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L'isola che non c'è: 'Non trascurare raddoppio Lesina-Termoli'
Il rischio che si areni definitivamente il fondamentale progetto di raddoppio del binario della linea ferroviaria Adriatica Bologna-Lecce, tratto Termoli-Lesina
In attesa del nuovo Governo, che dovrà occuparsi proprio della gestione del Recovery Fund per far ripartire il Paese, rischia di passare sotto silenzio la concreta possibilità che nelle stanze del Ministero dell’Ambiente si areni definitivamente il fondamentale progetto di raddoppio del binario della linea ferroviaria Adriatica Bologna-Lecce nel tratto Termoli-Lesina.
Martedì 9 febbraio, dopo diversi rinvii, è stato fissato l’incontro tra Rfi e la Commissione Via-Vas del Ministero per chiarire le osservazioni e i punti ancora aperti. L’ultimo tentativo per giungere all'approvazione del progetto.
La storia di quest’opera, essenziale per il potenziamento e la velocizzazione dei collegamenti passeggeri e merci tra il nord Italia e le regioni centro-meridionali (e dunque per l'infrastruttura dell’Alta Velocità), è emblematica della scarsa attenzione e della superficialità riservate da anni al Mezzogiorno.
Inserita in Legge Obiettivo sin dal 2001, è stata oggetto di infinite lungaggini burocratiche e di un clamoroso percorso a ostacoli fra ministeri ed enti locali, che risulta incomprensibile ai più, trattandosi del semplice progetto di un secondo binario da aggiungere a quello unico ancora oggi esistente per 32 km, immutato dall’Unità d’Italia.
Dopo la prima bocciatura nel 2004 da parte del Ministero dell’Ambiente, motivata dall’attraversamento di un’area di macchia mediterranea, nella quale peraltro già oggi si trovano il binario unico attuale e la Strada Statale 16 “Adriatica”, il soggetto attuatore Rfi (Gruppo FS) ha presentato ben 4 alternative progettuali (A, B, C e D), l’ultima delle quali è stata condivisa da tutti gli enti coinvolti e ha portato allo sviluppo del progetto preliminare, che ha ottenuto nel 2013 il parere positivo da parte della Commissione Tecnica per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).
Il costo dell’opera è così salito dalla prima stima di 204 milioni a ben 550 milioni di euro. Senonché nello stesso anno la Regione Molise presenta ulteriori osservazioni e richieste di modifica, che al termine di un lungo braccio di ferro inducono l’allora governo Renzi a chiedere a Rfi di predisporre uno studio finalizzato ad accogliere le istanze del Molise.
Le nuove modifiche, che comportano tra l’altro la realizzazione di una galleria sotto l’abitato di Campomarino, comune di 7800 anime in provincia di Campobasso, fanno lievitare i costi di ulteriori 150 milioni, oltre che i tempi e le difficoltà realizzative. Nel frattempo si decide di far partire la gara d’appalto per la sola porzione Ripalta-Lesina (7 km) per risolvere problematiche idrogeologiche dell’infrastruttura esistente.
Si arriva così al progetto definitivo del tratto Termoli-Ripalta, che nel 2019 viene sottoposto a nuovo esame da parte del Ministero dell’Ambiente. A maggio dello scorso anno la Commissione VIA, che precedentemente aveva approvato il progetto preliminare, boccia il progetto definitivo. A luglio Rfi presenta istanza di riesame del parere e la nuova Commissione, nominata tra 1200 candidati, chiede ulteriori approfondimenti tecnici e per ben due volte viene sottoposta a consultazione pubblica la documentazione integrativa inviata da Rfi.
Ad oggi non è stato ancora emesso alcun parere definitivo sull’istanza di riesame e dal Ministero dell’Ambiente è trapelata la notizia di ulteriori rinvii della decisione.
A questo punto, sorgono spontanee alcune domande:
1) Posto che nessuna opera ha un "impatto zero" sull’ambiente, è accettabile che si creino tali e tanti ostacoli alla costruzione di un semplice raddoppio di binario, peraltro su una linea di fondamentale collegamento con il sud Italia, che apporterebbe notevoli benefici in termini di riduzione del traffico su gomma (passeggeri e merci) a favore degli spostamenti più sostenibili su ferrovia, e quindi di calo dell’inquinamento e dell’incidentalità stradale?
2) E’ pensabile che in un Paese ultraindebitato, che vorrebbe spendere in meno di 7 anni i miliardi del Recovery Fund soprattutto in opere infrastrutturali, un raddoppio ferroviario di 32 km, ritenuto "strategico" sin dal 2001, sia ancora fermo?
3) A chi spetta valutare l’interesse generale prevalente fra una ipotetica tutela dell’ambiente e il diritto alla mobilità, al lavoro e allo sviluppo di intere regioni?
Se anche l’incontro di martedì (voluto dallo stesso ministro) dovesse fallire, ci aspettiamo che in presenza di ulteriori ritardi nella realizzazione dell’opera il Governo intervenga immediatamente.
(gelormini@gmail.com)