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Regionali, la doppia preferenza di genere come ‘La zita di Ceglie’
Da anni tutti si dicono a favore dell'introduzione della doppia preferenza di genere nella legge elettorale della Regione Puglia, ma ancora oggi non approvata.
Il rischio "Zita di Ceglie" è altissimo. Dichiarazioni di intenti - da oltre cinque anni - tante ed anche trasversali, ma fatti concreti: nessuno. Il ritornello torna puntuale prima di ogni tornata elettorale, ma per la doppia preferenza di genere la Puglia è ancora tra le sei regioni che non l’ha introdotta nella legge elettorale regionale.
Silenzi, imbarazzi, rimpalli e ipocrisie varie ormai non si contano. E menomale, che la misura - come ha ricordato il presidente Emiliano, rispondendo al sollecito del Presidente del Consiglio - era un punto qualificante del programma di governo della Regione, essendo stato scritto dal basso, da migliaia di cittadini, e quindi espressione forte della volontà popolare”.
L’impressione netta è che i pretendenti a un seggio regionale sono tantissimi, in relazione i posti sono pochi e l’introduzione della doppia preferenza rischia chiaramente di ridurre ulteriormente le speranze di moltissimi di quei pretendenti. Per cui, se si riuscisse a rinviare il tutto - ancora una volta - alla prossima legislatura, tutta una serie di equilibri pre-elettorali sarebbero salvaguardati, con buona pace di tutti i discorsi sbandierati sulla dignità della donna, sul prezioso apporto nelle dinamiche politiche e sulle priorità inderogabili in materia di parità di genere e via cantando.
Persino la tanto rivendicata autonomia regionale, che in altri passaggi ha motivato indizioni di referendum o levata di scudi da parte dei presidenti di Regione, con funambolismi dialettici viene letteralmente ‘messa da parte’, auspicando l’intervento governativo per imporre quello che - in apparenza - tutti vorrebbero, ma nessuno in realtà intende mettere in pratica. In altre parole, “La zita di Ceglie” o, se volete, quella di Torriglia, che tutti vogliono ma che nessuno se la piglia!
Vedremo il 15 luglio se tutto il teatrino messo in atto, porterà all’approvazione dell’introduzione della doppia preferenza di genere anche in Puglia - magari per ottemperare allo stimolo ricevuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - o se si cercherà ancora qualche escamotage dilatorio, per non avere più il tempo per rendere la decisione esecutiva nella tornata elettorale di settembre.
“Ti invito con la massima urgenza ad allineare le disposizioni della normativa elettorale della tua Regione alle disposizioni» sulla doppia preferenza di genere”, ha scritto Giuseppe Conte a Michele Emiliano e agli altri cinque presidenti ‘ritardatari’, ”Le leggi elettorali di alcune Regioni, fra cui la Tua non si sono adeguate alle disposizioni di principio” volte a “garantire l'equilibrio di rappresentanza tra donne e uomini nel Consigli regionali”.
“Come saprai - ha precisato il Presidente Conte nella lettera - nel Consiglio dei ministri del 25 giugno il ministro per gli affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, ha reso una informativa in relazione ad una ricognizione effettuata sulla legislazione regionale in materia di elezioni dei Consigli regionali, a seguito di sollecitazioni pervenute da associazioni di donne consigliere di parità”.
Conte ha ricordato, poi, che la Puglia è tra le Regioni che non si sono adeguate alle disposizioni di principio introdotte dalla legge 15 febbraio 2016, n.20, “volte a garantire, in attuazione dell’articolo 51 della Costituzione”, l'equilibrio della rappresentanza di genere. “Tali leggi, infatti – ha sottolineato Conte - non consentono l’espressione della seconda preferenza riservata a un candidato di sesso diverso o non prevedono le quote di lista”.
“Già il 5 giugno, tramite il presidente della Conferenza delle Regioni e delle province autonome, il ministro Boccia - ha ribadito Conte - ha sollecitato le Regioni interessate ad adeguarsi, senza peraltro alcun esito. Sarai d’accordo con me, pertanto, sull'importanza - ancor più in questo particolare contesto storico in cui occorre dare nuovo impulso per costruire il futuro del nostro Paese - di garantire l’equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini all’interno dei Consigli regionali”.
La replica del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, è stata degna delle più antiche e radicate tradizioni bizantine. “Questo Tuo intervento rappresenta pienamente la mia posizione sul tema. L'introduzione nella legge elettorale pugliese della doppia preferenza di genere, per garantire una effettiva rappresentanza delle donne negli organi legislativi, è un punto del nostro programma di governo della Regione”.
E poi ga aggiunto: “La competenza è del Consiglio regionale che, malgrado le mie ripetute sollecitazioni e richieste, non ha ritenuto finora di mettere in agenda la discussione sulla doppia preferenza. Ho immediatamente inoltrato al Presidente del Consiglio regionale, Mario Loizzo, la Tua lettera, unitamente a una mia nota, per sollecitare a intervenire”.
Quindi la stoccata finale, dal sapore tipicamente pirandelliano: “In caso di mancato adeguamento nell’arco dei prossimi giorni da parte del Consiglio regionale - conclude Emiliano - considero l'intervento del Governo nazionale, annunciato nei giorni scorsi a favore della introduzione della doppia preferenza di genere nella prossima tornata elettorale, un atto legittimo e di assoluta condivisione”. Un modo come un altro per dire: fatelo voi, così potrò giustificare le delusioni di quei famosi pretendenti di scranno, come decisione arrivata dall’alto. Con tanti saluti alla dignità dell’autonomia regionale. Prosit!
A preparare il terreno, anche la nota dello stesso Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Francesco Boccia: “Ringrazio il Presidente del Consiglio per aver dato seguito in maniera tempestiva all’informativa fatta in Cdm sulla necessità di intervenire sulle leggi elettorali regionali, per inserire la parità di genere”.
“Sono sicuro – ha sottolineato Boccia - che i consigli regionali inadempienti non si faranno imporre la norma, ma agiranno in maniera responsabile. Anche in una democrazia matura quando i legislatori territoriali non riescono ad adattare le norme a dei diritti sacrosanti le forzature diventano inevitabili. È sempre avvenuto così, anche nei momenti più controversi della storia dei principali diritti negati. E il diritto di rappresentanza di genere nelle assemblee regionali è un diritto sacrosanto”.
“Una menzione particolare - ha aggiunto Boccia - va al movimento ‘2votimegliodi1’, che raccoglie decine di donne e di associazioni territoriali e nazionali, per aver sempre incalzato le istituzioni in questa che è una riforma di civiltà; dopo la loro sollecitazione ho scritto formalmente alla Conferenza delle Regioni affinché anche in vista della prossima tornata elettorale regionale, le Regioni inadempienti potessero adeguare le rispettive leggi elettorali all'equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini. Tema arrivato poi in Consiglio dei ministri e condiviso dal governo e da tutta la maggioranza”.
“Non dite di essere d’accordo. Stupiteci, e fatelo!”, ha tuonato Magda Terrevoli dal suo profilo social, rivolgendosi al governatore Emiliano e al presidente del Consiglio regionale, Mario Loizzo. Mentre dalla presidenza della Commissione Pari Opportunità della Regione Puglia, Patrizia del Giudice ha commentato: “E dopo la lettera del presidente Conte, davvero non ci sono più scuse. Delle sei Regioni che ancora non hanno la norma di parità nelle proprie leggi elettorali, la Puglia e la Liguria sono le uniche due al voto in settembre”.
“Da anni la commissione Pari opportunità della Puglia - ha ricordato del Giudice - si batte per la modifica prevista dalla legge nazionale 20 del 15 febbraio 2016, norma ricordata anche da Conte nell’invitare le Regioni con la massima urgenza ad allineare le disposizioni della normativa elettorale» alle disposizioni sulla doppia preferenza di genere”.
Altra sonora bacchettata arriva anche dal Salento dall’Assessore all’Industria Turistica e Culturale, Loredana Capone: “Ancora una volta la gestione tutta maschile del potere politico e la ferma determinazione degli attuali consiglieri regionali di Puglia a conservarla in modo imperituro vuole prendere in giro le donne!”
“Già una volta - rincara Loredana Capone - il Consiglio regionale ha bocciato, con la viltà del voto segreto, la proposta della doppia preferenza, su cui con Elena Gentile chiedemmo di votare. Rinviare di ulteriori 5 anni è un escamotage, fin troppo chiaro, per eludere la nostra Costituzione e la legge dello Stato. Il 15 luglio ci aspettiamo uno scatto di dignità dai consiglieri attuali - conclude, esortando l’Assessore Capone - che non votino per se stessi, ma per i Pugliesi!”
(gelormini@gmail.com)
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Pubblicato sul tema: Regionali, Parità di genere: dal CdM ultimatum unanime a Puglia e Liguria