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Pd: Emiliano contro Verdini, i fittiani attaccano. Spina spariglia sulle dimissioni
Bari - Michele Emiliano bacchetta Matteo Renzi sul gioco di sponda garantito da Denis Verdini negli ultimi passaggi parlamentari ma l’aria non è delle migliori ed il tweet innesca la polemica con i fittiani: “Sono voti di Berlusconi quelli di Verdini che vengono utilizzati oggi come fossero del Pd. Non credo che gli elettori condividano”, cinguetta il governatore sul social. E a rintuzzarlo è Antonio Distaso, deputato sotto le insegne dei Conservatori e Riformisti: “Ma i voti di tutti i trasfughi pugliesi di centrodestra che lui ha corteggiato e raccolto con tanta ostinazione e caparbietà, voti che gli hanno consentito non solo di mantenere la maggioranza nelle due passate consiliature da sindaco al Comune di Bari, ma di essere eletto alla Regione non erano voti se non direttamente riconducibili a Berlusconi, comunque appartenenti a quell’area?”, invia per direttissima il barese.
Distaso argomenta citando, tra le righe, i precedenti di Franco Albore - “esponente di centrodestra passato con lui in fase di ballottaggio e poi diventato assessore della sua giunta” - ed Anita Maurodinoia, eletta a Palazzo di Città tra gli schittulliani e poi candidata alle regionali per il Pd: “Emiliano non è poi così diverso da Renzi, la loro visione della politica tende a snaturare il confine ideale di due coalizioni che si confrontano su idee e proposte, loro tendono a creare un grande centro che, poi, nei fatti, altro non è che un’amalgama indistinta di persone unite da un solo carisma: il potere e le poltrone”, tenta l’affondo il fedelissimo di Raffaele Fitto. Poi ammonisce: “Stare all’opposizione non è facile e non è da tutti, più semplice rispondere alle sirene di chi può offrirti una visibilità politica, e non solo quella. Emiliano, così come Renzi, fa né più e né meno quello che ogni politico nella loro posizione farebbe. Allargare il più possibile il proprio consenso per governare tranquilli”.
A proposito di cambi di campo, nella Bat è ancora bufera. Come aveva annunciato, Francesco Spina si è presentato dimissionario nell’assise Provinciale, provando a sparigliare le carte. Eletto sulla poltrona più alta della Bat in quota centrodestra - poco più di un anno fa - e intenzionato a trasferirsi nel Partito Democratico, il Sindaco di Bisceglie si è detto disposto a lasciare la fascia azzurra e formalizzare le proprie dimissioni. A patto che avvenga unitamente a quelle di tutti gli altri consiglieri: “Se questo dovesse accadere, sono disposto a recarmi dal Prefetto già domattina per lo scioglimento dell'ente”, provoca dire l’ex coordinatore Udc. E la spiegazione sta tutta nel passaggio delle Province ad ente di secondo livello: le dimissioni del Presidente non sono sufficienti a mandare a casa il Consiglio. La Legge Del Rio, infatti, non prevede né la sfiducia dello stesso numero uno né tantomeno lo scioglimento dell'assemblea per dimissioni. L’unica via per la nomina di un Commissario prefettizio, dunque, è rappresentata dalle contestuali dimissioni del Presidente e di tutti i dodici Consiglieri provinciali. “Chi vuole arrecare danni alle comunità, con lo scioglimento dell’ente, lo deve fare, come accaduto a Bisceglie, presentando le proprie dimissioni, accanto alle quali ci sarà la mia, prima davanti al Segretario Generale poi davanti alla Prefettura competente”, lancia il guanto di sfida – Spina - chiosando con i provvedimenti che resterebbero disattesi in caso di liberi tutti. In alternativa, la fascia blu non rimarrà nel cassetto e il diretto interessato riterrà di poter continuare il proprio mandato. In attesa della prossima puntata.
(a.bucci1@libero.it)
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Pubblicato sul tema: Bisceglie, insediato il Commissario PD De Santis e l'arrivo del presidente…