla timidezza della persona un’educazione tale da renderlo oltremodo rispettoso degli altri, fino ad essere indotto a tirarsi indietro piuttosto che invadere la sfera personale di chiunque, senza far differenza tra grandi personalità dell’arte, della cultura o della scienza ed i giovani allievi del Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, di cui fu prestigioso direttore fino al 1977.

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Sarà utilissimo ma anche divertente leggere un libro in cui compaiono testimonianze interessanti come quella, ad esempio, di Vilia Muto, nipote di Prudenzina Giannelli e quindi testimone di infinite occasioni di incontri tra Rota e la sua famiglia, ricordando sempre che, scomparsa la madre Ernesta, Rota voleva sempre accanto Prudenzina (per noi ‘zia’ Prudenzina) mentre componeva: il suo modo di ascoltare ed esprimere pareri non tecnici ma emotivi era per il compositore un immediato termine di valutazione circa la sua creazione, la sua percepibilità e capacità di trasmettere emozioni sincere e non deviate da pose intellettualoidi o saccentemente astruse.

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E così è per i nomi del maestro Michele Valerio, di Franco Di Pierro, testimone ‘interno’ della vita del conservatorio barese, di Peppino De Cataldo, del Senatore Russo, di tantissimi personaggi che con Rota ebbero confidenza e che su Rota hanno potuto dire qualcosa di riservato ma anche di molto utile nel definirne la personalità di grande musicista e di uomo buono e generoso.

Il lettore di questo succoso libro di Tino Sorino, proveranno certamente la bella sensazione di aver conosciuto più da vicino uno dei più grandi musicisti italiani del Novecento.