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Puglia: destagionalizzare stanca, meglio ‘tanto, maledetto e subito’
Il vero salto di qualità è ancora di là da venire, in Puglia si resta campioni nella capacità di ‘attrarre’, ma si fa ancora fatica nel riuscire a ‘trattenere'.
Il vero salto di qualità è ancora di là da venire, in Puglia si resta campioni nella capacità di ‘attrarre’ - grazie all’immenso patrimonio storico-artistico e paesaggistico lasciatoci in eredità, o alle fiction televisive e ai lavori cinematografici che hanno rilanciato la destinazione - ma si è ancora alquanto dilettanti nel riuscire a ‘trattenere’ turisti e visitatori in costante flusso. E si è tantomeno interessati - si direbbe - a convincerli o fare in modo che restino più a lungo. Per fortuna è la regione stessa a essere lunga e variegata, per cui in Puglia - in ogni dove - è bello tornarci e di conseguenza le occasioni di visita si moltiplicano.
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L’essere una meta estiva sempre più gettonata, in cima ai desiderata di viaggiatori d’ogni sorta e al centro dell’attenzione di prestigiose testate giornalistiche internazionali, beh! certo qualche reazione la provoca, ed è comprensibile il fuoco di fila della concorrenza che cerca di riportare acqua al proprio mulino, provando a screditare in ogni modo tutti gli antagonisti emergenti. Ma il dibattito di questi giorni sul ‘caro-prezzi’ diffuso in Puglia, accende i fari sul malvezzo - atavico e accidioso, duro a morire - del ‘poco, maledetto e subito’, che tradotto in linguaggio moderno dà al ‘carpe diem’ il taglio più pragmatico del ‘tanto (o il più possibile), maledetto e subito’.
Per questo, il problema non è il costo eccessivo di una frisella salentina o della combinata ombrellone-lettino nei lidi balneari, se nel mirino della valutazione ci sono le destinazioni - per esempio - del cosiddetto Distretto del Lusso (Borgo Egnazia, le Masserie più esclusive o i centri ricettivi della Valle d’Itria), quanto il riscontro ingiustificato dello stesso tenore tariffario in aree dal contesto del tutto diverso: sia per servizi che per proposta turistica.
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A emergere, in questi casi, è quel provincialismo tipico meridiano che andrebbe educato ad una crescita più consapevole e più responsabile. E’ come se il vento in poppa alla destinazione Puglia, autorizzasse tutti a sentirsi Borgo Egnazia o Masseria San Domenico. In pratica, la sindrome della mosca cocchiera. Incuranti del fatto che non basta - anche se è apprezzabile e propedeutico al processo di crescita - una sezione de “Il Libro Possibile” a fare di Vieste un’altra Polignano a Mare o un concerto in riva al mare a fare di Gallipoli una nuova Woodstock.
Un caffè a 4 o 5 €, se non siete al Florian o all’Harris Bar di Venezia, per quanto zucchero ci abbiate messo, diventa ‘cicuta’ alla presentazione dello scontrino. Così come il cono gelato: che ovunque registra incrementi di prezzi dal 40 al 70%, rispetto a solo un anno fa. E non è questione di target o di selezione della clientela: cose che si costruiscono trasformando e qualificando - insieme alla propria offerta - i contesti in cui si opera, e non soltanto aumentando le tariffe sui menu o i prezzi in esposizione.
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Marina Lalli, presidente nazionale di Federturismo Confindustria, a tal proposito difende le scelte di molti operatori turistici ed esercenti: “Finché si riesce a stare nel mercato e ci sono clienti disposti a pagare di più, non si sbaglia: l’importante è offrire un servizio all’altezza”. Ed anche sull’andamento della stagione pone l’accento su “Analisi e statistiche finali, che vanno fatte per tutto il territorio regionale e per tutto l’anno”.
“Va tenuto presente - sottolinea Marina Lalli - che la nostra regione ha imparato a proporsi per tutto l’anno e sono convinta che quando avremo l’analisi rispetto ai 365 giorni il risultato sarà tutto sommato buono. Ciò che sta accadendo è che forse stiamo vivendo un’estate meno brillante del solito. Il fattore meteo è stato determinante: maggio e giugno sono stati pessimi e spesso in quelle settimane si vive soprattutto di connazionali e degli stessi pugliesi che si spostano per soggiorni brevi nel fine settimana e che in funzione delle previsioni, dunque, hanno rinunciato. Diverso è per gli stranieri che prenotano in largo anticipo per sette - dieci giorni e non rinunciano per le condizioni metereologiche. A luglio, paradossalmente, si è avuto l’effetto contrario: tanti non si sono spostati per il troppo caldo”.
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Difende con orgoglio e passione la performance turistica della Puglia l’Assessore regionale, Gianfranco Lopane: “Le notizie di questi giorni su una Puglia “smeralda” che fa scappare i turisti sono frutto di una sensazione del momento, che non trova corrispondenza nei numeri, perché l'industria turistica pugliese non registra alcun calo!”
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“Nel primo semestre 2023 - sottolinea Lopane - la Puglia registra una crescita del 10% sugli arrivi rispetto allo scorso anno. Cresce la presenza dei turisti stranieri (circa il 60% a maggio) che si riflette anche nell’ampliamento della stagione turistica. Dalle prime stime, ancora parziali, arrivi e presenze di luglio si confermano in linea con quelle dello scorso anno. Inoltre, un milione e 320mila passeggeri sono stati registrati negli aeroporti pugliesi, dato superiore al milione e 227mila del luglio 2022”.
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“I risultati gratificanti, comunque - conclude l’Assessore Lopane - non ci evitano la convinzione che la Puglia vada accompagnata, piuttosto, in un ragionamento sul rapporto qualità-prezzo e sui percorsi di qualificazione di un’offerta che resta comunque ampia, diversificata, ma soprattutto alla portata di tutti. Siamo al lavoro perché sappiamo di poter migliorare ancora tanto, sia nell’organizzazione turistica che nei servizi, ma non dimentichiamo che la Puglia è la regione più bella del mondo”.
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Un modo come un altro per ribadire la necessità di vincere la tentazione “dell’uovo oggi”, per dedicarsi alla “cura della gallina” e lavorare con costanza e perseveranza, guardando e pensando al futuro nostro e delle generazioni successive. Lo meritiamo noi stessi e lo merita la Puglia!
(gelormini@gmail.com)
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