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Meridionali fuori sede il proprium culturale
Il mondo vissuto con gli occhi del Sud

Ennio Tangrosso

Sul web impazzano, in questi giorni, con centinaia di migliaia di visualizzazioni le clip comiche di alcuni giovani attori, una sorta di webserie in stile sit comedy fatta in casa, di buonissima qualità televisiva, la striscia si intitola Meridionali fuori sede.

 

A parte la bravura degli attori, spicca la sagacia dei testil'originalità dei temi che, anche se di evidente attualità, assumono una valenza particolare poiché visti e sviluppati da un’ottica culturale diversa, un'ottica che si potrebbe definire come: "visti da Sud".

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Attraverso lantica e radicata pratica dello sfottò, dello sfrocoliare per ridere, per ironizzare, vengono messi alla berlina, modi di pensare e di fare, in maniera garbata e arguta, con l’intento di mettere in evidenza paure, paturnie, luoghi comuni, schemi mentali, stereotipi, modelli prestabiliti, pregiudizi, etc. rilevandone il loro lato più assurdo.

 

Nell’antica arte dello sfottò si esercitavano quotidianamente i frequentatori dei saloni da barbae dei caffè o dei circoli ricreativi di tutte le regioni meridionali, un'intera epopea di burle e di articolate e divertenti messe in sena hanno riempito le giornatele settimane e gli anni di intere generazioni.

 

Un divertimento geniale, fatto a mano - con quello che si aveva a disposizione - giocando sull’amicizia, la prossimità e la convivialità che si praticava per il solo piacere di stare assieme, divertendosi gratuitamente in tutti i sensi

 

Un campione di queste pratiche è rappresentato, in assoluto, dal Maestro Renzo Arbore. Alfiere della più alta filosofia dello sfottò ad improvvisazione, quello che si crea nel bel mezzo del ritrovarsi, per il semplice scopo di frequentarsi senza annoiarsi. Infatti, il merito di Arbore è stato quello di portare in televisione, al cinema e in qualunque altro contesto, il modo di intrattenersi amabilmente ed allegramente tra amici, in uso durante la sua gioventù, assai diffusamente in tutto il Meridione. 

 

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In questo Arbore è stato geniale, superlativo, eccezionale, ha saputo selezionare le cose migliori dell’arte sopraffina dello sfottò, che nella sua versione più alta, si avvaleva di doppi sensi e di argute acrobazie lessicali. E se proprio Arbore volesse fare un ennesimo dono ai suoi milioni di aficionados, potrebbe fondare una Accademia dello sfottò, per disvelarne i meccanismi comici ed insegnarne la raffinate tecniche; magari organizzandone un festival, un happening con le migliori performance e tra queste non sfigurerebbero certamente quelle dei “Meridionali fuori sede”.

 

Il pregio di questa webserie sta proprio nel ribaltamento culturale, considerare il mondo con gli occhi dei giovani meridionali, che studiano o risiedeno fuori sede, a contatto con modelli culturali diversi. Essi, proprio come una enclave, cercano di difendere il proprium culturale: non solo senza vergognarsene, cosa che fino ad oggi ai meridionali è sempre toccato di fare, ma affermandone con orgoglio la originali specificità.

 

 

Mentre prima era l’immigrato a dovesi adattare, integrare e omologare, abbandonando la sua cultura per sforzarsi di comprendere e di vivere secondo quella degli altri, in questa serie sono gli altri ad essere presi in giro, per non capire e non appartenere alla cultura meridionale. 

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Nel caso specifico, in maniera simbolica ed emblematica, viene identificato nel giovane milanese o bergamasco lo stereotipo del “ciuoto, dello scemo. A Milano si direbbe del pirla: ingenuo e confuso, che viene costretto continuamente ad omologare i propri comportamenti, il proprio linguaggio a quello degli amici, con cui condivide l’esperienza del coabitare.

 

Le clip che compongono la serie sono dei veri e propri elaborati di etnografia, sia per quel che riguarda la linguistica ed i modi di dire, sia per quello che comprende i modi di intendere e di comportarsi, e di considerare i modelli relazionali: come per esempio nella clip “La telefonata”. Bellissima è anche la clip che si intitola Il fattapposta, ma diverse altre mettono in evidenza come il linguaggio non è utile solo a spiegare le cose, ma a conferire significato e senso alla vita stessa.

 

Piccole chicche di costume che trasudano ironia, ribaltamento e sorpresa. Una ventata di aria fresca che, sulla scia del successo di una comicità irriverente e alternativa (stile Checco Zalone), prende in giro in maniera pungente un modello di cultura, potremmo dire di "stampo nordico", che ormai mostra tutta l'usura e i limiti di un etnocentrismo anacronistico e controtendenza, in piena epoca di comunicazione istantanea e personalizzata. 

 

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Il web dà la possibilità a tutti di comunicare qualsiasi cosa e di farla diventare immediatamente uno scoop, grazie alla viralità della contaminazione istantanea della rete e dalle sue connessioni infinite e libere. 

 

Il web crea molti dei problemi dovuti alla inattendibilità e alla infondatezza di tante informazioni o di comportamenti messi in rete senza nessun controllo, ma soprattutto senza alcuna assunzione di responsabilità; d’altro canto, essa rappresenta - se ben utilizzata - un mezzo di diffusione anche di modelli culturali e di pratiche positive e condivisibili senza costi.

 

Direbbero i “Meridionali fuori sede” il web è un fattappostada utilizzare con prudenza ed attenzione, ma che - come in questo caso - può dare inizio ad una sorta di rivoluzione culturale fatta in casa e con un buon livello di penetrazione.

 

Ora però sia i Meridionali fuori sede che quelli residenti si aspettano dal resto degli italiani la risposta ad una domanda imprescindibile e soprattutto di importanza capitalepubblicata anche su “lastampa.it” e “Repubblica.itMa come si fa a cenare alle 19,30?”. Per saperne di più basta andare su “youtube” e digitare “Meridionali fuori sede".