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Pace, Mons. Pizzaballa: 'La forza della neutralità positiva di Bari'
Pizzaballa.Gerusalemme

a cura di Franco Giuliano - Medit

Siamo nel Patriarcato Latino di Gerusalemme, insieme al Patriarca Monsignor Pierbattista Pizzaballa, una delle voci più ascoltate nell'intricato mondo politico religioso della Terra Santa. 

Un incontro per alcuni versi “straordinario” perché avviene proprio oggi, in occasione del terzo anniversario di quell’incontro che si tenne a Bari città “ponte fra Oriente e Occidente, il 23 febbraio del 2020, dal titolo “Mediterraneo, frontiera di pace”, un evento che coinvolse tutti i Vescovi di tre continenti (Europa, Africa, Asia) che si affacciano sul “Mare Nostrum” e che si celebrò alla presenza di Papa Francesco.

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Domani, inoltre sarà anche l’anniversario dell’invasione russa in Ucraina. Insomma, oggi rappresenta un giorno particolare e lei monsignore è una delle più alte personalità della Chiesa e delle religioni, in particolare di quella Cristiana in questa regione del mondo.

Mons. Pizzaballa, che cosa possiamo dire, che cosa si può organizzare affinché questa situazione di conflitto in varie aree del mondo trovi una soluzione attraverso la preghiera e attraverso l’intermediazione proprio della Chiesa? 

“È un tempo molto difficile, dove sembra quasi molto utopico e da slogan parlare di pace e di prospettive di speranza o di soluzioni di conflitti atavici. Però, un realismo che non è aperto ai sogni, che non è aperto a prospettive di vita per tutti, non è un vero realismo, è pessimismo”. 

Dunque, possiamo sperare? Che cosa si può fare? 

“Si deve sperare. Abbiamo bisogno innanzitutto di parole di speranza, perché la violenza è innanzitutto nel linguaggio, nel modo di parlare, nel modo di relazionarsi. Poi, abbiamo anche bisogno di osare, e osare significa, quando tutti pensano che ormai non vi sia più nulla da fare, parlare con tutti, non considerare nessuno un nemico, ma un interlocutore, con il quale si può anche non essere d’accordo, ma con il quale comunque si deve parlare, perché il rifiuto del dialogo è l’anticamera di ogni forma di violenza e di conflitto”. 

Concretamente che cosa si può fare? Oggi siamo qui, a tre anni da quell’evento che segnò la storia nel dialogo di Pace tra le diverse religioni, che si tenne proprio a Bari. Lei, prima di iniziare questa intervista, ci ha lasciato intendere che una speranza, un messaggio che potrebbe ripartire proprio da Bari, che è il centro del Mediterraneo. 

“Bari è un luogo che si presta a questi incontri così difficili, a questi incontri aperti a tutti, perché è un luogo neutro, da una parte, ma di una neutralità positiva, è un luogo positivo, dove nessuno ha un legame che esclude l’altro, dove tutti si possono sentire a casa loro senza sentire nessun incomodo.Credo che sarebbe opportuno ripensare a un evento simile a quello di tre anni fa, perché Bari si presta, dove si possano riallacciare quelle relazioni che in questo momento sono bloccate”. 

Bari potrebbe essere un luogo simbolo per discutere in questo momento di Pace. È possibile lanciare un messaggio concreto alla Chiesa di Roma e, dunque, anche alla Chiesa pugliese per giungere a questo risultato? 

“Io sono sicuro che la Chiesa sia molto aperta e disponibile a tutto questo. Forse ci sono tante paure, ma il mio auspicio, il mio augurio è di superare le paure e di osare. Sono certo che la Chiesa pugliese, la Chiesa di Bari sia più che aperta a queste iniziative e che abbia il coraggio di osare, di ricreare quelle opportunità che in passato hanno funzionato molto bene”. 

Anche perché a Bari c’è San Nicola. 

“San Nicola… Sì, c’è un legame particolare con il mondo ortodosso, tutto il mondo ortodosso. Dal momento che San Nicola è a Bari – non è né a Mosca né a Kiev – può diventare un legame che supera le barriere che in questo momento esistono tra i Paesi. Inoltre, a Bari vi è un legame con tutto il mondo mediterraneo, senza il quale non ci può essere pace”. 

Mons. Pizzaballa, lei ci potrebbe aiutare a portare le varie Chiese proprio a Bari e ricreare un evento così come è avvenuto nel 2020? 

“Si può pensare, certamente. Bisogna pensare le modalità, i tempi, i modi. Ma forse è tempo di pensare, quando tutto va per il “no”, di organizzare qualcosa per il “sì”. Il “sì” per la pace”. 

Ma lei ha un dialogo qui, nella Terrasanta, con la Chiesa ortodossa? 

“Noi abbiamo un dialogo con tutti, certamente, soprattutto tra le Chiese. Tra le Chiese il dialogo funziona molto bene”. 

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Voi avete sottoscritto un appello nel 2022, a firma di diciotto alti rappresentanti di tutte le Chiese. Potrebbe essere che questo nuovo appello venga sottoscritto proprio in Puglia, a Bari, nel segno di San Nicola? 

“Se si riesce a riorganizzare qualcosa a Bari, senz’altro ci dovrà essere anche un documento, qualcosa che attesti quel momento e anche che metta per iscritto, nero su bianco, il desiderio di pace e di futuro per tutte queste Chiese, ma per tutte le nostre società”. 

La speranza è l’ultima a morire? Possiamo dire che possiamo costruire insieme…? 

“La speranza è figlia di una fede. Se c’è una fiducia, allora la speranza rende quella fiducia concreta nella vita”. Per congedarci, ci vediamo a Bari, dunque? “Bene. Bari ha un posto speciale nel mio cuore, vengo sempre volentieri”.

 

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