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Minervini: “Daspo sui contributi regionali per le aziende che ricorrono al caporalato”
Nota del capogruppo di “Noi a Sinistra per la Puglia”, Guglielmo Minervini, sugli ultimi sviluppi della vicenda caporalato:
“Sotto la pressione di un'enorme campagna mediatica nazionale, finalmente la macchina dei controlli s'è messa in moto.
Cominciano a fioccare i primi risultati: circa il 40% dei braccianti nelle aziende ispezionate, risultano irregolari. Un dato enorme. Ora è il momento di agire con gesti conseguenti.
1. L'assessorato all'agricoltura può stabilire un Daspo sui finanziamenti regionali per tutte le aziende che risultano avere a che fare col caporalato; niente soldi a chi traffica con lo sfruttamento, anche in attuazione del rating di legalità previsto dalla Legge regionale di promozione della Legalità recentemente approvata.
Una scelta forte specie ora che parte il nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei.
Gli incentivi vanno esclusivamente alle aziende che rispettano la dignità del lavoro.
2. Sarebbe molto incisivo che lo stesso Daspo lo dichiarassero anche tutte le associazioni datoriali.
Bisogna uscire dall'ipocrisia. Segnare una linea di demarcazione netta.
Molto importante e positivo l'attivismo della Coldiretti in questi giorni.
Peccato che lo scorso anno non volle apporre la propria firma sul protocollo che impegnava al lavoro legale le aziende del pomodoro in Capitanata.
Ma, forse, il caporalato l'anno scorso c'era lo stesso, le telecamere e i morti no.
Un segnale in tal senso sarebbe la definizione tempestiva degli indici di congruità, bloccati da anni da un ostruzionismo incomprensibile e, ormai, alla luce del fenomeno, insopportabile.
In Capitanata le aziende che dichiarano 0 giornate di lavoro per la raccolta dei pomodori sono circa 16.000, un oceano!!
3. Rimbalzano nuovamente sui TG le immagini della vergogna sul Ghetto di Rignano. Ritorna il tema dello smantellamento. Ottimo.
Ci sono due strade. Una è alla Salvini, lo sgombero con l'esercito. Non serve a nulla se non a duplicare il ghetto in mille altri luoghi. Demagogia pura che nasconde e aggrava il problema.
Un'altra è di distribuire lo sforzo di accoglienza nelle aziende. Ogni azienda si attrezzi per accogliere i lavoratori di cui ha bisogno: dieci per ciascuno e il Ghetto si sgonfia.
Funziona così in Trentino sulla filiera della mela, dove il caporalato non esiste e la produzione è analogamente molto frammentata.
La Regione potrebbe, nell'ambito dei fondi europei, sostenere gli oneri (container, acqua, ecc.) delle aziende.
4. C'è un terzo assente nel dibattito pubblico. Sono le catene degli ipermecati e le industrie di trasformazione. Anche il ministro Martina sta parlando di bollino etico nel suo piano. Ottimo.
Ricordiamo che lo scorso anno, mentre la Legacoop rispose, Auchan si diede alla macchia, mentre la piccola Futuragri s'impegnò, la grande Princes (una delle prime industrie nazionali di produzione di pomodori in scatola) sgusciò come un’anguilla, mentre Granoro accolse ben volentieri la sfida della qualità del lavoro tutti gli altri marchi girarono le spalle.
In quella platea si attiva la catena dello sfruttamento anche quest'anno, imponendo il prezzo dei pomodori a 8 centesimi al chilo!!!
Anche a loro la Regione dovrebbe dire, con nettezza, niente incentivi a chi non dimostra di disporre effettivi protocolli di controllo sul lavoro da parte dei produttori che conferiscono.
Le associazioni dei consumatori potrebbero essere attivate per fare un lavoro di screening sui marchi e orientare a un consumo etico.
5. I controlli. Avere la certezza di essere stanati è un deterrente fondamentale. Si possono stanziare risorse per sostenere un piano straordinario di repressione del caporalato, un'azione a tappeto, in accordo con quanto si stabilendo nel governo nazionale (peccato che l'anno scorso anche il Ministero dell'Interno si sfilò dal nostro protocollo...)?
Sono azioni che servono per non sprecare la grande ondata di indignazione. Per dire che è vero il caporalato è un fenomeno atavico, radicato, diffuso. Un virus con cui l'economia agricola convive da secoli. Eppure, anche il caporalato si può debellare. E se si può, allora si deve.
Il giorno in cui avverrà avremo non solo un lavoro più dignitoso ma anche un'agricoltura più competitiva”.