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PSR, è bufera sulla Regione Puglia: opposizioni all’attacco

Il Tar decide la sospensione dei pagamenti della misura 4.1 del PSR 2014/2020 e la tempesta diventa bufera sulla Regione Puglia.

Il Tar decide la sospensione dei pagamenti della misura 4.1 del PSR 2014/2020 e la tempesta diventa bufera sulla Regione Puglia. Il primo affondo è del consigliere del M5S Cristian Casili: “Il nostro PSR è piombato in un baratro e ormai non vi sono più i margini per impedire il disimpegno delle risorse. Il disastro tanto annunciato si è concretizzato a causa della superficialità di chi governa questa regione e dei rimpalli di responsabilità tra Emiliano e Di Gioia a spese dei pugliesi”.

Casili M5S

“Due misure - continua Casili - sono del tutto bloccate e siamo inchiodati a una spesa pubblica di 453 milioni, ultimi in Italia per avanzamento della spesa e tutto ciò è vergognoso per una regione che da 5 anni ha a disposizione oltre 1,6 miliardi di euro. Ho più volte sollecitato un cambio di passo della struttura assessorile che fino ad oggi si è dimostrata inadeguata a gestire le criticità riscontrate in questa programmazione”.

“Comprendo il grande impegno di alcuni funzionari regionali per rimettere in carreggiata il PSR e per sanare scelte che spesso non sono imputabili a loro - sottolinea il consigliere pentastellato - ma la struttura ha a disposizione poche persone qualificate, spesso con competenze non confacenti all’incarico assegnato, eppure spendiamo 30 milioni di euro per mantenere in piedi l’assistenza tecnica”.

“Ormai anche in assessorato è palpabile la sfiducia per il disimpegno ormai accertato di una parte sostanziosa dei finanziamenti che supererà i 150 milioni di euro”, denuncia Casili, “Attribuire, come fa Emiliano, l’impasse che si è creata, ai soli ricorsi delle aziende e all’ex assessore Di Gioia, è da irresponsabili. Se i ricorsi sono molti e riguardano più bandi bisognerebbe domandarsi invece se alla base non ci siano stati errori macroscopici”.

PSR RGB

“Come può essere - insiste Cristian Casili - che un bando venga modificato 18 volte e chiuso dopo 18 mesi? Un fallimento che andrà a pesare anche sulla prossima programmazione comunitaria, in cui avremo a disposizione meno risorse”.

“Oggi dopo 3 anni - spiega il consigliere del M5S - pensare di procedere ai finanziamenti attraverso procedure che spostano parte delle verifiche dopo il pagamento delle anticipazioni è grave e illegittimo. Il DURC doveva essere accertato al momento della ammissibilità, non dovevamo arrivare ad oggi per accorgercene, tanto che il Tar nelle ultime sentenze ha fatto propria la posizione del Consiglio di Stato, confermando l’illegittimità della circolare Durc e della determina su bancabilità e titoli abilitativi. In Commissione e in Consiglio avevo evidenziato che spostare la verifica della sostenibilità finanziaria e il possesso dei titoli abilitativi a 180 giorni dopo la concessione fosse da irresponsabili e avrebbe comportato una de-certificazione della spesa effettuata in caso di inadempienze”.

Nardone Gianluca

“Vorrei ricordare a Emiliano - precisa Casili - che è stato lui a nominare Nardone e continua a dargli fiducia nonostante i risultati fallimentari. Non ci sono solo le misure impugnate dai ricorsi, ancora oggi 11 misure non sono partite e molte ancora tardano a concludere le istruttorie. Purtroppo gli errori fin qui accumulati - conclude Casili - non solo ci faranno perdere risorse in questa programmazione, ma inficeranno anche il prossimo PSR con conseguenze gravissime per i futuri investimenti in agricoltura e per chi dovrà governare questa regione”.

De Leonardis Gian

Altrettanto critica la nota del consigliere regionale Giannicola De Leonardis: “Oggi il Tar ha messo una pietra tombale sul Psr e sulla residua possibilità di salvare le ingenti risorse disponibili per l’annualità in corso. Non per colpa dei magistrati amministrativi, ovviamente, ma di una politica figlia di improvvisazione, contraddizione, confusione, inconsistenza, che ha fatto finire nel baratro un intero comparto, in un mandato amministrativo che sarà salutato come una liberazione dai terribili disastri in serie che ha provocato e sta provocando”.

“Una politica il cui responsabile - dichiara De Leonardis - ha un nome e un cognome, Michele Emiliano, che dovrebbe dimettersi non solo dalle cariche assunte come fossero hobby come quelle di assessore all’agricoltura e alla sanità, ma anche e soprattutto dalla presidenza della Regione Puglia, chiedendo scusa a tutti i pugliesi, non solo agli agricoltori”. 

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Solo qualche settimana fa, in occasione dell’inaugurazione di Agrilevante a Bari, il Presidente della Regione Puglia aveva detto: “Il settore agricolo in Puglia è in un momento pieno di minacce, ma anche pieno di opportunità. Tutto quello che è accaduto, con le difficoltà per il Psr, per le impugnative delle graduatorie, con le gelate, con la necessità di rispondere alla ricostruzione del capitale produttivo in Salento dopo la Xylella ci ha addolorato e ci spinge a rilanciare”.

“Dobbiamo progettare un nuovo Psr, che sarà strutturato dalla mia amministrazione, per non gestire quello fatto da altri. Lo faremo molto più semplice, coerente e versatile per l'economia agricola pugliese troppo legata al settore olivicolo. Abbiamo bisogno di una agricoltura più plurale e, anche grazie al riutilizzo dell'acqua affinata dell’Acquedotto pugliese si potranno creare acquedotti rurali che consentano anche al Salento e alle altre zone meno dotate di risorsa idrica di diversificare le colture”.

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“Poi dovremo prendere atto - aveva aggiunto - della forza del settore vinicolo: la Puglia è la prima produttrice di vino in Italia, un vero record che abbiamo conquistato grazie all'incastro tra la produzione e la filiera agroindustriale. La connessione tra le filiere agroindustriali è centrale ed il nuovo Psr dovrà tenere conto di questi elementi”.

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“Nel frattempo contiamo sul sostegno del Ministero dell'Agricoltura per salvare il Psr precedente con le sue vicissitudini, e su questo i funzionari dell’assessorato all’agricoltura stanno facendo ogni sforzo. Mi auguro - aveva quindi concluso - che ci sia data la possibilità, anche a causa delle emergenze come la Xylella, le gelate e le innumerevoli impugnative delle graduatorie che abbiamo vissuto, la possibilità di avere le proroghe necessarie per utilizzare i cento milioni di euro che “ballano” e che sono stati già destinati all'agricoltura pugliese”.

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Speranze andate in fumo, con una piega degli eventi da più parti temuta, a partire dal presidente di Confagricoltura, Luca Lazzàro, che in una lettera aperta aveva messo l’accento sulla situazione preoccupante del comparto agricolo regionale, provando a sollecitare una significativa accelerazione della spesa: in vista della scadenza del 31/12/2019, evidenziando il rischio di un disimpegno dei fondi Ue, per un valore stimato di oltre 100 MILIONI di euro.

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“La reggenza dell’Assessorato è stata da lei assunta in una situazione che è facile definire disastrosa - analizzava Lazzàro nella lettera aperta - con un Psr completamente bloccato nelle sue misure più importanti, nelle misure strutturali e, principalmente, le misure 4.1.A (155 Milioni) - 4.1.B (105 Milioni) - 4.1.C (32 Milioni) - 4.2 (51,5 Milioni) - 6.1 (60 Milioni) - 6.4 (50 Milioni). Fino a qualche mese fa la Regione Puglia era fra le ultime nella spesa del PSR, ora siamo definitivamente collocati all’ultimo posto”.

“C’è di più - denunciava ancora Lazzàro - che l’atteggiamento della struttura assessorile ci sembra totalmente rinunciatario, privo della seppur minima speranza di uscire da questa fase di stasi prolungata. Nei corridoi dell’assessorato si percepisce aria di smobilitazione e sfiducia: l’ipotesi di un disimpegno da parte dell’Unione europea di una parte sostanziosa dei finanziamenti che potrebbe raggiungere anche i 100 milioni di euro sembra inevitabile”.

Dario Stefàno

Sentito sulla questione, anche il senatore Dario Stefàno (Pd) che dichiara: “Da troppo tempo denuncio le mie perplessità sulla gestione del PSR 2014/2020, oggi registro conferme: la macchina è inceppata da continue modifiche e ripensamenti con il risultato che non se ne esce più".

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"D’altronde - prosegue Stefàno - non era difficile immaginare che l’introduzione di un indice di performance così strutturato avrebbe prodotto, inevitabilmente, innumerevoli ricorsi prima e conseguenti sentenze poi, con inevitabili rimodulazioni delle graduatorie".

"Tenere bloccato il destino di 5000 giovani - conclude Stefàno - senza avere il coraggio di ammettere che si sono commessi errori enormi, e che andavano prodotte soluzioni radicali per tempo, equivale a giocare con il futuro. E questo è grave in una fase storica in cui 3 giovani su 4 lasciano la nostra terra per andare all’estero".

(gelormini@affaritaliani.it)