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‘Pentole e Pistole’, il gusto noir del thriller multimediale

Un divertissement ‘gustoso’ che diventa esercizio letterario di due autori: soliti scrivere in maniera completamente diversa. Un medico e un sindacalista che decidono di giocare a fare il boss/chef e il killer spietato, ossessionati l’uno dal potere e l’altro dalle forme eccitanti di 4^ e 5^ misura.

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Franco Caprio e Vito Antonio Loprieno in ‘Pentole e Pistole’ - Radici Future Produzioni, 2017 vestono gli abiti di scena di Carmine Lo Riccio e don Pasquale Cicerchia nel “penitenziario modello” british di Morton Hall, dove la quotidiana sfida ai fornelli assume la strategica funzione - in chiave metaforica - di renderli ‘evasivamente liberi’.

Una scrittura a quattro mani nel più classico dei generi polizieschi, tra i riverberi “rumorosi” di pentole e pistole, per mandare in onda - tra le pagine del libro - la più inclemente delle riprese in diretta, e mettere alla berlina l’inconcludenza evanescente e relativistica dei talent-show televisivi. In particolare, di quelli organizzati tra forni, fornelli, frigoriferi e cucine in residenze da favola o set mediatici con più telecamere che ingredienti e ricette.

Un thriller mediterraneo, in salsa anglosassone, che sviluppa la narrazione ironica in un noir eno-gastronomico, in cui l’esasperazione dei copioni è protesa a provocare sorpresa ed emozioni, mentre la crudele e spietata competizione tra le famiglie dei concorrenti in gara - la sfida internazionale tra cuochi The Biggest Chef - piegherà verso il complotto di matrice mafiosa, per il perseguimento di piani malavitosi e strategie finanziarie ‘globali’ nel settore della ristorazione raffinata e innovativa.

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E dalle brume nord europee, diradate dalle brezze del Lago di Bracciano, nell’amalgama di stili diversi di scrittura, a prendere posto in primo piano sono le ricette elaborate e talvolta rivisitate da Caprio e Loprieno, fondamentalmente caratterizzate da prodotti tipici di Puglia, che a loro volta sono un viaggio nelle tradizioni meridiane: vero e proprio antidoto all’insipienza mediatica imperversante.

Una ricerca e un esercizio, che dal contrasto di pareri, esalteranno sapori e profumi tipici di territori familiari e risveglieranno ricordi e nostalgie, riaccendendo anche la voglia - magari - di cimentarsi più con le pentole che con le pistole. Ricette originali e mai banali, che evitano di affrontare l’antico dilemma barese della “zucchina” nel Riso, patate e cozze o di cadere nella tentazione accademica-popolare degli Spaghetti all’assassina.

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Dando vita, invece, nel bailamme di effetti speculari e di finzioni ‘autenticamente vere’, tra un conduttore, Fabrizio Fazi, sintesi centaura tra Fabio Fazio e Fabrizio Frizzi; un penitenziario che ha tutta l’aria di Hotel; il succedersi e accavallarsi di una serie di “Uguaglianze diverse”, in una tipica situazione da “Non è come appare”, dove persino ‘la regista’ in realtà si rivelerà “un regista”, la ricetta “Paso” - dalle 3 P di Pier Paolo Pasolini - sarà il vero banco di prova per gli stessi autori, ma anche per i lettori, che vorranno cimentarsi nella preparazione e personalizzazione del piatto pronto a diventare il nuovo cult sui lungomare pugliesi: “Polipo, Pentole e Pistole”.

(gelormini@gmail.com)

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