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Ilva, il dossier presentato al MISE con le osservazioni di PEACELINK
Il dossier di Peacelink con l'elenco dettagliato delle osservazioni sull'incontro al Mise con Arcelor Mittal e il ministro Di Maio sul futuro dell'ILVA.
Il dossier di Peacelink con l'elenco dettagliato delle osservazioni sull'incontro al Mise con Arcelor Mittal e il ministro Di Maio sul futuro dell'ILVA.
“Non vogliamo che Taranto diventi una nuova Zenica!”
Non vogliamo che Taranto diventi una nuova Zenica. Zenica è la città della Bosnia dove la popolazione sta protestando contro Arcelor Mittal per l’inquinamento. Ma Zenica non è la sola città dove Arcelor Mittal viene contestata dalla popolazione. Alcelor Mittal è contestata in tutto il mondo, e chiediamo al ministro Di Maio di commissionare una ricerca che prenda visione delle proteste globali contro questa multinazionale considerata spregiudicata da chi oggi nel mondo la contesta. Il nostro appello al ministro al Ministro Luigi Di Maio è di non consegnare le chiavi dell’ILVA ad una multinazionale al centro di conflitti ambientali laceranti.
Cittadini indifesi, Arcelor Mittal protetta dall’immunità penale
Con Arcelor Mittal verrebbe ripetuta l’esperienza traumatica della privatizzazione dei Riva, con la differenza che allora la privatizzazione avvenne con la magistratura attiva mentre oggi l’esperienza negativa della privatizzazione avverrebbe a favore del più grande colosso siderurgico mondiale con una magistratura fermata dai decreti salva ILVA e definitivamente paralizzata dall’immunità penale concessa dai governi Renzi e Gentiloni fino al 2023. Taranto e i suoi cittadini sarebbero completamente indifesi e ciò che temiamo è un’esperienza ancora più devastante di quella avvenuta con i Riva. Per questo chiediamo al ministro Di Maio di fermarsi ora che è ancora in tempo e di non consegnare a Mittal lo stabilimento dell’ILVA, caratterizzata da irrisolte criticità ambientali che non saranno risolte da chi nel mondo è contestato dalle comunità locali.
Un atto di saggezza e di umanità
Al ministro Di Maio chiediamo un atto di saggezza e di umanità. Lo chiediamo in nome dei bambini di Taranto, in nome dei tanti piccoli Lorenzo Zaratta che oggi combattono con il cancro. Taranto è la città che ha un eccesso di tumori infantili del 54%. A Taranto gli impianti dell’area a caldo sono posti ancora sotto sequestro in quanto “pericolosi”. Consegnare tali impianti a chi nel mondo è contestato per le sue pratiche ambientali è cosa che non ci aspetteremmo mai e poi mai dal ministro Di Maio, capo politico di un movimento che ha vinto a Taranto le elezioni promettendo la chiusura dell’ILVA e che ha inserito tale obiettivo nel programma di governo.
“Addendum migliorativo”: gli equivoci di Arcelor Mittal
Oggi viene presentato il cosiddetto “addendum migliorativo” che dovrebbe segnare un salto di qualità rispetto al pessimo piano ambientale accettato dall’ex ministro Calenda. Ma questo salto di qualità - oggi annunciato nel tavolo interistituzionale convocato dal ministro Di Maio - è un bluff, anzi vogliamo segnalare che il cosiddetto “addendum migliorativo” nasconde delle sorprese negative che PeaceLInk - dopo un attento e rigoroso esame tecnico - ha l’obbligo di comunicare all’opinione pubblica. L’addendum migliorativo si apre annunciando nuovi “filtri ibridi” per contenere le polveri sottili ma tali filtri hanno prestazioni peggiorative rispetto agli attuali filtri in uso all’ILVA. Sul sito di PeaceLink è online la documentazione tecnica che consente di fare una comparazione fra gli attuali filtri dell’ILVA e quelli proposti da Arcelor Mittal. Il risultato è impietoso: i nuovi filtri di Arcelor Mittal promettono di contenere sotto i 20 milligrammi a metro cubo le polveri sottili mentre gli attuali filtri dell’ILVA consentono di contenere le polveri sottili sotto i 6 milligrammi a metro cubo: in che cosa consisterebbe il miglioramento? Che razza di addendum2migliorativo è un documento che vuole installare filtri con prestazioni ambientali peggiori di quelli attualmente in uso?
Le polveri sottili dell’acciaieria di Gent (Belgio)
Con l’addendum migliorativo di Arcelor Mittal al piano ambientale la situazione dell’inquinamento a Taranto non migliorerebbe almeno sotto il profilo delle polveri sottili emesse dai camini degli impianti più inquinanti. Prova ne è il fatto che l’acciaieria di Gent in Belgio, gestita da Arcelor Mittal, ha emissioni di polveri sottili di gran lunga più elevate dello stabilimento ILVA di Taranto, con la differenza che l’acciaieria di Gent è confinata in bosco a trenta chilometri dall’abitato, mentre l’ILVA è a duecento metri dalle case del quartiere Tamburi. E' interessante accostare i numeri di queste emissioni a quello dello stabilimento Ilva di Taranto, infatti in alcuni casi l'acciaieria di ArcelorMittal emette più inquinanti dell'Ilva se prendiamo in considerazione il PM10: Ilva per il 2014 dichiara 217 tonnellate contro le 1020 di ArcelorMittal. La nostra valutazione dell’addendum al piano ambientale è pertanto negativa per ciò che riguarda il contenimento delle emissioni delle polveri sottili dagli impianti inquinanti.
La mancanza di adeguate fideiussioni
PeaceLink sottopone all'attenzione del Ministro Di Maio e del Ministro Costa la mancata attuazione - in questa procedura - di norme di legge importantissime. In particolare va applicato il DM Ambiente del 26 maggio 2016 sulle garanzie finanziarie per gli impianti sottoposti ad AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). La disposizione fa riferimento all'articolo 29-sexies del dlgs 152/2006 che INSERISCE, al comma 9-quinquies, tra le condizioni di rilascio dell'AIA stabilite dall'Autorità Competente (il Ministro dell'Ambiente), L'OBBLIGO per il gestore di adottare misure finanziarie per rimediare eventuali fenomeni di inquinamento. A tal fine l'AIA deve pertanto prevedere garanzie finanziarie da prestare il favore della Regione. Tale fondo di garanzia è una sorta di polizza assicurativa per Taranto nel caso Arcelor Mittal inquini, congelando una somma in caso dovesse scattare il principio "chi inquina paga". Di tutto ciò non vi è traccia nell'addendum migliorativo e di questo non si è parlato nella procedura di vendita con quell'attenzione e quel rilievo che ci saremmo aspettati. Non inchinarsi di fronte ai poteri forti significa usare con sapienza la legge a tutela dei cittadini e porla al di sopra dei poteri forti, qual è quello di un colosso multinazionale come Arcelor Mittal.
Procedura extra legem
Rammarica dirlo ma il ministro Di Maio ha seguito una procedura extra legem affidando ad Arcelor Mittal il compito di rendere più stringenti le condizioni al piano ambientale. Affidare alla mano privata il compito di scriversi le regole è un assurdo: deve essere la mano pubblica a scrivere le regole a cui il privato si deve attenere. Con questo addendum siamo in pieno conflitto di interesse, in quanto il privato si fa le sue regole e si scrive i miglioramenti su misura, e Arcelor Mittal non ha scritto un addendum migliorativo reale ma ha scritto ciò che riteniamo un bluff mediatico. Molte prescrizioni rimangono infatti posticipate al 2023 (ad esempio i certificati antincendio per altoforni e cokerie!!) e quella data rimane invariata per tante cose che dovevano essere già realizzate nel 2014. Solo il parco minerali e il parco fossili viene anticipato di dodici mesi, ma senza penali questo annuncio ha il valore di una semplice promessa e di promesse non mantenute è costellata l'intera storia dell'ILVA degli ultimi anni.
La copertura dei parchi minerali
E veniamo alla copertura dei parchi primari: non è prevista la copertura del parco loppa. Eppure dal parco loppa si solleva una polvere finissima come il borotalco, di colore grigio. Se ne è parlato poco e non a caso di quell’area non viene citata la copertura. La copertura dei parchi minerali viene distinta in due fasi, quella della copertura del parco del minerale di ferro e quella della copertura del parco fossile (che contiene il carbone). Facendo questa distinzione possono sembrare pochi i 15 mesi previsti per la copertura del parco minerali, ma quella è solo una parte del materiale scoperto, è quella rossastra. Viene previsto un ulteriore lasso di tempo per il parco fossile con una conclusione dei lavori in anticipo rispetto al piano Calenda. Ma tutto questo non è sufficiente perché la parte più pericolosa che staziona all’aperto è quella dei rifiuti speciali (polverino d’altoforno, scaglie, fanghi e altre scorie di lavorazione) di cui non si parla nell’addendum migliorativo. I tarantini respirano quei rifiuti speciali durante i wind days. In ogni caso il cronoprogramma complessivo può diventare un bluff se non vi sono penali per la non esecuzione dei lavori e se non vengono introdotte fideiussioni a garanzia dell’effettiva realizzazione dell’opera di stoccaggio al chiuso.
Il GRF scoperto
Da notare: nulla è previsto nell’addendum migliorativo per il GRF, un impianto dove viene scaricata a cielo aperto la scoria liquida con modalità ottocentesche, alla presenza di operai che respirano i fumi, quando in altre acciaierie già dagli anni Settanta queste operazioni avvenivano al chiuso, senza operai, e con le operazioni telecomandate dall’esterno. Se non si adottano questi interventi vuol dire che si sta ripercorrendo la vecchia strada degli aggiustamenti e dei rattoppi di una vecchia fabbrica degli anni Sessanta.
Fermare l’area a caldo per rispettare la legge
Attualmente l’area a caldo ILVA costituisce un pericolo per la salute e per l’ambiente e tali impianti sono sotto sequestro. PeaceLink ritiene che l’ILVA vada fermata perché non a norma e per le prescrizioni non rispettate. La legge (art. 29 decies del dlgs 152/2006) prevede il fermo degli impianti non a norma che possono costituire un pericolo per la salute e per l’ambiente e solo grazie al DPCM 29/9/2017 la legge è stata sospesa fino al 2023. Aggiungiamo che il piano di Arcelor Mittal - sulla base della nostra analisi tecnica - potrebbe addirittura portare al peggioramento della già critica situazione ambientale della città di Taranto, alla luce del fatto che viene fornito uno scudo penale alla multinazionale la quale è tenuta a rispettare un piano ambientale scritta da se stessa. Tutto questo avrà un esito che valutiamo catastrofico per Taranto. Lo diciamo non per partito preso ma dopo aver studiato le proposte tecniche di Arcelor Mittal.
I filtri ibridi dell’addendum migliorativo
Ci soffermeremo nella parte seguente sui filtri ibridi che Arcelor Mittal vorrebbe adottare al posto dei filtri Meros (utilizzati nell’acciaieria di Linz della VoestAlpine). I filtri a manica Meros dall’8 marzo 2016 dovevano essere già installati ma il cronoprogramma non è stato 2 rispettato. Essi avrebbero dovuto garantire un dimezzamento della diossina e un taglio drastico dei più pericolosi inquinanti come mercurio, piombo e polveri sottili. Non sono stati installati in quanto costosi, ma che avrebbero capacità di filtraggio del 99% degli inquinanti più pericolosi. Nell’addendum “migliorativo” di Arcelor Mittal questi filtri particolarmente avanzati e costosi scompaiono. Al loro posto appaiono invece i “filtri ibridi” per l’impianto di sinterizzazione. Parliamo dei filtri che dovrebbero ridurre le emissioni del camino più alto d’Europa, il camino E312, alto 212 metri e con una portata di circa tre milioni di metri cubi per ora. Ma questi filtri ibridi hanno prestazioni ambientali talmente inadeguati ad un camino del genere che gli attuali filtri dell’ILVA funzionano addirittura meglio. Di fronte alle prestazioni ambientali dei “filtri ibridi” di Arcelor Mittal sarebbe addirittura preferibile lasciare le cose come stanno. Se questo è l’addendum migliorativo presentato da Arcelor Mittal al ministro Di Maio ci permettiamo di esprimere un fortissimo dubbio sui “miglioramenti” di cui parlava il ministro. Ma vediamo perché questi filtri non riteniamo che miglioreranno la situazione. I dati e i numeri che abbiamo raccolto da fonti tecniche specializzate sono impietosi.
Filtri ibridi: non diminuiscono le polveri sottili
I filtri ibridi sono una tecnologia sviluppata da Arcelor Mittal e adottata in altre propri impianti nel mondo, fra cui Zenica (Bosnia) e Gent (Belgio). Vengono presentati come un’innovazione ma in realtà le prestazioni di questi filtri sono modeste in quanto promettono di mantenere le emissioni sotto i 20 milligrammi di polveri a metro cubo quando già ora le emissioni medie di polveri dall’impianto di sinterizzazione dell’ILVA di Taranto sono a 5,6 milligrammi a metro cubo. 3 Scrive Arcelor Mittal: “Un nuovo filtro ibrido capace di mantenere i livelli di emissioni delle polveri dall’impianto di sinterizzazione al di sotto dei 20 mg/Nm3 stanziato dall’Ue. Il colosso ArcelorMittal ha presentato un nuovo investimento da 3 milioni di euro sull’impianto bosniaco di Zenica”. 4 E aggiunge sulla medesima scheda tecnica: “I medesimi filtri sono già in fase di installazione anche sugli impianti di Gent in Belgio”. Ma quali sono i risultati che Arcelor Mittal ottiene con questi filtri a Gent? I risultati non sono buoni: 1020 tonnellate/anno di PM10. Inquina di meno l’ILVA di Taranto le cui emissioni annue dichiarate sono 217 tonnellate. 5 In buona sostanza l’impianto siderurgico di Gand in Belgio, dotato dei filtri “innovativi” detti “filtri ibridi” sviluppati da Arcelor Mittal ha emmissioni di polveri sottili 4,7 volte superiori rispetto a quanto dichiarato dall’ILVA sul registro europeo EPRTER.
Mancata bonifica integrale del territorio
Arcelor Mittal si impegna a effettuare lavori di decontaminazione solo fino a 200 milioni di euro, di cui chiederà tra l’altro il rimborso ai Commissari nell’ambito del pagamento delle quote contrattuali. Tale cifra è largamente insufficiente. Ed è irrisolto il problema di chi pagherà l’inquinamento da diossina della campagna di Statte. L’ILVA è stata infatti individuata come responsabile dell’inquinamento nell’ambito di un procedimento che ha portato all’istituzione di un tavolo tecnico da parte della Provincia, responsabile del procedimento basato sull’articolo 244 del TUA. Segnaliamo che emergono in tale procedimento tre cose particolarmente importanti: 1) l’apposito piano di caratterizzazione del territorio di Statte (a nord dell’ILVA) ha in particolare accertato - oltre a vari superamenti dei limiti di legge per vari inquinanti - una forte contaminazione da diossine (PCDD) e furani (PCDF) per quanto riguarda i terreni; 2) la Provincia di Taranto - al fine di applicare il principio “chi inquina paga” - ha dovuto avviare - avvalendosi di un tavolo tecnico - un procedimento amministrativo finalizzato ad individuare il responsabile del superamento delle Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC), ai sensi dell’articolo 244 del Testo Unico Ambientale (dlgs 152/2006); 3) alla conclusione di tale procedimento - leggiamo dalla documentazione - la Provincia di Taranto ad aprile “individua il responsabile dell’evento di superamento delle CSC per la matrice ambientale suolo, relativamente ai parametri PCDD/F, nel gestore dell’impianto siderurgico: società ILVA SPA”. I Commissari hanno fatto ricorso al TAR opponendosi a tutti gli enti locali e persino al Ministero dell’Ambiente. Abbiamo chiesto al ministro Di Maio che il ricorso dei Commissari (che dipendono da lui) venga ritirato e che sia applicato il principio “chi inquina paga”.
Report di aggiornamento
Con il nuovo piano ambientale i report di aggiornamento che attualmente sono trimestrali avrebbero cadenza semestrale per le emissioni e annuale per l’avanzamento dei lavori.
Arcelor Mittal contestata per le sue pratiche ambientali
Un articolo del Guardian del 14 febbraio 2017 sullo stabilimento di Arcelor Mittal a Zenica in Bosnia. L’articolo non presenta un quadro positivo. Il titolo dell’articolo è “Zenica, Bosnia: la città dell'acciaio dove persino prendere fiato può essere una lotta”. L’articolo comincia così: “Le nuvole di cenere dominano il cielo di Zenica, con molti che accusano l'inquinamento atmosferico di ArcellorMittal, il più grande produttore di acciaio al mondo e un importante datore di lavoro qui”.
Noi ci chiediamo come possa il ministro Di Maio avere fiducia in una multinazionale che in Bosnia si comporta così?
L’articolo del Guardian sottolinea come Mittal non appare in grado di mantenere gli standard ambientali minimi. Sembra che l'impianto stia operando - si legge nell’articolo - senza un valido permesso e che non ci siano miglioramenti nella riduzione delle emissioni. L'impianto era stato acquistato da Mittal nel 2004 che aveva assicurato avrebbe fatto tutti gli investimenti necessari per la protezione dell'ambiente.
Dopo più di dieci anni nessun investimento significativo sarebbe stato fatto in tal senso. L'articolo parla di una casa che viene riempita da fumo nero ed acre, tanto da far dire a chi ci abita che "a volte c'è così tanta polvere che non ci crederesti". A volte trova in casa della polvere scintillante in aggiunta a quella normale. L'articolo aggiunge che molti giovani stanno lasciando Zenica in cerca di lavoro e di aria più pulita. Ma questo non è l’unico articolo che presenta un quadro molto critico delle realtà in cui Arcelor Mittal opera. Si veda anche questo https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/Zenica-protesta-contro-la-ArcelorMittal-89510 Si legge che Zenica “è la città più inquinata della Bosnia Erzegovina”, e che i suoi cittadini “sono scesi in piazza per difendere il proprio diritto ad un'aria pulita. Protestano contro l'acciaieria Arcelor Mittal, rea di superare i limiti delle emissioni nocive e di non introdurre filtri ai propri impianti”.
Purtroppo facendo un’indagine approfondita si scopre che dove è presente questa multinazionale dell’acciaio vi sono conflitti ambientali e forti proteste sociali. Immaginiamo cosa accadrebbe a Taranto dove vi è già un forte conflitto sociale e dove per di più i governi hanno posto una condizione inaccettabile per i cittadini ma che farebbe gola a qualsiasi acciaieria: l’immunità penale. Per Arcelor Mittal la garanzia dell’immunità penale consentirebbe di poter gestire il conflitto sociale e ambientale in condizioni di supremazia e al riparo dall’intervento della magistratura.
La garanzia dell’immunità penale è una situazione che c’è solo in Italia e che ha attirato Arcelor Mittal, abituata a gestire duri conflitti ambientali e a fronteggiare le proteste della popolazione. Le violazioni di Mittal sulle norme ambientali non è limitato ai paesi in via di sviluppo. Nell'agosto del 2006, l'Agenzia di Protezione Ambientale degli Stati Uniti ha citato Mittal Steel USA Inc. per presunte violazioni della salubrità dell'aria nella fabbrica dell'Indiana e dell'Ohio delle quali Mittal aveva preso possesso nel 2005. Lì le comunità locali sono assalite da elevati livelli di inquinamento e problemi di salute correlati. La risposta alle lamentele pubbliche è stata fiacca. Nella Repubblica Ceca la situazione è molto simile a quella dell'Ohio. Gli elevati livelli di inquinamento dell'aria vicino agli impianti sono stati criticati dai residenti per lungo tempo. Nel tardo 2007 e nella prima parte del 2008, è stata organizzata una petizione contro il comportamento irresponsabile di Mittal e diversi cittadini hanno fatto una causa legale contro Mittal a causa delle continue minacce per la loro salute.
Secondo un dettagliato dossier internazionale (https://bankwatch.org/documents/mittal_local_impacts.pdf) sui conflitti ambientali sembra inoltre che la politica aziendale in molti impianti di Mittal sia quella di mettere in pericolo la salute e la sicurezza dei suoi lavoratori e di chi si trova nelle vicinanze degli impianti, anche con il fine di accelerare la produzione.
Questo è sostenuto - con abbondante documentazione - da un gruppo di lavoro internazionale, contenente esperti e associazioni a livello internazionale. Si veda qui sotto. Contributors: Alena Miskun, National Ecological Center of Ukraine, Ukraine Blanche Weber, Mouvement Ecologique, Friends of the Earth, Luxembourg Dana Sadykova, Karaganda Ecological Museum, Kazakhstan Liz Ilg, Ohio Citizen Action, USA Sunita Dubey, groundWork, USA Pippa Gallop and Klara Sikorova, CEE Bankwatch Network Jan Šrytr, GARDE programme of the Environmental Law Service, Czech Republic Svetlana Spatar, Ecological Society Green Salvation, Kazakhstan Victor Munnik and Bobby Peek, groundWork, Friends of the Earth, South Africa Acknowledgements: Vaal Environmental Justice Alliance, South Africa Steel Valley Crisis Committee, South Africa Paul de Clerck, Friends of the Earth International Darek Urbaniak, Friends of the Earth Europe Report coordination: Sunita Dubey, groundWork, USA Pippa Gallop and Klara Sikorova, CEE Bankwatch Network Editor: Greig Aitken, CEE Bankwatch Network
Un altro aspetto importante riportato in questo dossier sembra essere la relazione di potere sbilanciata fra Mittal e il rispettivo governo. In molti casi chi deve prendere le decisioni politiche è riluttante a mettere pressione a Mittal perché raggiunga i suoi standard, anche per via del numero di lavoratori impiegati. Sembra che un'eccezione a questo sia costituita dal caso del Kazakistan nel quale Mittal paga una tassa sulla base delle emissioni di inquinanti. Ciò è stabilito in un contratto con il governo.
Ma in questo caso Mittal ha dimostrato di investire dei soldi per attività con ricadute social e ha richiesto una riduzione del 30% di questa tassa. Solitamente - si legge nel dossier - la regola è che i residenti e i lavoratori sono lasciati da soli a combattere per i loro diritti. In tutto il mondo le persone con i loro scarsi mezzi e risorse hanno difficoltà a mantenere Mittal responsabile e a proteggere le loro comunità