A- A+
PugliaItalia
Politica, il vero cambio di passo: redistribuire la ricchezza
Redistribuire.ricchezza

La dimostrazione che esistono tante Italie diverse si può facilmente cogliere dai tanti e diversi articoli dei commentatori politici e dalle tante firme giornalistiche che si sono cimentate nel dare e darsi spiegazioni sull’esito del voto.

caro bollette 2022caro bollette 2022Guarda la gallery

Una prima considerazione di carattere generale è assolutamente evidente, tutti quelli che scrivono, indistintamente, pare facciano parte di una comunità a parte, un gruppo di “osservatori” occhiuti, relativamente saccenti, ma soprattutto fuori dalla vita reale, dalla quotidianità, vissuta dalla stragrande parte degli italiani.

Una gran confusione di pareri, di argomenti, di interpretazioni, a volte di teoremi dettati dalla fantasia degli “opinionisti di turno” televisivi o della carta stampata. Sentire tante campane è giusto, è corretto e tra tanti rintocchi coglierne qualcuno di appropriato capita anche; quello che tuttavia non risulta essere chiaro ad un passeggiatore di piazza come me, ovvero un uomo della strada, insomma uno di quelli che trovate al mercato, al bar o che incontrate camminando sul corso principale del paese, è se tutti questi “scienziati generali” hanno compreso una cosa semplice: che gli italiani vivono una vita sempre peggiore.

Insomma parafrasando il cineasta Paolo Sorrentino: “La vita reale, quella che vivono tutti i giorni, nel Belpaese, dalle Alpi a Pantelleria, è sempre più scadente e questo riguarda la stragrande maggioranza degli italiani. Punto”.

Mentre una scarna minoranza continua a mantenere un livello di vita accettabile, il resto della popolazione vede i suoi livelli di vita regredire giorno dopo giorno. La sensazione peggiore è quella di non riuscire a cogliere nessuna possibilità né di migliorare la situazione, ma neanche di arrestare tale regressione in atto: il che, è ancora peggio.

Naturalmente, i commentatori, i giornalisti, i politici, i grand commis, i manager, i dirigenti pubblici o privati, insomma quelli che decidono, commentano e ‘fanno carte’. appartengono alla “scarna minoranza”, che nulla sa della fatica quotidiana che l’italiano della strada o la casalinga di Voghera fanno, per sbarcare il lunario.

Una fatica che, giorno per giorno, diventa sempre più gravosa. Nel contempo ognuno, in cuor suo, coltiva la speranza di un’inversione di marcia, che qualcosa possa migliorare, che qualcuno possa aiutarli a campare leggermente meglio.

Una tale speranza cerca appigli in qualsiasi cosa e si ravviva soprattutto nei periodi pre-elettorali, alimentandosi delle promesse dei politici di turno. E qui il criterio e la valutazione speranzosa non si basa su teoremi, ideologie, schieramenti di parte, fuffe lessicali o altro, ma su un pensiero semplice: vediamo se questi altri riescono a fare qualcosa.

ricchezza.bollettericchezza.bolletteGuarda la gallery

Come dicono i rapporti degli istituti di studi economici, negli ultimi anni gli italiani sotto la soglia della povertà sono più di 7 milioni e mezzo e quelli appena sopra sono altrettanti. Pertanto, gli italiani in serissime difficoltà sono quasi (ad essere ottimisti) un quinto della popolazione totale (23,3%).

Naturalmente, la “scarna minoranza” di privilegiati fa qualsiasi “ammuina” pur di conservare i propri privilegi; il restante di quelli che vivono appena accettabilmente si dibatte per difendere il grado di accettabilità, ma nessuno si occupa di risollevare i quattordici milioni di italiani che stanno assai male combinati.

Eppure un eminente sociologo come Domenico De Masi sono anni che predica, che questa grande moltitudine di persone non solo non riesce a far “sentire” i propri bisogni, ma non trova nessuno che li rappresenti politicamente.

Infatti, nessun partito politico grande o piccolo che sia ha nella propria agenda un obiettivo semplice, ancorché evidente: una più equa e migliore distribuzione della ricchezza, che - nonostante tutto - il sistema Italia continua a produrre.

Si discute sul reddito di cittadinanza e su altri provvedimenti similari, ma nessuno intende ridistribuire la ricchezza. Cunei fiscali, incentivi agli imprenditori, detassazioni, agevolazioni alle assunzioni, insomma tutti provvedimenti rivolti all’imprenditoria: che naturalmente ha rappresentanza, voce e mezzi per reclamare provvedimenti a proprio favore. Salvo poi, una volta ottenuti, a non trasferirli – in qualche modo anche ai propri dipendenti.

Sono ormai 50 anni che gli economisti raccontano fiabe, sempre le stesse, senza prendere atto che la ricchezza non si “distribuisce per caduta”, ossia non cola dall’alto verso il basso, come un liquido qualsiasi; ma che, evidentemente, essa si addensa e si solidifica nei diversi filtri, lasciando sempre più all’asciutto quelli che aspettano di sotto.

Allora un po’ di sensibilità, di coraggio, di saggezza, di lungimiranza, di generosità, in ultima analisi un poco di giustizia sociale in più aiuterebbe a far vivere meglio molti italiani. Questa grande parte di popolazione è alquanto stanca di sentire le solite nenie o le vecchie litanie, che da un secolo finiscono sempre in ‘Gloria’. Dagli economisti, dai politici, dai manager, dai dirigenti di ogni ordine e grado si aspetta, invece, un pizzico di fantasia e una grande dose di etica, se non proprio di “cuore”, per rendere accettabile la quotidianità di tante famiglie.

bollette.luce.gas.1.640x342bollette.luce.gasGuarda la gallery

Distribuire la ricchezza non significa abolire la proprietà o mortificare l’aspirazione dei cittadini a vivere agiatamente o nel lusso, ma provare a modulare socialmente una ricchezza spropositata: utile non a soddisfare i “desideri”, anche quelli più sfarzosi, ma tesa ad acquisire e piegare o distorcere il potere, persino quello dei governi.

Un manipolo di ricchi sempre più ricchi, che fa e disfa come vuole ogni attività ed ogni volere democratico: parliamo di lobby, di ricchi sfondati, che si contendono potere, privilegi e decisioni. Con schiere di intellettuali, di giornalisti, di studiosi, di tecnici asserviti, che invece di svolgere eticamente la propria funzione si prestano a confondere e soggiogare ogni evidenza e ogni ragionevole soluzione.

Dunque, ora e nei prossimi anni non si tratta di argomentare su numeri, percentuali, governi di destra o di sinistra, ma di scendere dai palazzi, di uscire da dietro le scrivanie, di mettere in stad-by i computer e di andare in giro. Magari nei quartieri più periferici, su per le scale dei palazzi degli agglomerati popolari, negli ambulatori dei presidi sanitari, prendendo un caffè nei cosiddetti “peggiori bar di Caracas” o andare a farsi la barba in una barberia (senza la necessità della prenotazione), persino in uno di tanti borghi dispersi nelle aree interne.

Sarà semplice capire che quello che si discute nei palazzi del potere o nelle sedi politiche, nelle redazioni dei giornali o dei grandi network, a Bari come a Roma, a Pietramontecorvino come a Mestre, sono una storia lontana anni luce dalla quotidianità delle persone e della maggioranza degli italiani.

I politici e i giornalisti discutono tra di loro, formando una sorta di enclave, un mondo a parte. I potenti, i ricchi si ‘appattano’ e si accordano per tutelare interessi e privilegi. Il “POPOLO” si dibatte nelle difficoltà e nei problemi, ognuno preso dalle proprie singole e molteplici difficoltà.

Commentare i risultati elettorali e fare il commento dei commenti, sofisticando sulle differenti interpretazioni è esercizio inutile, confonde persino chi nella confusione ci sguazza. Troppe voci, troppe campane, troppi distinguo e nessuna attestazione semplice, precisa e comprensibile ai più.

I leaders di partito nello stesso discorso riescono a dire tutto ed il contrario di quel tutto, rendendo plausibile - a chi ascolta - di capire quello che vuole. Senza parlare dei talk televisivi, dove la rissa e la cagnara sono l’essenza dello spettacolo in sé. Il tutto incrementa la confusione, che pervade l’immaginario dei semplici cittadini e soprattutto conferma la sensazione diffusa che non ci siano soluzioni, per risolvere i problemi degli italiani: innanzitutto di quelli che stanno peggio.

L’invito è a fare silenzio, per ascoltare le ragioni ed i bisogni veri di chi sta peggio, magari esaminando i tanti vantaggi che una migliore distribuzione della ricchezza porterebbe in termini di “giustizia ed equità sociale”.

Il benessere condiviso dà più stabilità e sicurezza sociale, in fondo la democrazia si nutre di partecipazione e non di fumosissime argomentazioni, manifestandosi con cose semplici e dirette: fatti e non parole.

(ennio.tangrosso@virgilio.it)

Iscriviti alla newsletter
Commenti
    Tags:
    politica redistribuire ricchezza cambio passo società povertà famiglie







    
    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.