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L'Isola che non c'è: 'Il Recovery Fund prima al Sud'
La nota-appello dell'Associane "L'isola che non c'è" di Latiano (Br) per una corretta assegnazione dei fondi Recovery Fund, secondo i criteri adottati dall'UE.
La nota-appello dell'Associane "L'isola che non c'è" di Latiano (Br) per una corretta assegnazione dei fondi del Recovery Fund, secondo le disposizioni e i criteri di ripartizione dell'Unione Europea.
"Secondo l’indicazione dell’Europa - si legge nella nota - al Sud spetta il 70 per cento dei fondi del Recovery fund destinati al nostro Paese, ma nelle intenzioni del governo italiano al Sud invece dovrebbe andare non più del 34%. Non solo. Il rischio è che in quel 34 per cento siano compresi i fondi nazionali per la coesione e quelli ordinari europei del 2021-27, cioè quelli che ci sarebbero stati comunque".
"Una beffa. Tanto da chiedersi perché il Sud continui, nonostante tutto, a dare il suo fondamentale apporto all’Italia per essere trattato in violazione di ogni indicazione della Costituzione e della giustizia. Il 34 per cento sono 70 miliardi invece dei 145 previsti dai criteri europei (in base a popolazione, reddito, disoccupazione). E l’intento europeo era proprio finirla col marchio (per tutti) di un Sud più vasta area continentale col più basso reddito e la più alta disoccupazione".
"Il 34 per cento - si precisa nella nota - è la percentuale della popolazione meridionale, quindi si potrà dire che le proporzioni sono state rispettate, ma i criteri stabiliti dall'UE per l’assegnazione all’Italia di 209 miliardi del Recovery Fund, non riguardano solo la popolazione residente, includono anche il tasso di disoccupazione e il Pil procapite. Nelle regioni del Sud, la disoccupazione registra una percentuale tre volte superiore rispetto al Nord e il Pil procapite è pari alla metà".
"È per questa ragione che l’UE ha assegnato all’Italia ben 209 miliardi (inizialmente gliene sarebbero spettati solo 90), con l’obbiettivo di utilizzarli per ridurre il divario economico tra regioni della stessa penisola. Se così dovesse andare, assisteremmo all’ennesimo furto da parte dei governi italiani: questa volta di 75 miliardi, che si sommerebbero ai 61 miliardi sottratti al Sud ogni anno, come certificato da Svimez ed Eurispes".
"L’Associazione culturale “L’isola che non c’è” - alla quale aderiscono oltre 250 tra personalità del mondo della Cultura, Rettori delle Università (di Puglia, Basilicata, e Molise), Sindaci, politici di diversi partiti, Governatori, ministri e Vescovi - lancia un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli affinché il governo italiano investa parte di quei 209 miliardi del Recovery Fund al Sud".
"In particolare, si cerca di puntare sul miglioramento dell’Infrastruttura dell’Alta velocità lungo la dorsale Adriatica. Questa consentirebbe alle popolazioni di quelle Regioni quello sviluppo previsto dal Recovery Fund".
(gelormini@gmail.com)