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Meloni - Schlein ritorno del bipolarismo, ma al femminile
Meloni Schlein

Si completa, con questa tornata elettorale europea, la parabola controversa dei partiti ‘personalizzati’, con il relativo svilimento della carica leaderistica: la cui forza motivazionale risulta alquanto evanescente, se nonostante le cosiddette candidature-traino in ogni circoscrizione, si è registrato un ulteriore calo di affluenza alle urne, che questa volta è rimasto al di sotto del 50% su base nazionale.

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Si direbbe paradossale che a sancirlo sia il sistema proporzionale applicato alle Elezioni Europee, ma dall’analisi del voto - con la lente tridimensionale della politica - risulta abbastanza chiaro che il frastagliamento dei partiti e le rivendicazioni di bottega, ancora una volta, non pagano. Nel centrosinistra gli Stati Uniti d’Europa di Matteo Renzi e Emma Bonino, Azione di Carlo Calenda e Pace, Terra e Dignità di Michele Santoro hanno buttato al vento il 10% di consensi elettorali raccolti, mentre nel centrodestra la competizione interna tra Lega e Forza Italia e tra Lega e Fratelli d’Italia dà vita solo a un travaso di voti interno alla coalizione, che questa volta vede premiato il partito di Giorgia Meloni a scapito di quello di Matteo Salvini, che si vede sorpassato anche dalla versione post-Berlusconi di Forza Italia.

Il professor Aurelio Valente, lo scriveva sulle pagine di Affaritaliani.it - Puglia alcuni anni fa: “Per rendere più agevole l’evoluzione verso il bipolarismo democratico, capace di affrontare seriamente e risolvere i problemi dello sviluppo, dell’ambiente e della vita civile, occorre che i due schieramenti siano ancora più chiari e stabili nella loro composizione. Diversamente, aggregazioni temporanee - dettate da tatticismi elettorali o poli di semplice facciata, con profonde divergenze interne - tradirebbero ancora una volta la buona fede degli elettori, determinando la vera instabilità politica, che sta contrassegnando l’attuale situazione nazionale”.

“Nell’ottica del sistema maggioritario il limitato scarto dei voti ottenuti dai due poli, invece di essere un punto di debolezza, diventa un punto di forza proprio perché - non dando la certezza del successo - costringe entrambi i raggruppamenti a svolgere bene i due distinti e delicati compiti di governo e di costruttiva opposizione, che sarebbe meglio chiamare “azione di controllo” o di “garanzia”. E ancora, una salutare competitività tra i due poli contribuisce a migliorare la trasparenza nella vita interna alle forze politiche e la selezione delle candidature giuste, promuovendo l’affermazione di una democrazia attiva e partecipativa dei cittadini”.

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Ecco perché, oggi più che mai, le vincitrici di questa tornata elettorale - Giorgia Meloni ed Elly Schlein - non vanno lasciate sole “dinanzi allo specchio” dei cartelli percentuali, ma accompagnate e stimolate nella loro vocazione leaderistica, per spronarle al duplice impegno democratico: continuare ad accendere entusiasmi capaci di riportare gli elettori delusi e sfiduciati alle urne e moltiplicare opportunità e basi di dialogo, per allargare - anche in forme federate - le coalizioni, per non disperdere ambizioni e contributi e aiutare la democrazia nelle sue applicazioni più virtuose.

"Il risultato di Decaro, che ha preso 500mila voti, è importantissimo e dimostra come la vera anima del centrosinistra sono gli amministratori locali, sono i sindaci", ha affermato il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che ha anche messo in evidenza come: "La vera battaglia da fare sia quella di rafforzare il ruolo dei sindaci e delle amministrazioni locali, che rappresentano il vero argine contro l'astensionismo".

Due sono gli eletti pentastellati a Bruxelles: Mario Furore, 36enne di Foggia, eurodeputato uscente, attivista del Movimento 5 Stelle dal 2012, e Valentina Palmisano, 41enne di Brindisi ex deputata e attualmente presidente del consiglio a Ostuni.

Tre in arrivo, invece, dalle file di Fratelli d’Italia: Francesco Ventola capogruppo regionale, Michele Picaro consigliere regionale e Chiara Maria Gemma docente Uniba.

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Nel frattempo il dato cittadino barese porta Vito Leccese - candidato del PD a Palazzo di Città - a un passo dalla vittoria al primo turno (48%), staccando di circa 19 punti il concorrente candidato del centrodestra, Fabio Romito (29,1%). Sarà ballottaggio tra due settimane, con la riunificazione annunciata con l’altro candidato, Michele Laforgia (22%) - appoggiato anche dal M5S - dando il via a un gioco di alleanze, palesi e ‘velate’ in funzione dell’appuntamento elettorale delle Regionali in calendario il prossimo anno. Nonché al confronto inevitabile con la macchina elettorale di Michele Emiliano, rimasto "a distanza operativa" in queste utime settimane.

(gelormini@gmail.com)









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