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Paolo Perrone lascia Fitto e approda a Fratelli d'Italia

Non si tratta più di un pezzo di partito, non si può parlare nemmeno di una diaspora: a Lecce sono andati via tutti. Anche Paolo Perrone abbandona la nave in tempesta di Raffaele Fitto. Se ci mettessimo a contare tutti gli addii non basterebbero cento articoli, ma si può sempre fare un calcolo degli ultimi fittiani riposizionati in altri partiti. Tra i big è rimasto solo il presidente Antonio Gabellone, che si accomoderà nel listino proporzionale di Noi con l'Italia insieme a Simona Manca (collegio Lecce). L’uscente senatore Francesco Bruni andrà nel listino al Senato.

congedo FdI
 

Ma i fittiani che avevano migliaia di voti sono andati a gonfiare le file degli altri partiti. L’emblema della fuga da quella che fu la roccaforte di Raffaele Fitto si può racchiudere tutta nell’assenza totale dell’ex ministro dai collegi uninominali leccesi. C’è stato spazio per tutti, meno che per lui.

L’ex ministro di Maglie ha preferito salvare un po’ della sua squadra in giro per la Puglia: Francesco Ventola, il suo coordinatore regionale (nell’uninominale camerale di Andria); Gianfranco Chiarelli (uninominale camerale di Martina Franca); Luigi Perrone, che si candida nell’uninominale di Molfetta (da non confondere con il Perrone ex sindaco di Lecce); Vittorio Zizza (uninominale camerale di Brindisi). A Lecce niente uninominale per Paolo Perrone, l’ex sindaco più votato nelle scorse amministrative e anche l’unico che era rimasto a fianco di Fitto dopo gli addii di grandi portatori di voti come Messuti, Marti e Palese.

Fitto  FotoAnsa
 

Così, a 24 ore dalla chiusura delle liste, l’ex sindaco di Lecce ha fatto le valigie e ha traslocato a casa di Giorgia Meloni, che si era già presa suo cognato, Saverio Congedo, piazzandolo nel collegio più facile, quello camerale di Lecce città, dove la maggior parte dei comuni dell’hinterland hanno amministrazioni di centrodestra. Anche quest’ultimo era un fittiano doc. Raffaele Fitto ha perso la sua roccaforte. A Maglie, in quello che fu il suo collegio camerale, c’è un candidato della Lega, Andrea Caroppo, anche questo un ex fittiano purosangue.

Noi con l’Italia ha un solo collegio nel Leccese, quello dell’ex sindaco di Otranto, Luciano Cariddi, in quota Udc, che va a combattere nella fossa dei leoni: il collegio senatoriale sud, dove si sfidano Massimo D’Alema e Teresa Bellanova.

L’Udc riesce a spuntare solo due uninominali in Puglia, perché gli altri quattro se li prendono i fittiani come premio per aver ceduto i collegi leccesi: l’altro collegio in quota scudocrociato è quello camerale di Angelo Cera a San Severo. Il guaio per Raffaele Fitto è che ora dovrà remare forte per raggiungere il 3 per cento ed evitare così di far affondare la sua barca malmenata dalle onde. Il suo ex braccio destro, Roberto Marti, confluito di recente nel partito di Salvini, proprio nel collegio che un tempo era di Fitto, ha chiuso un accordo importante con il sindaco di Nardò, Pippi Mellone, per il sostegno ad Andrea Caroppo. Ma questo non è l’unico collegio uninominale pugliese nelle mani della Lega: ne ha altri due per la corsa alla Camera: quello di Nuccio Altieri, anche lui ex fittiano doc, che ora corre a Monopoli e quello di Rossano Sasso ad Altamura.

Cassano Vitali
 

Se si passano in rassegna tutti i candidati negli uninominali pugliesi di Forza Italia, si scoprono una marea di transfughi ex fittiani: l’uscente Rocco Palese, ad esempio, salvato da Renato Brunetta, candidato blindato nel collegio camerale del sud Leccese, oppure Massimo Cassano, altro big portatore di voti, che si spenderà nel collegio camerale Bari- Bitonto.

Anche Luigi Vitali, attuale coordinatore regionale forzista, che si candiderà nel collegio senatoriale Lecce-Francavilla, è stato un fittiano, ma poi, su mandato di Silvio Berlusconi, ha avuto il compito di ridimensionare l’ex leader maximo della Puglia: missione compiuta, Fitto è stato svuotato. Se Noi con L’Italia non raggiungerà il tre per cento, anche Fitto rischierà scene tristissime come quelle che toccarono a Gianfranco Fini, che passò da folle festanti a solitarie attese in aeroporto, perché si erano dissolti tutti i militanti che lo accoglievano durante le tappe leccesi.

Perrone Lecce sindaco
 

La perdita di Paolo Perrone rischia di essere un punto di non ritorno per l’ex ministro salentino. A Lecce tutto da rifare per i fittiani. Anche se è vero che non sono gli unici nel caos. Anche tra i forzisti è scoppiata la rivolta: i big catapultati dall’alto, che hanno fatto fuori Pagliaro, Mazzotta, D’Antini e Paola Mita, potranno scatenare il disimpegno. Forse tra i leccesi si salverà solo Federica De Benedetto, che sarà candidata seconda nel listino proporzionale barese, dietro Paolo Sisto.

Com’è avvenuto anche nel Pd e nel Movimento 5 Stelle, i seguaci degli esclusi al fotofinish protestano, spediscono lettere, alzano la voce, ma è tutto inutile. Si è sempre detto che sarebbe stato Silvio Berlusconi a dire l’ultima parola. Il leader maximo ha parlato: a Lecce nel proporzionale sono stati candidati Elio Vito ed Elvira Savino. Luigi Vitali ha dato la colpa agli scontri fratricidi dei leccesi, “che hanno spinto i vertici a esplorare altre opzioni”. Ma la verità è che le candidature nelle mani delle segreterie, quando si tratta di listini bloccati, seguono dinamiche troppo lontane dalle logiche delle segreterie locali. Tutto in linea con una legge elettorale che dà grande potere a partiti sempre più personali. La corsa può cominciare, ma molte carriere politiche forse sono già finite.

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