PugliaItalia

‘Particelle di rivolta. 1968’: il ritorno di Salvatore Gelsi e Roberto Rossetti

di Antonio V. Gelormini

Il Sessantotto diventa soggetto e palcoscenico di “Particelle di rivolta. 1968” ultimo lavoro di Salvatore Gelsi e Roberto Rossetti - Asterios Editore.

Voleva essere una rivoluzione, si rivelò una rivolta - per alcuni aspetti anche caleidoscopica - e che in Italia arrivò ad assumere derive politico-sociali incontrollate, con il tragico approdo al terrorismo. Il Sessantotto prese forma nelle università e nelle scuole, poi nelle fabbriche e nelle piazze contestando i valori tradizionali e le istituzioni. Una protesta che prese di mira sia la società occidentale - e dunque il capitalismo - sia quella di tipo sovietico, e dunque il socialismo.


 

La Poesia sta alla Letteratura, come la Fisica sta alla Matematica e infatti le istanze politico-filosofiche alla base dei fermenti sessantotteschi trovarono ben presto l’humus più reattivo nelle facoltà scientifiche degli Atenei, a cominciare da quelle di Fisica. Dopotutto l’ispirazione ‘rivoluzionaria’ rimandava ai concetti astrofisici relativi al movimento completo di un corpo celeste attorno a un altro.

E’ in questo contesto socio-culturale che il Sessantotto diventa soggetto e palcoscenico di “Particelle di rivolta. 1968” ultimo lavoro di Salvatore Gelsi e Roberto Rossetti - Asterios Editore, con prospettiva d’inquadratura centrata sui presidi e le forze di Polizia, a cui era demandato il confronto e il controllo dell’azione contestatrice in rapida espansione.

Un’altra tappa del brigadiere Adelmo Capitani, che nella sua Bologna del 1968 vedrà l’istituto di Fisica rimanere occupato per quasi un anno, alle prese di una catena di morti sospette. Da un ricercatore che muore di una sospetta leucemia, al professore che guida la ricerca sulle particelle elementari che cade vittima dello scoppio di una stufa a gas, fino alla sua assistente che viene mortalmente investita da un’automobile. 


 

La collisione delle particelle porta in seguito a una vittima sotto le rotaie della stazione, a dei ladruncoli assassinati e lo stesso brigadiere Capitani, che segue le indagini, rischia la vita… Si sente odore di servizi segreti stranieri e di false identità, che ruotano attorno a uno scienziato ungherese passato dal blocco Sovietico all’Occidente a capo di un progetto molto importante, forse di un laser che, però, non convince il testardo brigadiere.

Tutto questo, mentre il filosofo Jean-Paul Sartre sbarca all’Università felsinea e Pier Paolo Pasolini scrive la sua invettiva alla borghesia ‘finta’ rivoluzionaria a difesa dei poliziotti - vittime designate nei conflitti urbani - e della classe operaia figlia di un Dio minore. 

Intreccio della trama e succedersi degli eventi porteranno Capitani a rincorrere lo scienziato ungherese verso Vienna, meta di un convegno scientifico, per finire “punito” dalla sorte e dagli apparati ed essere confinato a Trieste.

Un modo alquanto efficace, questo piccolo libro della coppia di autori sempre più rodata, di analizzare il periodo storico attraverso situazioni minime, anche se non trascurabili, proprio come in fisica le particelle sono un costituente microscopico della materia.


 

“Già, è fisica sperimentale. Le teorie studiate dalla fisica delle particelle seguono i principi della meccanica quantistica. Il principio fisico è quello degli urti ad elevata energia: facendole collidere tra di loro ad alta energia cinetica, con una velocità prossima a quella della luce... Tramite un acceleratore possiamo produrre fasci di particelle ad alta energia: in questo caso, il vantaggio sta nella luminosità e nella frequenza di collisione, che è maggiore e più controllabile. Lo scopo è “vedere” particelle molto più piccole della lunghezza d’onda della luce incidente”. 

“Non ho capito - chiede il brigadiere - ma si può uccidere con queste particelle?”

(gelormini@gmail.com)