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PopBari: il padre, il figlio e il gran sacerdote dei fallimenti bancari

Antonio V. Gelormini

Marco e Gianluca Jacobini il bersaglio grosso in primo piano, Vincenzo De Bustis l’architetto recidivo di progetti e soluzioni finanziarie ‘avvelenate’.

Mentre il barista mi serve il caffè, sul video alle sue spalle scorrono le immagini dei TG relative alla Banca Popolare di Bari, agli arresti degli Jacobini - padre e figlio - e alla ‘sospensione’ con interdizione di Vincenzo De Bustis Figarola il gran sacerdote dei più clamorosi e recenti fallimenti bancari, nonché di Elia Circelli, ex responsabile della Funzione bilancio e amministrazione della Direzione Operazioni. Il commento caustico di un signore vicino è decisamente tranchant e la dice lunga sull’umore dell’opinione locale: “Altro che domiciliari, alla colonna infame dovrebbero attaccarli. Tutti quanti!”.

COLONNA INFAME Bari2

La colonna in questione sarebbe quella di piazza Mercantile, a Bari, dove nel Medioevo venivano legati malfattori, truffatori, debitori insolventi e falliti, per esporli al cosiddetto ‘pubblico ludibrio’. Ma c’è anche chi ricorda lo spot con Sharon Stone, che fugge dall’assedio dei fan e si rifugia in una filiale di Banca 121, e vorrebbe rifarlo con i quattro dirigenti che evitano l’assalto di azionisti e risparmiatori, mettendosi in salvo dietro le sbarre.

Oltre 40 anni alla guida della stessa Banca sono obiettivamente troppi, essendo in pratica la negazione di uno dei capisaldi della governance bancaria: la discontinuità della funzione direttiva, per garantire il distacco necessario a una corretta gestione della concessione crediti. E proprio questa ‘forte continuità’, accentuata dai legami famigliari presenti nei gruppi dirigenti della BPB, è uno dei fattori critici della sua deriva.

Vincenzo DeBustis

Ma all’inesistenza di mercato per gran parte dei titoli collocati a clienti e risparmiatori - spesso abbinata a finanziamenti baciati, ovvero prestiti concessi alla clientela in cambio di azioni della banca stessa, alla concessione di prestiti a imprese con alti profili di rischio (di cui era già possibile prevedere una parziale insolvenza), e alla vendita ripetuta di vera e propria spazzatura finanziaria - si aggiunge la guida dubbia di un manager del settore, stranamente e saldamente resistente ai vertici di istituzioni bancarie, nonostante abbia inanellato una serie impressionante di operazioni ‘a perdere’ e di fallimenti bancari: Vincenzo De Bustis Figarola.

BPB padre figlio

Falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza sono i reati contestati. Sì perché se Marco e Gianluca Jacobini rappresentano il bersaglio grosso in primo piano, l’architetto recidivo di progetti e soluzioni finanziarie ‘avvelenate’ è stato sempre lui, nelle diverse funzioni di Direttore Generale, Amministratore Delegato o Esperto Dirigente. E qui emerge un secondo fattore critico, rappresentato dalla cattiva qualità dei contrappesi nella guida di BPB: dove si direbbe che sia il Cda che gli organi di controllo interni abbiano sempre ‘brillato di evanescenza’. Eppure il De Bustis aveva già rifilato (magari complice la politica del tempo) la Banca del Salento - trasformata in Banca 121 - al Monte dei Paschi di Siena, diventandone poi addirittura DG. L’avvio del drammatico declino di Rocca Salimbeni: uno dei gioielli nobili della tradizione finanziaria italiana.

Vincenzo De Bustis 690x362

Lasciato il MPS moribondo, approda prima in Deutsche Bank Italia e poi a Bari alla corte degli Jacobini. E proprio De Bustis tra il 2013 e il 2015 gestìrà l’affare che, oltre a innescare l’indagine della Consob, ha provocato gran parte dei guai in cui ora si dibatte la Popolare pugliese: l’acquisizione della disastrata Cassa di Risparmio abruzzese Tercas.

“De Bustis Figarola è soggetto - è scritto negli atti giudiziari - che professionalmente svolge l’attività di dirigente di istituti bancari (già Banca 121 e Mps), risulta avere contatti con gestori di fondi internazionali di dubbia provenienza” e “pertanto ha la sicura occasione di commettere reati della stessa specie. In considerazione del carattere non seriale delle violazioni e del tempo decorso”, il gip ha ritenuto sufficiente disporre per l’indagato “il divieto temporaneo di esercitare la professione di dirigente di istituti bancari, nonché gli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese”.

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Per la verità, da un lato abbiamo i reati contestati - che sarebbero stati la causa del dissesto dei conti bancari dalla Banca Popolare di Bari - e dall’altro un’operazione come l’acquisizione di Banca Tercas - da molti a suo tempo approvata e consigliata - persino autorizzata, nel luglio 2014, con una sorta di “permesso speciale” da Bankitalia, considerando che Tercas era sotto commissariamento.

Tercas, infatti, venne comprata dopo il parere positivo dei consulenti finanziari Deloitte e Laghi, che dichiararono l’importanza dell’operazione, considerata addirittura “Un importante obiettivo di crescita industriale da realizzare per vie esterne”.

BPB Jaobini4

A sorprendere ed insospettire, in definitiva, non è solo il cliché tipico delle crisi bancarie - che vede la resistenza a riconoscere la dubbia solvibilità dei crediti innescare un circolo vizioso tra banca e cliente sovraesposto: uno su tutti, l’iceberg Fusillo/Curci (il più grande cliente della banca, di recente dichiarato fallito, con un’impressionante esposizione debitoria) - ma anche riscontrare che ancora nel dicembre scorso - nonostante la bufera in corso - l’ex Direttore Generale è tornato al comando della Popolare pugliese, con il mandato di mantenere o di rimettere in rotta il Titanic/BPB, che da tempo avanzava in modo scomposto, tra beccheggi e rullii, in un mare senza vortici e senza correnti.

BPB Jacobini De Bustis

Se volessimo fotografare l’intricata matassa, l’operazione Tercas ce ne offre una sintesi piuttosto esaustiva: ad essere stravolti erano gli stessi principi dell’economia finanziaria e del diritto commerciale. Come considerare altrimenti la richiesta di aumento di capitale di BPB, per salvare o far fronte alla voragine debitoria di Tercas? Chiedevano, senza dirlo, agli azionisti di comprare non capitale o patrimonio, ma debito. Peraltro, pure insolvibile.

Alchimie da gran sacerdoti dell'illusionismo: con l’esaltazione del ‘trucco’ e l’esasperazione dell’incanto. Ovvero, perversione allo stato puro!

(gelormini@affaritaliani.it) 

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Pubblicato sul tema: Popbari, buco da 1,6 miliardi già nel 2016. Ma Visco è stato a guardare

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