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La forza dei ‘cammini’ e la memoria lunga della Grande Madre Cina

Antonio V. Gelormini

La strada tracciata da Marco Polo percorsa al contrario dai medici cinesi, per dare una mano agli amici italiani mai dimenticati. Probabile visita in Puglia.

Il futuro è nelle radici. Mai come in questo caso l’affermazione fu più calzante. La cosiddetta “Via della Seta”, quel reticolo di itinerari terrestri, marittimi e fluviali, lungo i quali nell'antichità si snodarono commerci e scambi culturali tra l'impero cinese e la penisola italiana, fu aperta da Marco Polo ben prima che lungo l’orizzonte opposto - ad opera di un altro italiano - fossero avvistate le coste americane.

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Quello che sta accedendo in queste settimane di assedio planetario da Covid-19 Coronavis, è una sorta di nemesi storica: che vede un susseguirsi di eventi, in cui quanto fu seminato dai nostri predecessori - a distanza di secoli - produce frutti insperati, a testimonianza di una lungimiranza e una capacità diplomatica, che hanno da sempre segnato il nostro dialogo internazionale e le nostre relazioni intercontinentali.

L’arroccamento a tutto campo di Donald Trump, caratterizzato dalle insistenti scelte economiche protezioniste, allenta e allontana sempre di più i legami consolidati tra Italia e Stati Uniti, quale risultante anche di una forte presenza di comunità italiane nel tessuto sociale americano. Per certi aspetti, l’Italia - anche per la super potenza a stelle e strisce - torna ad essere un’espressione geografica: strategica al centro del Mediterraneo, ma al pari di altrettante realtà sull’articolato scacchiere internazionale.

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La Cina non ha dimenticato quanto Kublai Khan tenesse in considerazione Marco Polo, non ha dimenticato che 12 anni fa molti diplomatici dell’ambasciata cinese testimoniarono l'arrivo di medici e aiuti dall’Italia nel #Sichuan, provincia cinese colpita da un grave terremoto; e non ha dimenticato il contributo italiano alla lotta contro il coronavirus, quando a Wuhan è scoppiata la tempesta perfetta. Così oggi, l’embrione di un moderno ‘Piano Marshall’ si presenta con “gli occhi a mandorla” e da Pechino - e non da Washington - sono arrivati ventilatori, mascherine, dispositivi sanitari e un pool di medici esperti, che hanno già combattuto la battaglia nella provincia dell'Hubei.

Si tratta di 9 medici specializzati, 6 uomini e 3 donne, arrivati a Fiumicino con un Airbus A-350, accompagnati dal vicepresidente della Croce Rossa cinese, Yang Huichuan, e dal professore di rianimazione cardiopolmonare, Liang Zongan.

"Non abbiamo dimenticato l'aiuto arrivato dall'Italia in passato, questo è un momento in cui vogliamo ricambiare" - ha dichiarato un membro della delegazione cinese giunta a Roma con gli aiuti per affrontare l'emergenza coronavirus - tutti gli esperti arrivati oggi in Italia sono stati in Hubei, in prima linea, e hanno portato le loro più preziose esperienze qui in Italia".

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"Sappiamo che il governo italiano sta cercando di comprare macchinari e il governo cinese sta coordinando questo sforzo per realizzare, prima possibile, un acquisto che possa aiutare l'Italia", hanno aggiunto dalla delegazione.

Certo, rappresentiamo uno dei mercati più importanti per l’economia cinese (basti pensare al tasso di consumo di prodotti elettronici e di telefonia), per cui l’attenzione e la cura del rapporto è anche funzionale a interessi più larghi.

Sta di fatto, però, che la Grande Madre Cina col sorriso, gli inchini e un senso pratico antico quanto il mondo, sta soppiantando lo zio d’America: che sembra aver perso completamente i segni delle ‘contaminazioni’, che ne avevano rinforzato il carattere multietnico, per diventare “più americano degli americani”, per di più rinchiudendosi nel paradiso artificiale di una moderna ‘Città Proibita’.

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"Apprezziamo le misure adottate dall'Italia fino ad ora", hanno sottolineato i medici cinesi, "sono simili a quelle adottate in Cina, dove ora ne riscontriamo il successo dei risultati.. Con la collaborazione tra i due nostri due Paesi siamo convinti che usciremo prima possibile dalla crisi".

La delegazione cinese, formata da esperti del Comitato nazionale di Sanità del Paese e dalla Croce Rossa Cinese, si recherà all'Istituto Malattie Infettive Spallanzani di Roma, per confrontare le proprie esperienze sul coronavirus con i medici italiani.

E’ in via di definizione l'agenda degli incontri nei prossimi giorni: la delegazione farà tappa anche al Policlinico Universitario della Sapienza di Roma, alla Protezione Civile, al Policlinico di Padova e sta organizzando incontri in Lombardia: a Milano e Bergamo. Probabile anche una visita in Puglia.

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La Nuova Via della Seta non dovrebbe prescindere dall’approdo pugliese, verso il corridoio italiano che porta all’Europa. I dati parlano chiaro: nel periodo 2000-2017 il Paese del Dragone ha investito in Italia 13,7 miliardi di euro, posizionandoci al terzo posto quale nazione europea di destinazione delle risorse cinesi dopo UK e Germania. Non solo. Secondo i dati elaborati dalla Fondazione Italia - Cina sono oltre 600 le aziende italiane a capitale cinese, principalmente nei settori chiave del Made in Italy. Queste aziende generano quasi 18 miliardi di euro di fatturato e impiegano più di 30 mila dipendenti.

Ma ben superiori sono le aziende cinesi a capitale italiano: oltre 2000 per un totale di 160.000 dipendenti in Cina e giro d’affari complessivo di 25 miliardi di euro. Non vanno poi sottovalutati i benefici derivanti dall’interscambio commerciale tra i due Paesi, consolidato ormai sopra la soglia dei 50 miliardi di dollari annui e contraddistinto da un trend di crescita delle esportazioni italiane maggiore rispetto all’aumento delle importazioni dalla Cina.

Il sogno americano ha tutta l’aria di essere agli sgoccioli. All’alba, il risveglio - con la luce dell’Est - avrà i colori accesi del “Sol dell’avvenire”!

(gelormini@gmail.com)

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Pubblicato sul tema: Coronavirus, Fosun contribuisce alle donazioni benefiche per l'Italia