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Migranti: odissea, chiusura porti e DL sicurezza bis
L'Italia resta il Paese delle contraddizioni e dei paradossi, dove la cultura millenaria dell'accoglienza del "Forestiero" è ripetutamente mortificata.
di Klodiana Cuka *
L'Italia resta il Paese delle contraddizioni e dei paradossi, dove la cultura millenaria dell'accoglienza del "Forestiero", citata anche dalle Sacre Scritture, si scontra sempre più con una previsione legislativa, ancor più restrittiva e miope, che al primo D.L. "Sicurezza" ne ha fatto seguire il Bis, approvato dal C.D.M. dell'11 giugno u.s. con diverse modifiche, che appare sempre influenzato dalla perenne ricerca di consenso, additando il migrante come il nemico numero uno del "Bel Paese".
In verità quest'ultimo ha sollevato subito i dubbi di legittimità costituzionale, perché violerebbe i trattati internazionali, come la Convenzione Internazionale per la Salvaguardia della Vita in Mare ed altresì la Convenzione Sar sulla Ricerca e il Salvataggio in Mare: che impongono a qualsiasi tipo di imbarcazione di soccorrere chi si trova in difficoltà".
Inoltre si è sollevata, da più parti, la contestazione del ricorso per tali misure, ad uno strumento come il Decreto Legge, che sempre la Costituzione riserva solo " in casi straordinari di necessità e urgenza". Il caso drammatico della nave Sea Watch 3 è ancora vivo!
Un governo, quello italiano, forse non tutto convinto di tali strumenti, che però ha costretto il suo Presidente del Consiglio, a rispondere alle dure contestazioni arrivate della stessa O.N.U., che lo ha accusato di "mettere in pericolo la vita dei migranti", respinte al mittente in primo luogo dal Ministro dell'Interno Salvini, che ha denunciato come "queste condotte reiterate consentono di raggiungere l'obiettivo dei trafficanti". Eppure non sono mai state trovate prove tangibili e decisive, che mostrino l'effettiva connivenza delle Ong con il traffico degli scafisti, che resta criminale, da stroncare con ogni mezzo, ma salvando sempre le vite umane dei migranti, specie dei soggetti più fragili e vulnerabili, quali donne e minori non accompagnati.
Il tema della sicurezza interna, più che di quella internazionale, dilaniata da conflitti e violenze come la guerra civile in atto in Libia, alle porte di casa, sembra l'ossessione prevalente della nostra opinione pubblica, che per essa tende a dimenticare anche tutti i punti deboli programmatici, non attuati o rinviati, da questo Governo "Sovranista-Populista", che tende a proporre soluzioni comunque facili a problemi complessi, a colpi di slogan ad effetto. Ma la realtà risulta diversa, perché la maggioranza di questi provvedimenti d'urgenza, sotto forma di D.L. poi restano monchi nella loro effettiva applicazione, in aspetti decisivi, in primis, sempre per l'immigrazione: la definizione delle zone di frontiera o di transito, dove il richiedente asilo dovrebbe poter presentare direttamente la domanda, con procedura di urgenza, che di urgenza non è mai.
Tutto questo insieme ad altri aspetti organizzativi, per le tre articolazioni dell'Unità di Dublino (presso le Prefetture) ed ancor più la definizione dell'elenco dei c.d." Paesi Sicuri", per la valutazione effettiva delle domande di protezione internazionale, dove per esempio la Libia, in guerra civile, non può certo essere considerata tale, almeno nel mondo reale.
Quanto alle strutture di accoglienza dei beneficiari, in verità molte costrette a chiudere non per l'applicazione del citato D.L., ma per i mancati pagamenti da parte del Ministero dell'Interno, come drammaticamente denunciato da Integra Onlus, in questi mesi di contenzioso con varie prefetture. Quindi restano ancora vaghi ed inapplicati i nuovi criteri e le modalità per la presentazione delle domande di contributo per la prosecuzione di tanti progetti d'accoglienza dei titolari di protezione internazionale e dei minori non accompagnati (MNC), che si dice comunque di voler tutelare, rispetto al la maggioranza dei migranti, definiti economici, quasi di serie B.
Come si vede tanti proclami, ma poi poche attuazioni organiche e coerenti ad un disegno di riordino annunciato, che però stenta a prendere forma, davanti alle feroci contestazioni di tanta parte del nostro Terzo Settore, che dubita prima della capacità effettiva di applicare un quadro astratto e parziale, che privilegia solo le parti più demagogiche e regressive, che costituiscono le " cortine fumogene ", che nascondono il fallimento di tale strategia, che i fatti dimostreranno, non essere capace di assicurare una maggiore sicurezza, con una minore accoglienza e meno che mai un'effettiva integrazione dei migranti.
La vera sfida di civiltà, come ribadito anche dal Santo Padre, deve sempre mettere al centro la persona umana accolta, integrata e formata come cittadino del domani, capace di rispettare regole comuni, che nella pluralità di culture, Paesi e fedi diversi, possano tutti convivere in pace e prosperità, apportando un reale valore aggiunto alla nostra sempre più vecchia Europa, come dimostrano chiaramente moderne politiche migratorie, come quelle adottate in Germania o in Canada. (con foto Nave Sea Watch 3)
* Presidente Integra Onlus & Fondazione "Bridge for Future"