Masterplan e Referendum, la guerra di resistenza di Emiliano
Il Governatore scrive a Renzi. FI apre i giochi sulla partita di ottobre
Bari – Un incontro urgente per definire il “Patto per la Puglia” ed ottenere chiarimenti sui Fondi di Sviluppo e Coesione, “destinati dalla legge al Sud ma che non risultano inseriti nei Patti in via di sottoscrizione”. È la richiesta che Michele Emiliano invia per lettera a Matteo Renzi. Il Gladiatore prende di petto i rilievi ribaditi dal premier nel fine settimana circa la posizione del Tacco e tiene la barra dritta sui quindici accordi previsti dal Masterplan del Governo: “La Puglia rappresenta una sicura eccellenza nella capacità di utilizzo delle risorse pubbliche, avendo speso nella scorsa programmazione il 100% dei fondi europei” ed ha inviato a novembre 2015 una “dettagliatissima proposta di interventi, completi di schede progettuali, per 6 miliardi di euro”, blinda il capo della Giunta. All’appello mancherebbero almeno 3 miliardi di euro: troppi rispetto alle aspettative di Lungomare Nazario Sauro e sufficienti a rialzare la soglia di guardia. Specie se uniti al timore di accentramento capitolino nella gestione delle risorse.
Da un monte di 54,8 miliardi di euro - previsti dalla legge di stabilità 2014 e di cui l’80% indirizzato al Mezzogiorno - si è passati ad una disponibilità complessiva di 38,8 miliardi, pur mantenendo la stessa quota per il Mezzogiorno e senza alcuna “comunicazione formale” da parte dell’esecutivo. Una dotazione che, spiega il Governatore, per il Sud vale 12,9 miliardi: “Il Piano per il Sud utilizza risorse già originariamente destinate alle Regioni del Sud, ma per un importo significativamente inferiore a quello che avrebbe dovuto essere”, puntella Emiliano, definendo “tanto lo strumento di attuazione del Patto, quanto, soprattutto, la dotazione finanziaria prive di giustificazione e lesive dei diritti della Puglia”.
Difficile che si arrivi a far saltare definitivamente il tavolo ma la tensione resta, tanto più se si conta che il renziano Antonio Decaro ha portato in dote alla Città Metropolitana barese un'intesa da 230 milioni di euro. E che sulla graticola c'è anche un altro “dissidente illustre” del Rottamatore, come il napoletano Luigi De Magistris. I più fantasiosi parlano già di asse, i più realisti di semplice sponda tra il Masaniello napoletano e l'erede del Rivoluzionario Gentile; la differenza, però, la faranno i numeri.
Non a caso anche il vendoliano Guglielmo Minervini difende il decennio appena passato e scongiura lo scorporo dei contributi investiti per grandi opere, impattanti anche sui territori pugliesi. “Per caso quando è stata realizzata l'Alta Velocità tra Roma e Milano, è stato chiesto un contributo alle regioni attraversate dai nuovi treni? No, perché quell'opera, giustamente, costituiva un fatto d'interesse nazionale. Dunque, perchè non dovrebbe valere lo stesso per il Mezzogiorno?”, rincara l'ex assessore.
A mettere il carico da undici ci pensa l'opposizione e gli azzurri aprono anzitempo i giochi per la partita di ottobre: il referendum confermativo sulle riforme costituzionali, la cui mancanza di quorum tramuta l'astensione da arma contundente a zavorra alle caviglie di entrambe le parti in causa. Lo sa l'ex numero uno di Palazzo Vecchio, tanto da legare alla contesa la permanenza dell'esecutivo. E lo sa anche l'ex Sindaco di Bari, il quale si limita a lanciare segnali, dentro e fuori il recinto dei democratici.
“Non è vero che viene cancellato il bicameralismo; passiamo da un bicameralismo effettivo ad un bicameralismo debole. Citiamo spesso l'Europa a modello ma in una delle Camere del Parlamento tedesco ci sono i governi regionali, non quattro consiglieri eletti alle Regionali e poi confermati dai Consigli”, argomenta Nino Marmo nella conferenza stampa con il capogruppo Caroppo ed il collega Damascelli.
“Crediamo che questo sia l'annullamento del regionalismo in Italia ed avviene mentre le regioni a statuto speciale restano con poteri immutati”, mandano a dire i berlusconiani. Sotto accusa, la soppressione della competenza concorrente tra Stato e Regioni, che determina la redistribuzione delle materie tra competenza esclusiva statale e competenza regionale, ma anche la clausola di supremazia, che lo Stato potrà esercitare “avocando a sé funzioni che spetterebbero costituzionalmente alle Regioni”.
La proposta di richiesta di referendum potrebbe approdare in Aula già venerdì, coinvolgendo direttamente l'Assemblea, aprendo il pressing sul capo della Giunta perchè scopra le carte e anticipando le mosse nei ranghi Pd. Ottobre è ancora lontano, ma il conto alla rovescia è già cominciato.
a.bucci1@libero.it