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Margherita di S. ‘Città della buona acqua’
Ma è “il sale” a rivendicarne il primato
Margherita di Savoia si presenta ufficialmente in Expo 2015 nel quadro delle “Città della buona acqua”: per il mare e la bandiera blu, per le terme e le proprietà terapeutiche delle ‘acque madri’, per la sua incantevole oasi naturale - la cosiddetta “Zona umida” - e per le colonie di trampolieri, che la arricchiscono di colori e suggestioni, a partire dai fenicotteri rosa, ormai qui di casa.
Ma la festa dura poco. A rivendicarne il primato identitario, nella stessa giornata ed alla stessa ora dell’evento milanese a Cascina Triulza, è “il sale”. Lo fa in modo drammatico, in una sorta di grido-lamento, tipico proprio del sale sulle ferite. Lo fa con la tragedia di un incidente sul lavoro, che coinvolge uno dei suoi più anonimi operatori: un lavoratore che si ribalta col suo muletto-ruspante, mentre raschia sale al monte cristallino dai mille riflessi. E tra i bagliori dell’Esposizione Universale, i riflessi della cronaca prendono il sopravvento.
Benessere e salute i due punti di forza messi in vetrina a Milano. Un’occasione per esaltare l’offerta di un territorio plurale, attraverso dibattiti, convegni e approfondimenti con esperti del settore e la degustazione dei prodotti tipici, per esaltare - nel gioco di specchi internazionali di Expo 2015 - le peculiarità di un angolo di Puglia, come quello del comprensorio di Margherita di Savoia, dal potenziale di crescita ancora tutto da scoprire.
Alla buona acqua e al sale, nella scia stimolante di “Nutrire il pianeta”, i prodotti degli arenili salinari come la cipolla bianca, la carota e la patata di Margherita di Savoia, quelli dell’entroterra casalino come le pesche e le percoche, le albicocche, i pomodori, il Nero di Troia, l’uva da tavola, i tanni di zucca o il ventaglio dolce delle varietà di fichi; così come le sempre più rare agostinelle, i cannolicchi, le vongole, le seppie e i calamari di un mare particolarmente “gustoso”: diventano una vera e propria sinfonia di colori, sapori e profumi di un Mediterraneo verace e profondamente autoctono.
“È un avvenimento nel quale abbiamo deciso di investire - commentano il sindaco, Paolo Marrano, e l’assessore alle Attività Produttive, Michele Damato - perché siamo sicuri dei risultati, in termini di flussi turistici nel prossimo futuro, che potremo ottenere grazie a questa iniziativa”. Fa eco anche il vice sindaco, Angela Cristiano: “Riteniamo che l’Expo sia un’occasione per tutte le attività imprenditoriali e commerciali del nostro paese, da non lasciarsi sfuggire”.
Più articolata l’analisi di Marina Lalli Bertolino, Terme di Margherita di Savoia - Confidustria Bari e BAT - Comitato Expo 2015, che pone l’accento sulle dinamiche dispersive e le opportunità non colte al meglio dall’intero sistema Italia: “La proposta ‘Città della buona acqua’ si inserisce nello sforzo di ridare slancio al circolo virtuoso a sostegno del progetto di valorizzazione del termalismo italiano e delle relative proiezioni nel settore del turismo. Estrazione del sale dal mare e utilizzo delle cosiddette "acque madri", diventano complementari a prevenzione, cura della persona e benessere, nonché alle contaminazioni benefiche tra cultura, turismo e salute. Realtà come quella di Margherita di Savoia si propongono come "catalizzatori" e modelli di processi di sviluppo, in gran parte, tutti ancora da scrivere”.
“Una laboratorio ri-generante, che può rivelarsi toccasana per il Turismo e per il settore Agroalimentare di qualità - aggiunge Marina Lalli Bertolino - e che potrebbe tornare utile anche al senso di smarrimento che da tempo attraversa l’intera promozione turistica della destinazione Italia, frammentata nella disomogeneità delle declinazioni regionali. Un vulnus che qui, ad Expo 2015, si è reso più manifesto”.
“Nell'idea iniziale di Expo, lungo il cardo, dovevano esserci solo padiglioni delle nazioni mentre lungo il decumano - sulla via che porta al Padiglione Italia - doveva esserci un padiglione per ogni regione italiana”, spiega l’imprenditrice pugliese. “Di fatto oggi le regioni presenti sono invece neanche la metà di quelle esistenti, comprese situazioni campanilistiche di area del tipo Irpinia o il solo Alto Adige. Lo spazio vuoto, destinato alle regioni, è stato occupato da aziende italiane importanti e rappresentative come San Pellegrino, Ferrarini, Granarolo, Citterio, Martini, Lavazza, Ferrero, Franciacorta, Birra Moretti e tante altre. A testimonianza che la promozione turistica sia stata di fatto delegata alle grandi aziende che ci rappresentano. Lo stesso vale con la moda o con l'arredamento. Le aziende leader di questi settori, da sole, fanno molto di più dell'ENIT per promuovere il nostro Paese. E lo fanno a costo zero, per i cittadini, pagando tasse e imposte ‘salate’ su quello che producono e vendono”. Uno spunto destinato certamente ad aprire un sano e improcrastinabile confronto decisamente più operativo che teorico.
(gelormini@affaritaliani.it)