Il trionfo di Mattarella nei
commenti di scuola pugliese
Pino Pisicchio e Antonio Distaso, già palamentari pugliesi, e il trionfo di Sergio Mattarella nel segno di un metodo d'antica e colladuata scuola democristiana.
Solo due giorni fa, i forconi mediatici puntati contro il Capo dello Stato e quelli di piazza, pronti ad essere branditi in massa insieme al tricolore, non si contavano, alimentando un’inquietudine istituzionale che in molti temevano potesse assumere una pericolosa deriva ‘populista’.
Oggi, ‘passata la nottata’ - in stile tipicamente nazionale - non si conteranno i respiri di sollievo per celebrare il vero e proprio trionfo di Sergio Mettarella e di un metodo di antica e collaudata scuola democristiana.
E’ per questo che abbiamo deciso di commentare le evoluzioni politiche di queste ore, con due riflessioni di esponenti politici pugliesi, già parlamentari, che quella matrice - come una sorta di riserva staminale - conservano nel loro DNA politico di famiglia: Pino Pisicchio (Gruppo Misto) e Antonio Distaso (DIT). Entrambe le riflessioni sono state condivise sui rispettivi profili facebook.
Pino Pisicchio - "E la nave, finalmente, va. Anzi, per prudenza diremmo: “dovrebbe andare“. Dopo tre mesi dal voto, una giostra infinita di giravolte carpiate e quasi sette mesi di campagna elettorale urlata, parte finalmente il Conte I, il primo governo della nuova Repubblica, prende il via.
Sono un cittadino di questo meraviglioso paese e, al netto delle mie opinioni, peraltro note a tutti, non posso che augurare al professor Conte e alla sua squadra ogni bene. Rimane, però, aperta una questione politica grande come una casa, ed è quella di chi non si sente rappresentato dai colori gialloverdi.
Sia detto a chiare lettere: c’è un popolo senza partito. Un popolo fatto di ceto medio, di piccole e medie imprese, di reti associative, di lavoratori sindacalizzati, di pensionati, di mondi vitali di persone normali, insomma, di quelle che pagano le tasse e non chiedono nulla alla politica se non amministrare con decenza la cosa pubblica, di quelle che attingono l’informazione leggendo qualcosa di più che non Facebook e l’improperio sgangherato e vigliacco di qualche blog, e che non si lasciano impressionare troppo dai talk show.
Questo popolo, che ha la consapevolezza del disastro che potrebbe essere la nostra uscita dall’Europa, ma che non rinuncia a rinegoziare in modo più vantaggioso per gli interessi nazionali la nostra appartenenza all’Unione, che avverte l’orgoglio dell’essere nato in un paese tanto meraviglioso quanto sprecone, che è preoccupato per il destino dei propri figli e nipoti migrati in qualche capitale europea a fare master e coltivare progetti da esuli, questo popolo silenzioso non ha più rappresentanza. Se proprio vogliamo appiccicargli un’etichetta ideologica potremmo parlare di riformisti, di liberal-democratici, e, se piace il rimando all’esperienza francese, di “area macroniana”.
In verità si tratta di persone normali spaventate dall’esplosione dei basic instinct della politica nel tempo corrente, alla ricerca di una proposta credibile fatta da persone credibili, gente che non abbia consumato il suo credito in politica ma che abbia frequentato la politica in modo costruttivo. Insomma non dilettanti.
Ci sarà tempo per fare una proposta di senso? Non lo so. Mi domando, però, se possiamo fare a meno di provarci senza togliere qualcosa di importante agli italiani".
Antonio Distaso - "Aggiornamento: abbiamo un governo! Credo che, nelle condizioni date, sia la soluzione migliore possibile. Non è il mio Governo, ma, ovviamente, lo rispetterò. Rispetto a qualche giorno fa, devo comunque correggermi.
Avevo fatto i miei complimenti a Matteo Salvini per una conduzione politica della crisi che ho ritenuto al limite dell’azzardo politico e che, ritengo, avrebbe mantenuto se le circostanze lo avessero consentito, capitalizzando - nell’eventuale nuovo voto - una dote elettorale certamente più cospicua rispetto al 4 marzo.
Oggi, invece, i miei complimenti vanno a Sergio Mattarella il quale, a mio avviso, ha dimostrato lucidità nella lettura degli eventi anche nei momenti più confusi, consegnando così al Paese l’unica ipotesi di Governo in grado di ottenere una maggioranza parlamentare. Il Governo lo giudicheremo dai fatti, come ho sempre sostenuto dovesse essere, non con i pregiudizi.
Una notazione, infine. Alle elezioni io ho votato per una coalizione di centro-destra, così come, immagino, la stragrande degli elettori penta stellati abbia votato avendo in testa un unico partito. Non ho idea se questo possa essere davvero l’inizio della c.d. Terza Repubblica e peraltro l’affermazione richiederebbe una disamina più circostanziata.
Non è, comunque, il Governo voluto dagli elettori. È il Governo del compromesso possibile nelle condizioni date. Ostinandomi, infine, a volte contro ogni evidenza, a ritenere la Politica una cosa seria, non ho mai lontanamente immaginato di applicarle le categorie del tifo calcistico. Meno enfasi, dunque, e, finalmente, la parola ai fatti. L’Italia, tutta, noi, tutti, ne abbiamo molto bisogno
P.S. Non basta nominare un Ministro per il Sud, avrei voluto più Sud nel programma di governo. Anche qui, vedremo".
(gelormini@affaritaliani.it)