Manfredonia, Polo Tecnologico territoriale
Il flebologo Aldo d'Alessandro. L'intervista
Salute Sviluppo Benessere: i parchi scientifici e tecnologici italiani - quando operano in sinergia - possono diventare la prima realtà nazionale di ricerca applicata per fatturato, investimenti e numero dei ricercatori coinvolti.
'Ricette’ per superare la crisi. Ce n'è una immaginata a Manfredonia (Fg) e proposta dal professore e medico Aldo d’Alessandro, Vice Presidente Vicario del progetto relativo al Parco Tecnologico Technoscience, e Presidente nazionale della SIFCS (Società Italiana di Flebologia Clinica e Sperimentale). Ne abbiamo parlato con lui, all’indomani della firma del protocollo d’intesa avvenuta tra il Comune di Manfredonia e l’Italian Lifestyle
“Siamo molto entusiasti per il lavoro che stiamo svolgendo al Parco TS Technoscience”, ha commentato d’Alessandro, “Grazie ad esso sono nati diversi progetti di cui uno presentato in questi giorni che prevede la costruzione di un nuovo apparecchio Eco-color-Doppler,
"Contiamo di vederci assegnato nei prossimi mesi - anticipa d’Alessandro - l’ammontare di 2,5 Ml per poter iniziare a produrlo e creare quindi posti di lavoro. Stiamo inoltre lavorando, grazie agli ingegneri di Tor Vergata, su un avveneristico‘Avatar antropomorfo’, che ci permetterà di esercitarci non già su manichino ma su una vera e propria copia dell’uomo ed infine stiamo mettendo a punto la ‘TAC ultrasonografica’ con la quale saremo in grado di fare delle TAC in movimento”.
Professore, un Parco Tecnologico come incubatore d’impresa per la riqualificazione aziendale e territoriale. Su quali basi nasce la proposta d’iniziativa?
“L’Italia, e particolarmente il sud, vivono una difficoltà economica radicata per vari motivi. Il Parco Scientifico Tecnologico nasce per risolvere questo tipo di problemi, avvicinando gli enti locali, i centri formativi e di ricerca all’imprenditoria del territorio verificando le esigenze, necessità e ricchezze e dando la risposta con una modalità che viene riassunta nella dicitura ‘Trasferimento tecnologico’. Il trasferimento tecnologico viene effettuato dal parco che, legando insieme la sua conoscenza del territorio, la sua competenza nella ricerca e la sua capacità di formare le figure professionali adatte alla realizzazione del recupero industriale – sociale – economico dello stesso intercetta dei finanziamenti Europei, nazionali, regionali e privati accelerando la ripresa in maniera virtuosa. Come si evince dalla analisi effettuata dall’OCSE i parchi scientifici e tecnologici italiani sono diventati (se messi insieme) la prima realtà nazionale di ricerca applicata per fatturato, investimenti e numerosità dei ricercatori coinvolti. Questo significa che, attualmente, sono la sola risposta efficacie alla necessità Italiana di rinverdire e, in molti casi, riconvertire le competenze in direzione delle nuove opportunità offerte dal mercato globale”.
Quali gli obiettivi di medio-lungo termine e le prospettive che offre il settore?
“Gli obiettivi che un parco scientifico e tecnologico può proporre sono sempre fortemente legati alle peculiarità territoriali. Nella realtà pugliese e, particolarmente nel foggiano, secondo me, è necessario pianificare un intervento integrato a due velocità. Uno a breve che richieda una valorizzazione delle potenzialità non ancora completamente espresse attraverso alcuni punti di forza territoriale quali la valorizzazione dei percorsi turistici ed enogastronomici; tutto ciò puntando alla valorizzazione di un ‘Brand’ locale conosciuto in tutto il mondo (ad esempio il Gargano, l’olio di oliva etc.). Questo può avvenire intercettando opportunamente tutte le possibilità di finanziamento che l’Europa mette a disposizione per le regioni di convergenza (come la Puglia) mettendole al servizio di una cabina di regia competente ed organizzata”.
“Un altro, a lungo termine, riguardante la riqualificazione industriale e infrastrutturale del territorio per il quale bisognerebbe guardare in primo luogo alla necessità di riconversione di alcune aziende che per anni hanno garantito occupazione e ricchezza allo stesso”.
“Attualmente la ricaduta occupazionale legata alla riconversione di tutto il settore petrolchimico lancia una sfida per la sopravvivenza dell’industria sul territorio. Bisogna lavorare su attività di grande respiro e ad alto contenuto di innovazione tecnologica per sopperire alla crisi dell’industria tradizionale. Su questi temi bisognerà investire su ICT e le cosiddette Smart Land
Che tipo di investimenti - anche in cifre - richiede dare esecutività al piano progettuale?
“Gli investimenti richiesti, principalmente per la Puglia, provengono direttamente dalla capacità del polo tecnologico di trasformare ottime idee in progetti vincenti. I Fondi ci sono, basta costituire una cabina di regia in grado di intercettarli. Per questo è necessario un impegno competente degli enti locali e delle università, anche in partenariato”.
Quali sono i ritorni - come vantaggi diretti ed indiretti – e le ricadute sulle imprese di tutto il territorio?
“Sinteticamente e sinceramente: sono una delle poche possibilità che il territorio ha di superare la crisi economica”.
Si può parlare di Manfredonia come città ‘Test’ del progetto? In Italia si moltiplicano iniziative simili con spinte positive orientate al welfare inteso nella sua più ampia accezione del termine. A quale modello si è ispirato il vostro?
“Le spinte positive effettuate da parchi scientifici e tecnologici, principalmente nel centro e nel nord della nostra nazione, sono molteplici. Sicuramente, Manfredonia ha tutte le prerogative per poter diventare un banco di prova significativo per la Puglia, e per tutto il sud Italia: necessità di riconversione delle proprie attività industriali; necessità di un recupero territoriale (Porto) e grandi possibilità di crescita dal punto di vista del Turismo (Gargano) e della enogastronomia”.
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