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Pina Belli D’Elia, l’indiscussa vestale della Puglia romanica
E' morta Pina Belli D'Elia milanese innamorata di questa regione e cantrice raffinata della Puglia romanica.
Pina Belli D’Elia, la vestale indiscussa della ‘Puglia romanica’ era una milanese innamorata di questa terra, anche perché innamoratissima del suo Michele d’Elia: grande storico dell’arte ed eccellente restauratore. Insieme sono stati “Una formidabile macchina da guerra, per il recupero della nostra identità”, per molti versi fatta di tesori invidiabili eppure ancora poco noti.
Sospinti dalla passione comune, dall’amore giovanile e da una buone dose d’incoscienza, come amava ripetere Pina, ricordando i bei tempi: “Con una macchinetta prestataci da un amico, abbiamo battuto tutta la Puglia in lungo e in largo, il sabato e la domenica, per paesi e città. Consapevoli, come diceva con orgoglio meridiano Michele, che la nostra arte comincia un po’ prima di Giotto”.
Competenza, profondità di analisi, larghezza di prospettiva critica, grande predisposizione didattica e bagaglio artistico-culturale tanto ricco da farla spaziare, con rigore e disinvoltura, dal Medioevo al Contemporaneo.
Saldamente in cattedra per la sua riconosciuta e illustre professionalità, ha sempre reso ‘Il più facile possibile’ l’approccio alla sua caleidoscopica perizia, facendo della generosità la più apprezzata delle qualità per l’autorevolezza della studiosa.
“La Puglia può tornare ad essere una regione per gente dal palato fino”, questo fu il regalo da lei ottenuto in occasione del varo del Distretto Culturale Daunia Vetus, quando tornò a Troia per una lectio magistralis sulla fruibilità dei Beni Culturali e sulla consapevolezza diffusa dei patrimoni locali, per una loro migliore difesa, valorizzazione e opportunità di crescita culturale.
Ma ancora più grande fu la sorpresa e l’emozione nel vederla arrivare una domenica pomeriggio alla Liberia Laterza a Bari, dove presentavo il mio libro ‘Episcopius Troianus’ - Ed. Gelsorosso, 2012, in cui la citavo a proposito del confronto di una tela di Francesco Solimena e di una crosta d’autore ad essa ispirata: oggetto di sue raffinate riflessioni alcuni anni addietro.
E soprattutto il piacevole imbarazzo di essere strumento, nel suo intervento, di un lascito che è diventato stimolo contagioso: “ [...] conoscere le pietre ad una ad una... sovrapposte come si sovrappone la storia dell'uomo... le cattedrali costruite sulle acropoli sono il segno che il tempo non passa e si dimentica, ma lascia la memoria del suo passaggio, attraverso l'opera dell'uomo [...] così il tempo si deposita... il tempo si stratifica... il tempo si legge.. come ha fatto così bene l'autore di questo libro [...] “.
Pina Belli D’Elia, il tuo sguardo materno da eterna professoressa continuerà ad accendere fuochi di passione e di amore per questa terra e per i suoi tesori, che ne cantano la bellezza senza tempo. A ravvivarne la fiamma della curiosità speculativa, sarà il tuo sorriso e le tue raffinate pubblicazioni. Mentre a quello della memoria, se la Città Metropolitana lo vorrà, potrebbe contribuire l’intitolazione a tuo nome di uno dei tuoi amori più intensi: La Pinacoteca Provinciale di Bari.
(gelormini@gmail.com)