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Primarie PD, questione
di Sud tra cielo e terra
Le Primarie del PD, il Bif&st e i sogni celati degli antagonisti di un appuntamento elettorale dal mordente a rischio
Il vero problema di queste Primarie, che rischiano di essere le ultime del Partito Democratico - così come era stato concepito nell’evoluzione dell’Ulivo - non è tanto nella demotivazione diffusa, che fissa a una distanza siderale i 2milioni e 800mila votanti del 2013, quanto nella netta percezione che la sfida ha fallito l’obiettivo.

Le Primarie così esasperate dai contendenti perdono la funzione di “catalizzatore” e assumono l’anomala e paradossale proprietà di “solvente”. Difficile immaginare un vincitore incapace di trovare motivi di sintonia in casa, a cui affidare ambizioni di ricucitura, per tenere unito addirittura il Paese.
La sensazione è che le primarie, così concepite, siano diventate per Matteo Renzi solo “la finestra” dalla quale rientrare dopo la pantomima dell’unica poltrona che cade, mentre si tentava di far cadere quelle altrui. In pratica, lasciare sì la poltrona, ma per accomodarsi sul divano!

Se questa premessa ha qualche fondamento, il risultato personale dei tre candidati alla segreteria del PD servirà soprattutto a stabilire il tasso di resistenza interna alla poderosa azione “asfaltatrice” del Segretario rientrante.
Ecco perché il Sud, in particolare, è chiamato a dar prova di compattezza e di coraggio nel tenere in vita - rafforzandola - la quota di rappresentanza e di rivendicazione d’attenzione verso quella fatidica “questione” sistematicamente e accidiosamente irrisolta.
Se il PD sopravviverà a se stesso, dovrà ri-attrezzarsi ad ogni livello, per affrontare le sfide elettorali che incombono. Altrimenti l’afflosciamento di ogni legame renderà estremamente “liquido” un partito immaginato saldamente “aperto”. Per cui, la rottura del tendine di Emiliano sarebbe solo metafora premonitrice di un tracollo ben più articolato.

La lunga campagna elettorale per queste Primarie si chiude insieme al Bif&st. Al Petruzzelli non c’è Alain Delon, ma vedere Emiliano-Ironside tra Fanny Ardant, Jascues Perrin e Claudia Cardinale - mentre le note di Nino Rota fanno da sottofondo - fa correre il pensiero al ballo: inciampo accidentale e altra magnifica metafora di viscontiana memoria.

E col monito del Gattopardo sullo sfondo, tra i titoli di coda, il cinema ci dà una mano a interpretare i sogni celati dai tre antagonisti nei rispettivi appuntamenti finali verso il 30 aprile: Andrea Orlando a Torino sulla linea 4 “Un Tram che si chiama Desiderio” - Elia Kazan, 1951; Matteo Renzi a Bruxelles sperando di sfondare la soglia ambiziosa “Europa ‘51” - Roberto Rossellini, 1952; Michele Emiliano a Polignano a Mare, unico in Meridione nella città di Domenico Modugno e di Volare, “Sud” - Gabriele Salvatores, 1993.
Qualche fila più in là vedo Elena Sofia Ricci, l’amata “Suor Angela” della fortunata e seguitissima fiction televisiva (a Bari per essere voce narrante nella rievocazione nicolaiana curata dalla sorella Elisa Barucchieri), e l’esclamazione speranzosa scatta automatica: “Che Dio ci aiuti!”
(gelormini@affaritaliani.it)