Lecce, CCIAA sotto controllo
Le indagini della Corte dei Conti
La paura del presidente della Camera di Commercio di Lecce, Alfredo Prete, e le indagini della Corte dei Conti
LECCE - "Per la prima volta nella mia vita ho paura, quella paura che non ti fa dormire la notte, che mi costringe ormai a prendere non so più quanti medicinali perché il mio colon e il mio stomaco non ne possono più di assorbire oltre alle normali vicissitudini anche queste pressioni così cattive e violente". La denuncia pubblica di Alfredo Prete, presidente della Camera di Commercio di Lecce, è una bomba che esplode tre giorni fa, lasciando tutti a bocca aperta. Si tratta di parole inquietanti postate su Facebook: accuse rivolte contro "poteri forti e colletti bianchi". Se non si trattasse di una personalità di spicco del territorio, che spesso organizza convegni con magistrati e prefetti, sembrerebbe lo sfogo di uno dei peggiori complottisti che albergano sui social.
"Ho paura perché mi trovo a combattere un nemico quasi invisibile - continua il presidente nel suo lungo post - la storia è troppo lunga per essere raccontata e molto probabilmente tra tecnicismi ed altro vi annoierei. Sappiate solo che esistono dei sistemi formati solo ed esclusivamente da colletti bianchi che creano delle reti che a confronto altri tipi di sistemi diventano quasi innocenti. Ho paura perché soggetti di un certo spessore ti dicono: 'Attento! Ti stai mettendo contro un sistema troppo forte', altri ancora illustri esperti della materia, dicono di non aver visto mai niente di simile”.
Non è da tutti i giorni sentire una figura istituzionale parlare di pressioni e minacce velate da parte di colletti bianchi: eppure è successo. Il presidente sembra chiedere aiuto e chiama in causa i giornalisti. Nel Salento esplode il “caso Prete”. Tutti si domandano cosa sia successo, cosa ci sia dietro questo post ermetico pieno di vittimismo, in cui il protagonista dello sfogo annuncia che presto partirà la macchina del fango nei suoi confronti. Dopo 24 ore si scopre che la c’è una vicenda giudiziaria piuttosto complessa, una delle tante che hanno interessato la Camera di Commercio in questi anni, che riguarda un concorso e un’accusa di danno erariale. Le dichiarazioni, insomma, sembrano quasi tattiche: il prologo di una serie di guai in arrivo.
La Corte dei Conti, infatti, attraverso la guardia di finanza di Lecce, ha indagato su un concorso che ha dato il via a una serie di contenziosi giudiziari. Secondo alcune indiscrezioni, i giudici contabili, hanno proceduto al sequestro di alcuni conti correnti e di un immobile per il valore di 1,87 milioni di euro, appartenenti al segretario generale dell’epoca. Il 6 dicembre è fissata l’udienza per la discussione fra le parti. I conti non tornano agli inquirenti. Tutto accade nel 2004, anno in cui la Camera di Commercio bandisce un concorso per due dirigenti: lo vince Claudio Luigi Leuci, ma tutto viene bloccato, perché i vertici camerali lo accusano di aver avuto accesso al concorso senza essere in possesso dei requisiti necessari. Il vincitore, però, ricorre al Tar e poi al Consiglio di Stato e vince anche in quelle sedi.
Ciononostante, le sentenze vengono ignorate. I vertici della Camera di Commercio prima che i giudici amministrativi arrivassero a una sentenza definitiva, decisero di modificare il regolamento camerale per affidare gli incarichi a due dipendenti interni. Posti da dirigenti pagati bene: 38mila e 800 euro uno e circa 44mila l’altro. I giudici contabili, però, contestano al presidente Prete e a tutta la giunta dell’epoca di aver sbagliato a votare all’unanimità la modifica del regolamento per assumere dipendenti interni, perché sarebbe stato sforato il numero di tre posizioni dirigenziali nell’organico. Inoltre, con questa mossa, i vertici della Camera di Commercio avrebbero impedito di scorrere la graduatoria, affidando quelle postazioni a professionalità che non erano adeguate. Dunque, tutti invitati a difendersi e tutti a rischio pagamento di somme piuttosto alte.
Segretario generale, ex direttore e membri della giunta dell'epoca (quindi, anche Alfredo Prete) depositeranno a breve le controdeduzioni. Per ora i giudici contabili ipotizzano delle irregolarità. Intanto, si sa di più anche sull'esposto – denuncia di Alfredo Prete. Il presidente della Camera di Commercio ha accusato il candidato del concorso in questione di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. In altre parole, pur avendo vinto, avrebbe attestato falsamente di avere i requisiti necessari per accedere al bando di concorso e sembra che il gip abbia dato ragione al presidente della Camera di Commercio (è stato emesso un decreto penale di condanna per falso nei confronti del vincitore). Il mistero si infittisce: com'è possibile allora che il Tar e il Consiglio di Stato abbiano dato ragione al candidato, mentre pm e giudice no?
Due sentenze dei giudici amministrativi non sono state applicate sulla base del problema dei requisiti. Sono passati tanti anni e ancora un'istituzione importante come la Camera di Commercio vive nell'incertezza delle aule dei tribunali le sue giornate, spendendo soldi in avvocati e in giudizi. Non sarebbe stato più semplice far scorrere la graduatoria? Ma la cosa più anomala è che di fronte a un ciclone giudiziario il presidente della Camera di Commercio preferisce sfogarsi sui social piuttosto che convocare la giunta per spiegare cosa succede.
La consigliera di giunta della Camera di Commercio, Roberta Mazzotta, ha chiesto formalmente una riunione urgente di giunta, ma ha ottenuto un secco no. E’ tornata a chiederlo con una lettera aperta e ha ricevuto soltanto silenzio. Avrà sbagliato a non contattare il presidente attraverso Facebook? Anche la stampa stenta a capire qual è il male oscuro che perseguita Prete: troppi sottintesi e troppe cose non dette nel post. Soprattutto, mancano i nomi. "Ho cercato di riportare la discussione sui tavoli istituzionali, quelli che prendono posizione, che decidono, che hanno i soldi e il potere per affrontare spese legali e guerre giudiziarie, ma anche lo stile e la rappresentanza che compete", spiega la consigliera Mazzotta, "Il Presidente nega la convocazione di un Consiglio, e addirittura di una riunione di Giunta, che è l'organo esecutivo della Camera di Commercio, con la giustificazione che c'è il segreto istruttorio. Ma la legge vieta di divulgare e di pubblicare atti che riguardano il segreto istruttorio, non vieta ai componenti della Giunta di conoscere informazioni che riguardano denunce tanto gravi. Informazioni e denunce che non possono essere portate a conoscenza dei componenti della giunta, ma che, guarda caso, possono essere riportate sui social e su tutti i mass media, perciò di dominio pubblico e sulla bocca di tutti”.
Il presidente Prete, che sembra prendersela con i poteri forti, è il rappresentante di un ente importantissimo da 12 anni: la sinistra, che attualmente governa Lecce, lo voleva come sindaco. Inoltre, l’ente camerale ha un bilancio di milioni di euro, “e milioni di euro sono stati spesi in questi anni in attività di promozione, organizzazione, progetti, ma anche in onorari per avvocati di ogni tipo: con parcelle piuttosto alte”.
“Oggi ci parli di poteri forti, di nemici invisibili e non ti affidi ad un confronto istituzionale. Come se dovessi affrontare una campagna elettorale e cercare un supporto collettivo. Parli di pressioni sulle tue dimissioni, chi mai vorrebbe che tu lasciassi l'incarico?", incalza Mazzotta. La Camera di Commercio è nella bufera, con alcuni soci che chiedono maggiore trasparenza, anche sulle spese legali.
“Ora per noi consiglieri si aprono scenari di vittimismo sui social e di un allarmismo a cui non si prova a dare fondamento, mentre viene negato un incontro istituzionale di chiarimento: quell’incontro che magari potrebbe supportare le tue ragioni e alleviare le tue paure. I malpensanti potrebbero trovare strano l’arco temporale nel momento in cui si aprono indagini giornalistiche e si conclude l’iter giudiziale sulla mia presenza in Giunta - ricorda Roberta Mazzotta, vittima di un’esclusione sanata solo dai giudici amministrativi - Hai lamentato controlli serrati: di questo avresti già dovuto informare il tuo Consiglio. Come ben sai anch’io ho subito gravi pressioni, attacchi e aggressioni e se vogliamo anche stupide molestie che mai avrei pensato di subire nella mia vita. Certo il mio stile non mi ha permesso di lamentarmi o piagnucolare come una vittima indifesa".
"Semplicemente e con garbo mi sono difesa come dovevo: declinando elegantemente strane richieste, dichiarando ufficialmente il mio dissenso, scrivendo lettere e denunce che ho portato in Consiglio, nonché rivolgendomi agli avvocati e consulenti per le difese in altre sedi competenti. Tutti professionisti pagati di tasca mia e non a carico della Camera di Commercio. Ora, giudizio vuole, che se ci sono motivi tanto gravi, quanto le denunce sui social, hai il dovere di confrontarti con la tua Giunta, anche se tuo malgrado, visto il contenzioso che hai portato avanti per un paio d’anni, ne faccio parte anch’io”. Ma il presidente ha detto di aver paura: lo ha scritto su Facebook. Tra colon irritati, stress e magistrati al lavoro, la Camera di Commercio va avanti, dopo un’autentica bufera, senza che la giunta possa discutere quello che è accaduto.