Lavoro Puglia, muore un altro bracciante agricolo - Affaritaliani.it

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Lavoro Puglia, muore un altro bracciante agricolo

Ancora una vittima tra i braccianti agricoli. Dopo oltre un mese di coma, Arcangelo De Marco, bracciante di 42 anni che si era sentito male nella campagne del Metapontino, in provincia di Matera il 5 agosto scorso, è morto. Come Paola Clemente, morta il 13 luglio ad Andria in provincia di Bari, proveniva da San Giorgio Jonico (Taranto). Riguardo la donna - pagata 27 euro al giorno come ha raccontato di recente il marito - proprio in giornata la commissione parlamentare sugli infortuni di lavoro ha annunciato l’avvio di un’inchiesta. Con quella di De Marco, quest’estate è la quarta morte di un bracciante nelle campagne pugliesi: negli altri due casi si è trattato di due stranieri. Pagati al nero nel peggiore dei casi.

Chiamati da aziende interinali - che praticano però paghe bassissime - nel migliore. Il malore aveva colto De Marco mentre lavorava all’acinellatura dell’uva. È crollato per terra mentre lavorava nelle campagne del nord Barese, sotto un tendone. Alcuni giorni dopo l’episodio, la Procura di Matera aveva aperto un’indagine conoscitiva e nelle prossime ore potrebbe disporre l’autopsia sul cadavere dell’uomo.

Immediate le reazioni politiche. "Ancora una vittima, quindi, del caporalato e delle condizioni di lavoro inaccettabili - dichiara il deputato Pd Ludovico Vico - mascherate spesso dal veicolo delle agenzie interinali, ma nella sostanza e prevalentemente in mano ai caporali". Secondo il parlamentare, "diventano sempre più urgenti le misure di contrasto al caporalato, la regolazione del collocamento agricolo e soprattutto l’attivazione costante dei controlli che in questi anni sono stati inadeguati". "L’ennesima morte di un bracciante agricolo in Puglia ci impone di combattere il fenomeno del caporalato non come un’emergenza ma come un fattore sistemico in determinati territori e in determinate stagioni" afferma invece Adriano Zaccagnini, capogruppo Sel in commissione Agricoltura alla Camera. "Per combattere questo fenomeno - prosegue l’esponente di Sel - sono necessari il rafforzamento dei controlli, il riequilibrio nella formazione del prezzo in favore del produttore, la confisca dei beni e la responsabilità in solido per le aziende conniventi".