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'Potere mafioso e distorsioni mercato', Peragine: 'Costi per la collettività'

Peragine (Dief Uniba): “L’impresa mafiosa frena lo sviluppo e deprime la crescita. Il potere della criminalità un costo per la collettività”

La presenza delle organizzazioni criminali sui territori si configura come una delle più importanti cause di tossicità e di freno allo sviluppo economico nel lungo periodo. Un fenomeno da sempre difficile da misurare, ma è ancor più difficile oggi per via della capacità delle mafie di penetrare silenziosamente nell’economia legale, danneggiandola e spesso estromettendola dal mercato.

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E se diverse stime convergono nell’affermare che i volumi di affari legati alle attività illegali si aggirano intorno al 2% del Pil Italiano (34mld di euro), è fondato affermare che il dato è decisamente sottostimato, non rilevando i proventi delle mafie ottenuti attraverso l’infiltrazione nell’economia legale.

Delle dimensioni del fenomeno mafioso al Sud con un focus sulla Puglia, dei fattori economici su cui prosperano le attività della criminalità organizzata, delle dinamiche utilizzate e degli effetti sull’economia reale e delle strategie di contrasto si è parlato nell’incontro organizzato dal dipartimento di Economia e Finanza dell’Università degli Studi di Bari alla presenza del procuratore della Repubblica Roberto Rossi e del Sostituto procuratore della DDA di Catanzaro Vito Valerio, introdotti davanti ad una affollatissima platea di studenti, dal professor Vito Peragine, direttore del Dief e ordinario di economia Politica Uniba.

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“Laddove c’è potere mafioso - ha detto Vito Peragine - c’è una economia reale che soffre, con effetti diretti sulle comunità in termini di costi, ma anche come fattore di inquinamento sociale ed ambientale. L’attività mafiosa distorce la spesa pubblica e distorce il mercato, riducendo la produttività dei fattori e quindi le possibilità di crescita".

"C’è una incompatibilità endemica tra impresa mafiosa e mercato concorrenziale - ha aggiunto peragine -con cui fare i conti. La presenza di un’impresa legata alla criminalità organizzata in un territorio fa saltare ogni regola di sana concorrenza perché l’impresa mafiosa può contare su almeno tre vantaggi competitivi: i metodi intimidatori che permettono l’acquisto di merci e materie prime a prezzi ridotti; la disponibilità di risorse e l’illegalità senza rischio, per cui grazie al controllo e alla connivenza dei poteri pubblici, l’impresa mafiosa non ha più bisogno di sopportare il ‘costo inutile’ della legalità".

"L’impresa mafiosa - ha concluso il prof. Peragine nel suo intervento - comunque si muova è tossica, semina il vuoto intorno e non produce innovazione, semplicemente perché non ha stimoli all’efficienza”.

Ad avvalorare la tesi secondo cui la presenza mafiosa sia una presenza distorsiva del mercato, deprimendo l’accumulazione di capitale pubblico e privati, disincentivando gli investimenti, incidendo sulla qualità della forza lavoro e generando distorsioni nell’azione e nella spesa pubblica, le parole del procuratore della repubblica Roberto Rossi: "Il problema del rapporto tra mafia ed economia è un problema centrale e dappertutto. La mafia ha questa capacità di entrare dappertutto, nell’economia nella politica. Massima vigilanza, dunque bisogna dare la forza alla magistratura di poter lavorare. A Bari come in tanti altri posti la zona grigia esiste, è un problema di attenzione da parte di tutti, l’infiltrazione avviene sempre attraverso vie silenti e per questo occorre reagire con energia".

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"In Puglia - ha proseguito Rossi - diversi sono i profili della criminalità organizzata secondo i vari territori. Non si può mai sottovalutare la capacità della criminalità organizzata di penetrare all’interno della società, per cui bisogna sempre in maniera costante dare una risposta e avere un’attenzione civile e politica”

Il procuratore Rossi nel suo intervento ha spiegato agli studenti le caratteristiche della criminalità organizzata, dal vincolo associativo alla sua forza intimidatrice all’assoggettamento, tipiche del potere mafioso che si conforma come una sorta di schiavitù. Un potere che spesso non usa violenza, non ne ha bisogno, perché convince con l’intimidazione. Grazie a questa dinamica il potere ce l’ha chi convince di più a pagare per raggiungere il massimo profitto o anche chi convince di più a votare.

Di dinamiche estorsive, esercitate con l’imposizione intimidatoria, citando casi concreti, ha parlato il sostituto procuratore della DDA di Catanzaro, Vito Valerio, spesso definita dalla stessa criminalità organizzata un’attività imprenditoriale, L’impresa mafiosa che si avvale della forza di intimidazione e determina un effetto distorsivo sul territorio.

QUALCHE DATO - La presenza mafiosa può essere raggruppata sotto 4 diversi domini, ciascuno dei quali è composto da 4 diversi indicatori: reati di mafia, reati spia del controllo del territorio, reati spia delle attivitàillecite, indicatori soggettivi.

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Per i REATI DI MAFIA, che fanno riferimento al fenomeno mafioso (omicidio di stampomafioso, reati di associazione di tipo mafioso, comuni sciolti per mafia e imprese confiscate alle mafie) la provincia di Foggia e di Bari sono rispettivamente al 12esimo e al 14esimo posto inItalia.

Per i REATI SPIA DEL CONTROLLO DEL TERRITORIO ossia i reati non necessariamente riconducibili alle mafie, ma molto correlati all’attività della criminalità organizzata e al controllo del territorio con l’uso della violenza (omicidi volontari, danneggiamenti a seguito di incendi, attentati, estorsioni) la Puglia è fortemente rappresentata con la provincia di Foggia al 1° posto della classifica, la provincia di Barletta-Andria-Trani al 5°, la provincia di Bari al 15esimo, laprovincia di Brindisi al 16esimo e quella di Taranto al 21esimo.

Per i REATI SPIA DELLE ATTIVITÀ ILLECITE che sono quelli riguardanti l’esercizio delle attività illecite (sfruttamento della prostituzione, produzione e traffico di stupefacenti, contrabbando e riciclaggio) Foggia e provincia registrano il 21esimo posto nella classifica delle città italiane, seguite dalla provincia di Brindisi al 31esimo posto e dalla provincia di Bari al 35esimo.

Per gli INDICATORI SOGGETTIVI che si riferiscono alla presenza mafiosa così come sperimentata e percepita dagli operatori economici Foggia e la sua provincia sono al terzo posto in Italia mentre Bari e provincia si attestano in 12esima posizione. Uno studio recente stima che l’insediamento di organizzazioni mafiose in Puglia e Basilicata nei primi anni Settanta avrebbe generato nelle due regioni, nell’arco di un trentennio, una perdita di PIL pro capite del 16%.

(Fonte: Mocetti e Rizzica 2021).

(gelormini@gmail.com)