Musei interrotti: da Brandi
al libro di Ugo Gelli
di Giuseppe Massari
“Musei interrotti Brandi (e Minissi) in Puglia” è l’ultima fatica editoriale di Ugo Gelli, per i tipi della Manni editore. Un lavoro a ritroso nel tempo, per offrire un contributo di gratitudine a Cesare Brandi: lo studioso, il ricercatore, l’archeologo che intuì, precocemente, l’idea di salvare gli affreschi conservati e custoditi nelle chiese rupestri ed ipogee basiliane e bizantine di Puglia e Basilicata.
Per sottrarli alle incurie del tempo, nonché alle manomissioni e trafugamenti selvaggi e clandestini. Cesare Brandi, sia pure tra critiche feroci, portò avanti il suo progetto e, proprio in Puglia. mise al riparo gli affreschi della cripta di Santa Maria degli Angeli di Poggiardo e quelli di San Vito Vecchio di Gravina in Puglia, attraverso la tecnica dello stacco.
Certo, il progetto di Brandi era più ambizioso. Staccare, smontare, restaurare e rimontare le stesse opere d’arte in siti istituzionalmente più sicuri. Infatti, egli, si battè perché fosse costruito a Lecce un museo nazionale della pittura bizantina, o adattata qualche vecchia struttura di interesse storico.
Sopraggiunsero i campanilismi a inibire il progetto di Brandi. Le opere tornarono ai loro paesi d’origine: qualcuna, come gli affreschi bizantineggianti di Gravina, dopo aver viaggiato in lungo e in largo per l’Europa: a Bruxelles, Atene e Roma, furono posizionati, dove attualmente ancora si trovano, presso la Fondazione Pomarici Santomasi.
Ma con lo scorrere degli anni, se i campanilismi vinsero quella battaglia contro Brandi, altrettanto non si può dire che l’abbiano vinta contro il tempo, contro il degrado. Tantomeno a favore della tutela e della salvaguardia, se è vero, come è vero, che molte di queste opere, sia pure protette, non sono tutelate a sufficienza in termini di conservazione, di ambienti diventati inidonei, perché maltenuti, non curati, non assoggettati alle nuove tecniche ambientali, architettoniche e alle adeguate norme di sicurezza.
Esempio lampante: gli affreschi gravinesi, che secondo gli esperti sono decisamente a rischio (indagini diagnostiche e scientifiche effettuate sul finire del 2012), dato che galleggiano nell’acqua, per via delle infiltrazioni di umidità, causate dalla naturalità del manufatto abitativo e per via dell’acqua piovana entrata dalle finestre all’interno della struttura che li conserva.
Nonostante le numerose grida d’allarme - motivate e giustificate - sulla necessità di interventi conservativi e restaurativi, su di essi è sceso il più cupo, il più insensato e il più ingiustificato dei silenzi. Brandi voleva preservare. Qualcuno, oggi, sa solo distruggere, sa solo mandare a monte il lavoro di una persona sensibile, capace, attenta e generosa verso un patrimonio immenso, ricco di bellezza e di storia: sia artistica che paesaggistica.
Sono i corsi e i ricorsi storici? Non credo. Non direi. Non vorrei pensarlo. Raffaele Nigro, nel recensire il pregevole lavoro di Ugo Gelli, ha lanciato strali contro le istituzioni, purtroppo assenti e latitanti quando si tratta di fare cultura seria.
"La politica dorme e non difende questo patrimonio. Il denaro degli Assessorati alla Cultura e delle emittenti private e pubbliche va ormai alle manifestazioni canore e alla superficialità quotidiane, di storie che fungono da richiamo immediato, tra due stili inessenziali: l’edonismo fatuo di Sanremo e di Miss Italia e le narrazioni esemplate di Elisa di Rivombrosa o di Montalbano & soci".
"Conta distrarre e fare audience, per i governatori di una stagione. Questo spiega la ragione di un titolo, "Musei interrotti", lo scopo civile di un volume che va rimeditato pagina per pagina, e che non può mancare in casa di chi ama le radici e l’immensa cultura sparsa dai secoli nel nostro territorio”.
Sento di condividere appieno e sottoscrivere il giudizio di Nigro, perché, attraverso un linguaggio sincero e schietto, rivaluta l’opera preziosa e certosina di Brandi. Rivaluta l’opera di Gelli e di quanti hanno ripreso quel cammino per non dimenticare, per non consentire che una nuova storia, più crudele, più selvaggia e più farabutta, cancelli quella vera, quella dei nostri padri, quella sacra da preservare e privilegiare.
Va dato atto e merito a Ugo Gelli per aver ripreso e riportato il dibattito alle sue fonti e radici iniziali. Conservare, confrontarsi, dialogare, capire, inserire e inserirsi sulla scia di un passato e di un presente che si devono fondere e non confondere, con il più inglorioso e incivile passato. Sull’onta, potremmo dire, proprio di quelle alterazioni culturali del passato, alle quali - per ignoranza - potrebbero sommarsi le incurie di oggi, sotto le inquietanti formeb umane dio predatori, vandali, distruttori di testimonianze: peggiori degli iconoclasti di professione.