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L'Europa, la Destra e l'Albania viste dal Salento

Klodiana Cuka, presidente dell'Associazione Integra Onlus, e la sua analisi su Europa e Destra osservate con lenti albanesi.

di Klodiana Cuka *

Tra qualche giorno saremo chiamati alle urne per decidere un cambiamento europeo, insieme a quello di oltre 3600 comuni italiani. Siamo chiamati a guardare al futuro, con i piedi nel presente e ben saldi per terra. Per questo, non si può ignorare il passato e soprattutto non si può e non si deve cancellare, con una spugna, ciò che con fatica e passo dopo passo è stato costruito negli anni che ci siamo lasciati alle spalle.

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Assistere in questi giorni a scene drammatiche e grottesche, mi ha causato un forte senso di nostalgia: C'era una volta un angolo nel Sud del Bel Paese, in cui nacquero dei veri e importanti statisti, dove una certa destra non aveva paura degli albanesi e dell'uomo nero, e dove si faceva a gara per implementare delle politiche sociali, di inclusione e di integrazione, che mettevano al centro la Persona, senza chiedere alcun passaporto.

Le candidature di persone amiche e amici fa rifiorire, in chi scrive, tanti ricordi. Ma non solo, porta e induce, in queste settimane di frenesia elettorale, a fermarsi per riflettere, partendo anche dalla propria esperienza personale di ex cittadina extracomunitaria (nata, cresciuta e formata in una dittatura), che si è messa più volte in gioco e in prima fila, con tanta voglia di fare, per rendere migliore la propria città di residenza e la regione che mi ospitarono appena ventenne.

Ricordo ancora l'adrenalina della prima campagna elettorale, primi anni 2000, tra i primi candidati immigrati, in una primissima esperienza, nella città capoluogo: Lecce, per il consigliere aggiunto, eletto dai cittadini extracomunitari residenti. Nel 2010 la mia candidatura per le regionali: un primato, come cittadina albanese, nel concorrere per un consiglio regionale, quello pugliese e l'anno dopo molto vicina alla candidatura per le europee. L'amore per la polis più che per la politica, con il coinvolgimento diretto nelle politiche di cambiamento, ha sempre affascinato il mio essere vulcanica, con instancabile voglia di fare e di costruire buone prassi.

Europa destra

Tuttavia, ciò che sta accadendo negli ultimi mesi in Italia, mi lascia molto perplessa, destando incertezza per il presente e preoccupazione per il futuro e mi costringe a riflettere profondamente su quanto stiamo vivendo, col timore di estendere lo sguardo verso il futuro che ci attende.

Chi mi conosce, oggi difficilmente riconoscerebbe Klodiana nelle sue scelte politiche di vent'anni fa. Mi piace sempre ricordare, con enfasi e tanta emozione, i primi passi verso il coinvolgimento politico nelle file di Alleanza Nazionale in Salento, seppur mai ho avuto una tessera di Partito.

Mi piaceva seguire gli incontri cittadini e regionali e anche quelli nazionali di Alleanza Nazionale e poi del Popolo della Libertà, perché in quella destra cattolica salentina trovavo i valori fondanti, troppo importanti per me e per i quali mio nonno, i miei zii, la mia famiglia e migliaia di miei connazionali avevano sacrificato tutta la vita - talvolta fino a persino perderla - nelle falci della tirannia comunista, socialista e spietata del dittatore Enver Hoxha.

I sacri valori che mettevano al primo posto nella vita di ognuno il Dio, la Patria e la Famiglia, riempirono di speranza e coraggio tutto il mio essere, della ventenne albanese arrivata da una terra martoriata, con una valigia piena di sogni, in una società libera e occidentale, dove ogni espressione e ispirazione spiccava il volo senza nessun impedimento.

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Libertà di pensiero e di parola che oggi, al di là di ogni immaginazione - per la prima volta - sento che vengono messe in discussione in Italia e per chi, come me, ha provato sulla propria pelle cosa volesse dire essere limitati nella libertà di pensiero, d’azione e di parola, è terrorizzante avvertire con terrore anche i minimi cenni di oscillazione della Democrazia. La cosa mi allarma e mi desta molta preoccupazione.

Nei primi anni novanta, insieme ai miei sogni, prendeva il vento anche il Tangentopoli. Qualche settima prima che io partissi dall'Albania: la strage di Capaci, che colpiva profondamente tutta l'Italia, con conseguenze devastanti. Da giovane curiosa e volenterosa di inserirmi pienamente nella società italiana, cercavo di approfondire ogni episodio che accadeva o che mi raccontavano, compravo libri nelle bancarelle, per approfondire la conoscenza degli statisti italiani e soprattutto capire le differenze tra la prima e la seconda Repubblica.

Tutto ciò mentre proseguivo gli studi all'Università e mi affacciavo allo Sportello Lecce Accoglie, del Comune di Lecce, che offriva assistenza ai migranti della città, aiutando come volontaria interprete di lingua albanese e russa. Uno Sportello, in un palazzo storico stupendo, interamente donato agli immigrati da un’amministrazione di destra.

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Iniziava così il mio inserimento lavorativo nella città di Lecce e venivo sempre di più assorbita da una serie di progetti e iniziative che l'amministrazione comunale, di destra, metteva in essere velocemente e con grandi risultati: nuovi progetti, un vero e proprio laboratorio di buone prassi, degne di essere raccontate e applicate anche fuori dai confini italiani.

Una serie di iniziative in sinergia e spesso anche con l'Amministrazione provinciale leccese, di sinistra, avendo sempre al centro delle politiche sociali e solidali la Persona. Con il passare degli anni, la ragazza albanese che in punta di piedi iniziava a varcare le soglie delle amministrazioni locali, inizia a collaborare con soddisfazione anche con la Regione, di destra, contribuendo nella redazione della delibera per la creazione dei Centri Interculturali.

Il primo di essi nasce proprio nella città di Lecce e anche qui le politiche sociali, migratorie ed europee, così come quelle sulla cooperazione internazionale, messe in campo appunto da un’amministrazione regionale di destra, non vengono affatto cancellate da quella di sinistra che ne sussegue, ma vengono ancora di più implementate e ampliate, portando la Regione Puglia davvero al centro del Mediterraneo e non solo per la posizione geografica.

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Ecco perché oggi faccio fatica a capire tutto quello che sta succedendo e mi domando dove andremo in questo Bel Paese. Io ho scelto con troppo amore questa ‘penisola’ baciata da Dio, per le tante bellezze e ricchezze che ha voluto donarle, e mi sento male - al pari di chi è nato qui e vede smantellare e regredire prima di tutto il buon senso, il senso etico e civico e anche il sistema delle politiche sociali e di inclusione, costruito con tanta fatica negli ultimi 30 anni, grazie al lavoro di uomini e donne che spesso si sono dimenticati l'appartenenza politica per il Bene Comune e per migliorare la vita della Persona.

Proprio per questo dopo essere nata come professionista in un contesto come quello salentino e pugliese, crocevia bipartisan di culture (politicamente parlando), dopo aver dato vita ad un profondo processo di autodeterminazione e di inserimento/integrazione civile e sociale con successo, in una Terra di frontiera, dove il diverso-straniero - seppur dopo un lieve iniziale velo di timidezza e diffidenza - veniva subito accolto, con tutto quello che il territorio poteva offrire (e la Puglia e il Salento con noi albanesi hanno dimostrato al mondo intero letteralmente cosa significhi l'accoglienza), non riesco a farmi una ragione di ciò che sta accadendo. L'Italia e gli italiani non possono restare indifferenti dinanzi ai morti nel mare! Non appartiene al Dna del popolo italiano l'indifferenza verso la sofferenza altrui.

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Chi si è occupato di immigrazione negli ultimi decenni, è testimone dei programmi e dei piani governativi messi in atto da ministri, sottosegretari e direttori dei dipartimenti di Libertà Civili e del DG Immigrazione del Ministero delle Politiche Sociali. Colori politici del tutto opposti, ma che attraverso lucidi confronti e lunghe concertazioni, erano capaci di produrre con serenità leggi e documenti di valore per l'Italia, ma preziosi anche come buone prassi per tutta l'Europa. Proprio come facevano i veri statisti di una volta, che al di là dei colori politici opposti, facevano in modo che il Bene dell'Italia e degli italiani prendesse il sopravvento, ignorando l'ego del singolo.

Basti pensare a tutto il lavoro che in questi anni è stato fatto contro la tratta degli esseri umani e dello sfruttamento sessuale e lavorativo dei migranti, per i numerosi progetti sull'integrazione e per l'inserimento lavorativo; per centinaia di programmi e progetti sull’inter-cultura e sulla mediazione interculturale. Il Lavoro di Libertà Civili e del Dipartimenti di immigrazione del Ministero delle Politiche Sociali con il proprio DG Immigrazione ed il portale di integrazionemigranti.gov, che in modo organico e sistematico hanno fotografato la storia dell'immigrazione italiana negli ultimi 30 anni e raccolto i dati comunità per comunità, con grande attenzione verso le seconde generazioni e verso l'associazionismo migrante. Lavoro sempre messo a confronto con gli altri stati europei e del mondo.

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Ma da quanti mesi non parliamo più di integrazione, insistendo solo sulla sicurezza? Eravamo fieri di dire all'Europa che l'Italia dei mille campanili, aveva scelto naturalmente il proprio modello di integrazione, quello interculturale e che noi non avevamo nulla a che spartire con l'assimilazionismo francese o con il Melting Polt americano. E che fine ha fatto tutto questo lavoro di tren'anni, realizzato con competenza e professionalità da centinaia di esperti del settore, nei rispettivi settori governativi, nelle amministrazioni comunali e pesino da noi esperiti e professionisti del terzo settore?

Ma si può cancellare tutto con una spugna, perché il vento dell'Europa sta spingendo i sentimenti di populismo e di nazionalismo?

I vent'anni di vita passata in una società dittatoriale mi hanno insegnato che abbassare la testa, anche solo una volta, porta verso la schiavitù e verso l'annientamento della personalità. I martiri albanesi sono morti torturati, ma non hanno mai rinnegato Dio, hanno scritto con le unghie nelle celle delle torture i simboli delle chiese, delle sinagoghe e delle moschee, insieme alle preghiere e alle invocazioni a Dio! Mai un ripensamento e mai un cedimento!

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Leggendo i libri della prima Repubblica e ascoltando i racconti di molti Uomini e Donne, che ho avuto la fortuna di conoscere in questi anni, personalità che hanno fatto la Storia di questo Paese, mi è rimasta nella mente e nel cuore, il rispetto, la signorilità e la capacità di confronto, basati sul dialogo e sulla reciprocità, che assolutamente ispirava il loro essere e le loro azioni, perché guidati da un unico denominatore comune: il bene dell'Italia e l'amore per il prossimo.

Cattolici o Atei. gli uomini e le donne che hanno fatto la Storia dell'Italia, ma che purtroppo man mano stanno raggiungendo la Casa del Padre (pochi giorni fa Gianni de Michelis, Ministro degli Esteri durante gli sbarchi albanesi del 1991), purtroppo stanno portando con sé i più nobili sentimenti di guida del Paese e del modo di fare politica. L’Italia, paese dei navigatori, artisti, poeti, scienziati ed inventori, non merita la caduta di stile alla quale assistiamo e non può essere assolutamente teatro di istigazione all'odio, di urla e di decadenza, nonché di scadimento economico e di decadenza etica e culturale.

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Dove è finito l'Amore verso Dio, la Patria e la Famiglia di quegli italiani che mi affascinarono quando avevo 20 anni, tanto da militare con loro? Essere silenti dinanzi ai morti nel mare, vuol dire essere complici e portarseli sulla coscienza, al pari di chi vuole e ordina tali orrendi crimini contro l'Umanità. L'Italia, prima di ogni altro paese nel mondo, culla della religione e patria dei più grandi santi, non può permettere tanto oltraggio prima di tutto nei confronti degli italiani stessi e poi nei confronti di chi, per disperazione, attraversa il deserto e il mare.

In questi giorni di campagna elettorale, ognuno di noi si deve interrogare prima di tutto su quale futuro e quale Italia vuole lasciare in eredità ai propri figli, senza dimenticare che l'istigazione all'odio e la lotta per la prevaricazione ben presto sfocia nel totalitarismo.

Dopo aver vissuto tutto quello che ci ha visti testimoni negli ultimi 100 anni non possiamo permettere di mettere in pericolo la Libertà, la Democrazia ed il futuro dei nostri figli, non è possibile farlo per le paure e le insicurezze verso il diverso e per seguire ciecamente chi non crede in un mondo senza confini, e nella libera circolazione delle merci e degli esseri umani. Le giovani generazioni non ce lo perdonerebbero mai!

* Presidente Associazione Integra Onlus