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Puglia, Emiliano Governatore. Sorpresa M5S ma pesa l’astensione
Bari – A tarda notte i dati dalle Prefetture arrivano centellinati ma il trend è chiaro e conferma le aspettative della vigilia: è Michele Emiliano il successore di Nichi Vendola. L’ex primo cittadino barese può dirsi a tutti gli effetti Sindaco di Puglia e Governatore del Tacco. La poltrona più alta di Lungomare Nazario Sauro è sua, conquistata con una potenza di fuoco che l’ultima proiezione Rai delle 2 stima attorno al 44,7% di preferenze (46% ad inizio spoglio), nonostante un astensionismo record attorno al 50%: “C’è poco da festeggiare e molto da lavorare”, commenta a caldo il Gladiatore, “è una vittoria sfolgorante. Mai il centrosinistra ha vinto con tanto distacco, non dimentichiamo che questa era l’Emilia nera”, ribadisce a chi gli contesta un successo dimezzato dal non voto. Raccolgono i cocci, invece, i due rami del centrodestra, di Francesco Schittulli e Adriana Poli Bortone, alle prese con l'exploit del Movimento 5 Stelle, stabilmente al secondo posto anche quando dalle proiezioni si passa allo scrutinio nelle sezioni.
Ancora presto per valutare il quadro reale delle forze in campo, presto per capire se il braccio di ferro tra Raffaele Fitto e Silvio Berlusconi si sia concluso con la vittoria del primo o del secondo – le prime cento sezione vedono l'oncologo gravinese e l'ex Sindaco di Lecce appaiati – ma l'ex Presidente della Provincia di Bari concede l'onore delle armi al Segretario dei democratici: “Al neo-eletto presidente Michele Emiliano gli auguri sinceri di buon lavoro, per una Puglia migliore”, manda a dire Schittulli, amaro sull'andamento del voto, “disarmante dover constatare la progressiva sfiducia che questa politica ha generato e tuttora genera nei cittadini. Di qui il crescente distacco dei pugliesi dai rappresentanti delle istituzioni. Al dovere civico di votare si è contrapposto uno sconfortante gettare la spugna per l'inaffidabilità di una classe politica dedita sempre meno a principi etico-morali e valori meritocratici. La politica è divenuta sinonimo di affari e non di servizio per il bene comune”. Il day after si annuncia ruvido su questa sponda, tanto più visto il risultato onorevole in Liguria di Giovanni Toti con la coalizione unita a sostegno: “Qui non ci sono state le condizioni per la stessa unità, è chiaro che ci siano responsabilità e riflessioni ma mi auguro che non si cominci con il solito scaricabarile. Se fossimo stati uniti anche l'affluenza, forse, sarebbe stata maggiore”, prova a parare il colpo il coordinatore dei forzisti Luigi Vitali. Forse, appunto ma la storia non si fa con i se e il resto è tutto da costruire.
Non solo a destra. Per Emiliano è il battesimo del fuoco come leader nazionale a tutto tondo. A lui, ora, l'onere di tenere insieme un centrosinistra arrivato al voto con più di un malessere e di un'incertezza. A partire da quelle del Rivoluzionario Gentile Vendola, che con un colpo felino attacca il premier: “I numeri rappresentano una secca sconfitta di Matteo Renzi”, sferra, guardando alle evoluzioni nazionali in divenire, ma il neo successore glissa e prende le distanze. “Il nostro, in Puglia, è un centrosinistra classico e diverso da quello che c'è a Roma. Va da Sel all'Udc, dialoghiamo con il M5S e crediamo sia inutile il dialogo con il centrodestra. Ciò detto, non mi pare che i problemi della sinistra ligure dipendano dal Governo Renzi”. La strada è segnata, compresa la proposta di un assessorato all'Ambiente alla pentastellata Antonella Laricchia. Per capire se l'inquilino di Palazzo Chigi ha appena trovato un nuovo papabile antagonista non servirà poi molto.
(a.bucci1@libero.it)