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Pietro Ingrao, l'ultimo saluto
Per lui: la "Luna rossa"
"Volevo la luna" era il titolo del suo ultimo libro, l'ha avuta e per l'occasione è stata una "Superluna rossa"! Con Pietro Ingrao muore, forse, l'ultimo comunista della politica italiana del dopoguerra. L'unico, per il quale - è stato detto - aveva ancora un senso il saluto col pugno chiuso. Aveva raggiunto i 100 anni ed oltre ad essere uno storico dirigente del PCI era stato Presidente della Camera dei Deputati. Durante la sua presidenza: il rapimento e la tragica fine di Aldo Moro. E proprio nella sala intitolata allo statista pugliese sarà allestita la camera ardente a Montecitorio.
"Generosità, coerenza, impegno. Questo è stato Pietro Ingrao. Un politico raffinato, un grande combattente che ha attraversato il Novecento, con il suo carattere sanguigno, con la sua inesauribile voglia di cambiare lo stato delle cose e con la consapevolezza che la politica sia innanzitutto costruire un mondo migliore", è il commento-ricordo del presidente della Regione Puglia, Miche Emiliano. Che poi aggiunge: "Mancherà alla Sinistra. Mancherà all'Italia".
"E' stato la nobiltà della politica, l'amore per la vita, la ricerca della libertà. E' stato tanta parte della nostra vita. Lo abbracciamo con amore e gli diciamo: grazie, vecchio Pietro", ha scritto Nichi Vendola su Twitter.
Indelebili e alquanto stimolanti resteranno le sue riflessioni-esortazioni: "Il dubbio è l'unica cosa che rivendico in pieno della mia vita" e "Talvolta non basta indignarsi", che insieme alla tenace lotta condotta sempre nel partito, gli valsero l'appellativo di "Eretico, senza scisma".
La sua scheggia all'XI Congresso del Pci, nel 1966: "Non sarei sincero se dicessi a voi che sono rimasto persuaso", segnarà la rottura delle liturgie di stampo sovietico e lo spiraglio di un nuovo confronto dialettico, che aprirà le porte al suo memorabile "diritto al dissenso".
(gelormini@affaritaliani.it)