L'arte di Salvo D'Avila
dalla Puglia a Lisbona
Le Fotografie del pugliese Salvo D’Avila dal 20 novembre in mostra a Lisbona presso l’Istituto Italiano di Cultura
Lunedì 20 novembre presso l’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona, sarà inaugurata la mostra Il cibo può essere arte? (Can food be art?) Fotografie di Salvo D’Avila.
L’evento è organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona nell’ambito delle manifestazioni previste per la “II Seconda Settimana della Cucina Italiana nel Mondo - The Extraordinary Italian Taste”, promossa dal Governo e attuata dal MAECI e MIPAAF, in un’azione di squadra che coinvolge tutti gli attori pubblici e privati che rappresentano la cucina italiana e l’Italia nel mondo, con l’obiettivo di promuovere a livello internazionale le tradizioni culinarie ed enogastronomiche quali segni distintivi dell’identità e della cultura italiana.
La mostra, curata dallo storico dell’arte Lia De Venere, riunisce una serie di fotografie di nature morte dalla connotazione marcatamente pittorialista, realizzate negli ultimi cinque anni.
“D’Avila costruisce l’immagine in uno spazio esiguo - scrive del suo lavoro la curatrice - trasformando pochi frutti, ortaggi o pesci in apparizioni improvvise che squarciano il buio assoluto dello sfondo, richiamando alla mente le rare affascinanti minimali composizioni del pittore spagnolo Francisco de Zurbarán (1598-1664), giocate su netti e sapienti contrasti tra luci e ombre; oppure li immerge in una luminosità abbagliante, quasi un rimando alla pittura iperrealista di Luciano Ventrone, definito da Federico Zeri “il Caravaggio del XX secolo”.
“Avvicina ai nostri occhi le coppe e i canestri che li accolgono, posandoli a volte su tovaglie ornate da raffinati motivi decorativi come nei dipinti dell’età d’oro della natura morta nordeuropea o su superfici specchianti che rafforzano il carattere straniante della composizione. Mai una concessione a gratuiti virtuosismi nella cura assidua del dettaglio e nelle scelte cromatiche - raramente corrette in postproduzione - quasi la condivisione dell’idea che della pittura aveva Eugène Delacroix, per il quale “la prima virtù di un dipinto è essere una festa per gli occhi, ma ciò non significa che non vi debba essere posto per la ragione”.
La mostra resterà aperta fino al 10 dicembre 2017 e successivamente, dal 15 gennaio 2018 verrà trasferita a Roma, presso la biblioteca storica nazionale dell'agricoltura del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
Salvo D’Avila, romano d’adozione dal 2002, nasce in Puglia nel 1968. Sua madre è uno storico dell'arte e insieme a suo padre ha lungamente diretto una galleria di arte contemporanea. Salvo coltiva quindi la passione di famiglia per le arti visive, specialmente per la pittura, avvalendosi di un mezzo - la macchina fotografica - le cui basi tecniche consolida presso la Scuola Romana di Fotografia. I generi nei quali principalmente si cimenta sono quello del ritratto (in particolare di imprenditori e artisti, soprattutto circensi e danzatrici) e la natura morta (con vari soggetti). E' in questo genere che è più evidente la relazione tra la pittura, citata esplicitamente, e l'invenzione personale. La sua mostra d'esordio "Immagini rubate all'agricoltura" è nel 2012, in una location romana insolita e suggestiva: il mercato di Campo de' Fiori; ha tenuto mostre personali presso la galleria Le Muse di Andria (2014), l’Istituto Italiano di Cultura di Stoccarda (2015) e l’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo (2016).