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Maria Celeste Nardini, nel ricordo di Arcat Puglia e Enzo Lavarra

Il ricordo di Maria Celeste Nardini, storico pilastro della sinistra non solo pugliese, di Enzo Lavarra e dell'Arcat Puglia.

A 77 anni Maria Celeste Nardini è tornata al Padre. Insegnante e funzionaria di partito, ha militato nel Pci prima di essere eletta nel 1994 e nel 1996 alla Camera con Rifondazione comunista. Nel 2001 è la prima dei non eletti nel seggio ottenuto da Nichi Vendola, ma torna sugli scranni di Montecitorio a maggio del 2005, quando Vendola diventa, presidente della Regione Puglia battendo col centrosinistra unito il governatore uscente Raffaele Fitto. Nel 2006, sempre con Rifondazione, è eletta al Senato, ma due anni dopo abbandona il partito e segue il nuovo corso di Sel, nato dalla scissione capeggiata proprio da Vendola.

Maria Celeste Nardini

Tra le tante espressioni di cordoglio e i ricordi per la storica rappresentante della sinistra, non solo pugliese, pubblichiamo quello di Enzo Lavarra e dell'Arcat Puglia

Le giornate di Celeste - Ricordi personali di Via Trevisani (di Enzo Lavarra)

Alle primissime ore del mattino a Via Trevisani. Verso fabbriche e uffici. Per il cambio turno della Calabrese, della Fiat Altecna, del Nuovo Pignone, all’Alco Palmera, alla Breda Fucine. Al Policlinco, all’Enel. L’apparato davanti ai cancelli della zona industriale e agli uffici del centro; con la diffusione de “L’Unità”, tutti i venerdì; con il volantino contro il taglio della scala mobile; con l’invito alla manifestazione in Piazza Prefettura nei giorni di Petrone; con l’annuncio della morte “di un uomo del popolo, di un comunista, di un grande italiano: Enrico Berlinguer.

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Poi di nuovo su alla Federazione. Per il commento a caldo delle reazioni dei lavoratori e delle lavoratrici. Le telefonate preparatorie delle assemblee di sezione. Curiel, Grieco, Levante, San Paolo, alla “Pappagallo“ a Bari vecchia. Raggiunte a piedi o coi mezzi pubblici. La preparazione delle campagne di tesseramento; il caseggiato per il tesseramento e alle elezioni. E le circostanze eccezionali: l’organizzazione frenetica degli aiuti alle popolazioni terremotate della Basilicata o la vigilanza notturna nella sede contro il tintinnio delle sciabole golpiste. E i mesi delle Feste Provinciali alla Pineta San Francesco. Si le Feste, che per noi duravano mesi. Per costruire il villaggio, allestire gli stand, fare il programma politico, occuparsi della gestione dei giorni della festa, fino al coccardagggio. Infine lo smontaggio e l’analisi di come era andata. Dalle sezioni e dalle assemblee delle donne derivava il flusso biunivoco della sua linfa vitale. Imparammo, da lei fra le prime, che anche il conflitto di classe era attraversato dalla contraddizione di genere.

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Sorriso illuminato dagli occhi ora verdi ora come il suo nome; piglio severo e corrucciato per sottolineare quel che non andava. Instancabile. Contemporaneamente e intensamente madre. La Federazione era in generale vissuta dalle sezioni come struttura necessaria, verso cui non di rado indirizzare tensione critica o contestativa sul suo funzionamento. Fuori del nostro campo la Federazione - con l’apparato - era sinonimo di luogo della disciplina burocratica, di fredda cinghia di trasmissione della “linea“.

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E’ stata invero infrastruttura immateriale del rapporto "fra centro e periferia". Infrastruttura sensibile che intercettava istanze e persino umori del nostro insediamento : territorio , luoghi di lavoro e di studio.  E che il collettivo (apparato e organismi) elaborava e trasformava in linea politica e azione organizzata. Celeste portava nella discussione la sua sensibilità, il suo peculiare “sentire popolare“, senza filtri. Per lei non era la gerarchia il riferimento della “mediazione“; era la discussione collettiva; accettava la mediazione quando in essa si comprendeva il “nucleo di verità“ del malessere sociale allo stato puro.

Era in questa dimensione del collettivo che si confrontava con le grandi intellettualità del partito barese. Giornate intense, appassionanti per tutto l’arco di quegli anni. Fino alla scissione, tornante della storia “del caso italiano“; dolorosa e lacerante separazione della nostra comunità. Scegliemmo strade diverse. Lei nel gorgo del comunismo come orizzonte, altri di noi nel solco del socialismo europeo. Dirà la storia. Di sicuro lei verso di noi non coltivò mai distacco di giudizio morale.

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Una è la parola totale che spiega la sua cifra: la sua umanità, immensa. Poi venne la Primavera Pugliese e il vendolismo. Rinacque comune speranza di appartenenza organica al campo della sinistra, nel pluralismo delle articolazioni partitiche. Qui e là ci incontravamo; leggeva inquieta la parabola e la curva della Primavera. Ella via via segnata nel fisico dalla malattia; non negli occhi, nè nell’affetto per le persone a lei care. Non si è mai rassegnata alla dispersione del popolo della sinistra.

Fiducia nell’avvenire costruita in tanti luoghi, ma in Via Trevisani, sede del Pci di Terra di Bari, in modo speciale con tutte e tutti noi. Come mi ha scritto in un ultimo messaggio di generoso commento a un mio intervento sulla stampa locale. Fiera di aver vissuto le pagine belle del 900; e di rimanere dalla parte della storia del riscatto degli ultimi, dalle forme nuove delle attuali disuguaglianze. Ha accettato il dolore come parte della vita. La sua vita è stata epica; nella militanza, nell’apparato, al Parlamento. Infine di nuovo nella militanza come vocazione. Questa è la carezza al cuore che ci carezza nel giorno del commiato. A ricordare le giornate di Celeste; e con il pensiero a chi lei mancherà in modo più struggente, la sua famiglia .

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Una nota apprezzata anche da Alessio Viola: "Enzo Lavarra ha colto quella che era l'essenza del fare politica: l'appartenenza il senso di comunità. Questo ci rendeva umani oltre le sigle e i riferimenti. Celeste era una figura classica della bellezza della politica".

Mentre l'Arcat Puglia, assieme a tutte le famiglie dei club di tutte le Apcat pugliesi: "Si sono stretti in un abbraccio, per la dipartita della Servitrice-Insegnate di Club, Celeste Nardini, già senatrice della Repubblica, e appassionata sostenitrice del Metodo Ecologico Sociale".

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"In lei - continua la nota Arcat - i programmi pugliesi e tutto il movimento nazionale hanno trovato una appassionata e fattiva collaboratrice, una intelligente ed operosa sostenitrice. Alla famiglia e a quanti la conobbero e stimarono il cordoglio di tutto il movimento regionale dei Club Alcologici Territoriali. Arrivederci Celeste e che lieve ti sia la terra come indelebile sarà il ricordo della tua amicizia".

(gelormini@gmail.com)