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L'INTERVISTA ALL'ASSESSORE LEO DI GIOIA (di A. Gelormini)
L’intervista a Leo Di Gioia, Assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, in occasione del lancio del IV Concorso Nazionale dei Vini Rosati d'Italia all'Expo 2015 di Milano:
Puglia leader nazionale con il 50% della produzione totale di vino rosato, ma le tre edizioni precedenti del Concorso vedono il medagliere “qualitativo” (quello delle DOC e delle DOP) favorevole ad Abruzzo e Lombardia. Segno che il margine di crescita sul fronte qualitativo è ancora largo?
Senza dubbio sì. E il concorso, promosso dalla nostra Regione, come già accaduto nelle precedenti edizioni, vuole contribuire a spingere in tal senso. Esso ci aiuta a dare maggiore valore alla nostra viticoltura di qualità e, al contempo, visibilità a un prodotto di eccellenza, favorendone conoscenza e diffusione. Una competizione, dunque, che è azione strategica di promozione e valorizzazione di una tipologia enoica fortemente caratterizzata e radicata nella nostra cultura, nel territorio e nel paesaggio. Un’azione virtuosa favorita dal confronto con le altre realtà regionali: sia quelle più avanzate su questo fronte, sia le altre che hanno intrapreso percorsi simili ai nostri in Puglia.
Le Cantine d’Araprì di San Severo e il loro lavoro sul Bombino bianco sono ormai un’eccellenza riconosciuta e stimata dell’enologia nazionale e internazionale. Sulla loro scia, si moltiplicano i fermenti sul fronte “bollicine” da vitigni autoctoni pugliesi. Claudia Bondi, un’autorità nel campo del “perlage” in Italia, afferma che - oltre il Bombino - il vitigno pugliese con più prospettive verso questa frontiera così vivace è il Negroamaro: proprio nella sua versione “rosato”. La Regione intende puntare in tal senso o per il momento si preferisce ancora la priorità produzione alla selezione?
Entrambe le cose. Accompagnare la qualità alla crescita resta il nostro impegno di fondo, ma per far fronte alle richieste dei mercati internazionali l’occhio sulla produzione non può non essere vigile. Rappresentare il 50% della produzione nazionale di vino rosato, ci responsabilizza ancora di più, nella funzione di motore propulsore di tutte quelle azioni volte a razionalizzare e migliorare standard qualitativi e indici produttivi. La testimonianza più tangibile della grande opportunità, che ci chiama alla sfida, sono le 245 cantine e 319 etichette, in rappresentanza di tutte le 20 regioni italiane, che hanno partecipato lo scorso anno al nostro Concorso, e che sono destinate ad aumentare in questa IV edizione.
“Expo e Territori” vede la Regione Puglia impegnata, insieme ad altre iniziative, nel progetto “Apulia Felix in masseria - Il Tratturo dell’olio e del Rosato”. Non si rischia di perdere di vista il core business “potente” della Puglia dei vini rossi?
Sui vini rossi da vitigni autoctoni pugliesi “in purezza” il lavoro fatto fino ad oggi è da ritenersi prezioso, encomiabile e ricco di risultati: sia in termini di superfici coltivate che di qualità prodotta. Abbinare l’olio al vino rosato va nella direzione di ricerca di ulteriori segmenti di crescita, per l’agricoltura pugliese e per i suoi attori protagonisti “sul terreno”. Consolidare l’acquisito e sviluppare nuove filiere produttive è il compito che ci è stato assegnato dagli elettori e richiesto dai nostri imprenditori agricoli d’ogni spessore e d'ogni settore. Un compito che questo assessorato conta di affrontare con tutto l’impegno necessario.
Paolo Conte in “Sandwich man” canta che spesso a domande “rosso fuoco” la risposta è “blu”. Seguendo l’allusione, la scelta strategica del “Rosato” può intendersi anche come metafora contingente, per una via pugliese alla politica?
Proprio dalle presentazioni di questo Concorso, sta tornando più volte in evidenza la precisazione che la frontiera del vino “Rosato” non è una cosiddetta via di mezzo tra i bianchi e i rossi di Puglia, ma essa deve essere considerata, gestita e promossa come 'nuovo prodotto Doc' di questi territori, della loro storia e delle loro peculiarità. In tal senso, la via pugliese alla politica può certo intendersi come un approccio “Doc”, che trova in Michele Emiliano uno dei sommelier più qualificati.
Assessore Di Gioia la piaga del “caporalato” continua a mietere vittime e a devastare segmenti produttivi ad ampio spettro in Puglia come altrove.
Giovedì prossimo è fissata una riunione con i ministri Giuliano Poletti e Maurizio Martina per dar corpo a una serie di interventi "operativi". Strategia condivisa e strumenti efficaci, per affrontare i mercati non soltanto in funzione del profitto, ma anche della dignità umana. Va contrastata la "presunta competitività" fondata sul mancato rispetto delle norme, sull'abbattimento dei diritti e sulla riduzione illecita del costo del lavoro. Dobbiamo trovare il modo di dare attuazione alla delibera di Giunta n. 2506 del 15.11.2011, che la nostra Regione aveva già approvato, ai sensi della legge n. 28/2006, indicando gli indici di congruità, come strumento idoneo a garantire legalità e trasparenza nel comparto agricolo. La legge prevede di farlo attraverso una azione di prevenzione, che parta dal rispetto della normativa in materia di assunzioni, per le aziende che beneficiano di contributi e finanziamenti pubblici a qualsiasi titolo: a livello nazionale, regionale e comunitario.
Occorre isolare le imprese che rendono i nostri campi terra di sfruttamento e di morte. Anche attraverso l'introduzione della certificazione etica nel "marchio Prodotti di qualità Puglia", magari con sistemi di premialità per la produzione “etica”, che attesti il rispetto della normativa in materia di sicurezza e degli standard di dignità del lavoro.
Un obiettivo che potrebbe diventare un vero valore aggiunto per il prodotto pugliese, 'buono' sotto ogni punto di vista. La qualità non può essere soltanto la proprietà organolettica e di gusto dei nostri prodotti agricoli: per essere davvero tale, l’eccellenza deve sapersi manifestare e riconoscere anche attraverso il rispetto della vita e della dignità umana del lavoro che la accompagna.
(gelormini@affaritaliani.it)