PugliaItalia
Polignano vertice con Emiliano
Ciracì (CeR) interroga i Ministri
E' trasversale, corale e virale la mobilitazione per fermare le autorizzazioni del Governo alla devastante diffusione di trivelle in Adriatico. Il neo-presidente della Regione Puglia (in attesa di proclamazione ufficiale), Michele Emiliano, presiede a Polignano a Mare il vertice con i sindaci, proposto dal presidente del Consiglio Regionale, Onofrio Introna e dal Sindaco Domenico Vitto, fa sapere di voler impugnare i provvedimenti.
"Il governo ha autorizzato la Northern Petroleum a sondare i fondali al largo della nostra costa incontaminata alla ricerca di giacimenti di petrolio, rigettando le nostre osservazioni e quelle della Regione Puglia", ricorda Vitto che con fascia tricolore - davanti al panorama mozzafiato di Polignano a Mare - invita a difendere la bellezza. "Ho chiamato a raccolta i sindaci dei comuni interessati, per coordinarci e ora chiedo il supporto di chi ama il nostro territorio e l’azzurro del nostro mare. Mobilitiamoci per difendere quanto abbiamo di bello! #difendiamolabellezza".
Da Ceglie Messapica il deputato Nicola Ciracì (Conservatori e Riformisti) fa sapere di aver presentato in Commissione un'interrogazione al Ministro dell’Ambiente Tutela del territorio e del mare, e al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti (testo integrale correlato all'articolo), dove tra altre cose mette in evidenza: "Che la tecnica maggiormente impiegata per la ricerca degli idrocarburi è l'"air gun", ovvero: "bombe d'aria" che emettono vibrazioni a bassissima frequenza, non udibili dall'uomo, ma che provocano sulla popolazione animale marina un'ampia gamma di effetti nocivi, tra cui l'allontanamento dalla sorgente di disturbo violento, l'interruzione dell'attività di alimentazione dei piccoli, la diminuzione di deposizione delle uova, la morìa delle larve.
"Per cui, risulta paradossale - aggiunge Ciracì - che questa tecnica sia impiegata quando la disciplina normativa vigente disponga il corretto divieto dell'uso degli esplosivi per la normale attività di pesca"
Il parere unanime è allarmante sulla decisione del Governo di autorizzare la società petrolifera inglese, Northern Petroleum, all’esecuzione di trivellazioni al largo della costa adriatica pugliese. Anche perchè, ancorché meramente esplorativa, essa rischia di determinare gravissime ripercussioni ambientali e marine, oltre che pesantissime ripercussioni turistiche ed economiche, in considerazione del conseguente pericolo per l'integrità dei siti marini e terrestri del basso Adriatico e l'immagine ad alto valore naturalistico della Puglia, da tempo sempre più al centro dell'attenzione del turismo internazionale.
Salviamo i mari e la Puglia dal petrolio: “Difendiamo la bellezza”, è lo slogan che campeggiava nella sala comunale di Polignano a Mare, in occasione dell’incontro operativo promosso dall’Amministrazione locale per attivare una cabina di regia interistituzionale contro i provvedimenti del Governo nazionale che stanno autorizzando prospezioni al largo della costa pugliese da Mola, Polignano, Monopoli a Fasano. Accanto al sindaco Domenico Vitto, sul tavolo della presidenza: il presidente eletto della Regione Michele Emiliano e il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna.
Una convocazione quanto mai sollecita e opportuna: “Il sindaco Vitto ha il merito di aver rilanciato la mobilitazione senza colori della Puglia, una battaglia arcobaleno contro le incursioni delle multinazionali del petrolio a danno di questa regione”, ha detto Introna nel suo intervento.
Le iniziative di Amministrazioni, movimenti e cittadini, secondo il presidente del Consiglio regionale, “devono convincere il Governo Renzi a dialogare con le Regioni, gli enti locali, le comunità a e la pubblica opinione. Stiamo difendendo la nostra regione e il nostro futuro: Roma deve riconoscere che contro le trivelle la Puglia è sempre stata unita e Bruxelles deve considerare la necessità di una direttiva europea che metta al bando lo sfruttamento del petrolio nei mari del continente”, proprio per i pericoli legati alla ricerca ed estrazione di idrocarburi marini”.
Introna ha evidenziato la contraddittorietà delle politiche governative italiane, che con una mano “esaltano la bellezza del nostro Paese e con l’altra espongono al rischio della marea nera i litorali pugliesi e tutta l’economia marinara (turismo, balneazione, pesca, navigazione), minacciando il turismo, risorsa vincente per la Puglia, legata alle sue coste gioiello”. Mentre le regioni turistiche leader arretrano negli ultimi tre anni, i numeri pugliesi crescono, in controtendenza, soprattutto per le presenze straniere".
"Istituzioni e cittadini devono restare uniti, come hanno fatto finora in Puglia, insistendo nella mobilitazione", ha concluso Introna, che ha rinnovato la richiesta alla Regione (prontamente accolta dal presidente entrante Michele Emiliano) di impugnare i provvedimenti autorizzativi del Governo nazionale a favore delle trivelle.
E da Bari anche il sindaco metropolitano, Antonio Decaro, ha fatto pervenire il suo messaggio: "Come cittadini e come rappresentanti delle istituzioni pugliesi è nostro dovere fare quanto è nelle nostre possibilità per difendere il nostro territorio e le sue ricchezze più grandi: tra queste c'è sicuramente il nostro mare. Per quanto mi riguarda mi impegno a rappresentare la voce dei pugliesi e della nostra terra che non può correre il rischio di vedere vanificati tutti gli sforzi fatti negli ultimi anni dalle amministrazioni locali per lo sviluppo delle nostre comunità e dell'economia turistica attraverso la tutela del nostro paesaggio. Lo sconcerto e la memoria dell'incidente avvenuto cinque anni fa sulla piattaforma della British Petroleum nel golfo del Messico è ancora troppo vivo in noi, anche solo per pensare ad una simile attività nel nostro mare ".
Qualche dato inedito illustrato dai tecnici nel corso dell’incontro di Polignano:
Il 71% delle richieste di permessi per prospezioni di idrocarburi in mare riguardano la Puglia.
Le tecniche adottate dalle multinazionali petrolifere per le ricerche sono geosismiche, estremamente dannose per l’ambiente e la fauna sottomarina e marina: cannoni ad aria compressa sparano verso i fondali bolle a 250 decibel. Ancora ad un chilometro di distanza, l’intensità sonora si mantiene sui 150 decibel (120 possono causare negli uomini danni irreversibili).
La probabilità di trovare idrocarburi si stima intorno al 17% e in ogni caso il petrolio adriatico è classificato col grado 9 della scala internazionale API (fino a 25 sono pesanti, oltre i 40 leggeri). Mentre i petroli migliori sono particolarmente leggeri, quello sottomarino è molto “pesante”. Si tratta di fanghiglia da raffinare all’estero, per essere trasformata in risorsa di qualche utilità.
Le torri petrolifere possono elevarsi dalle acque marine fino a 60 metri, visibili dalla costa. Le più vicine sorgerebbero all’interno delle 12 miglia dal litorale.
Nei primi anni Settanta, ha ricordato il presidente Introna, l’ENI di Mattei aveva scartato gli idrocarburi dell’Adriatico. Troppo costoso estrarli, troppo scadenti, buoni al più per bitumare strade.
(gelormini@affaritaliani.it)