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Monopoli, 'Sudestival' 20esima. Aperto da Avati e Mastrandrea

Francesco Petrocelli

Esordio con Pupi Avati e Valerio Mastrandrea per la 20esima edizione del "Sudestival" di Monopoli (Ba).

Tutto esaurito e lunghi applausi. Buona la prima per Valerio Mastandrea, ospite d'onore del Sudestival, il festival cinematografico di Monopoli (giunto alla ventesima edizione e 'benedetto' da Pupi Avati) dove l'attore romano ha presentato "Ride", il suo primo lavoro da regista, all'età di quarantasette anni.

SudFest1

Al suo fianco, Chiara Martegiani, sua compagna - nella vita vera - e protagonista indiscussa del film, un dramedy ambientato tra le vie popolari di Nettuno e incentrato sulla morte in fabbrica di un uomo e sulla elaborazione del lutto da parte della sua famiglia.

Nel dolore s'intrecciano, senza quasi mai toccarsi, le reazioni della moglie Carolina, disincantata e silenziosa, del figlio Bruno e del padre Cesare, interpretato da Renato Carpentieri. Una pellicola cruda, delicata e realista. "Ma non cinica, il cinismo non fa mai bene", sottolinea Mastandrea nel dialogo con il pubblico dopo la proiezione.

Ride

"Questo film nasce da tante esigenze - ha aggiunto il neo-regista - ma si chiede soprattutto quanto siamo liberi, oggi, di vivere ciò che vogliamo, anche le emozioni primarie, più basiche, come la gioia, il dolore e la paura. Ho visto molte interviste di donne che avevano da poco perso il proprio marito o il proprio figlio: un dolore che di diritto è mio in un attimo diventa di tutti, non si ha più il tempo di affrontarlo da soli perché si è travolti dal mondo esterno".

Chiara Martegiani

"Vale lo stesso per la felicità - ha poi precisato Mastrandrea - oggi ci sentiamo in dovere di sventolarla in faccia a tutti con lo smartphone. C'è un senso di colpa se non si carica su Instagram qualcosa. Eppure io mi sento più solo sui social network che dentro casa". In particolare dai dialoghi struggenti del figlio Bruno con il suo amico emerge il problema generazionale della vetrinizzazione del dolore: "I bambini riconoscono gli strumenti e i codici di oggi, sono convinti che ciò che sia davvero importante sia apparire, dare di sé una certa immagine".

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E il tema della morte sul lavoro? Tutt'altro che accidentale e secondario: "Sulle morti sul lavoro c'è un problema di assuefazione, anche mediatica. La verità è che l'indignazione non basta più, dobbiamo insistere su ciò che sta succedendo, è fondamentale: la media delle vittime si è abbassata ma rimane un dramma. Ciò che ho provato a trasmettere con questo film è anche che il mondo del lavoro è diverso, sono cambiati i costi, i tempi. A morire oggi sono i pony express che devono fare quindici consegne in tempo record. Il mito del lavoro, dell'immaginario degli anni sessanta, non esiste più, oggi nel settanta per cento dei casi lavorare sembra una condanna a morte. Questo messaggio era già dirompente in "Non essere cattivo", del maestro Claudio Caligari: è meglio morire a venticinque anni in una rapina ribellandosi alle regole della società, o a settantacinque dopo una vita straziante di lavoro?".

Sud Mastrandrea

E così, tra un ricordo intimo e commosso al genio di Caligari, i ringraziamenti timidi della Martegiani - al pubblico ma anche a Mastandrea, che l'ha convinta "A provarci per l'ultima volta", facendola piangere di gioia proprio quando era "a un passo dal mollare tutto" dopo l'ennesimo fallimento. Aneddoti gustosi, come quella volta che con Caligari hanno scritto a Scorsese per un finanziamento di un milione di euro, bicchieri di vino e strofe di Ivan Graziani, colonna sonora del film, si chiude la serata.

"Con questa accoglienza mi avete convinto a pensare al secondo film, sarà colpa vostra", ha salutato Mastandrea, con le mani giunte in segno di gratitudine per l'accoglienza del Cinema Vittoria.